Lirica, tutte le opere da vedere nel 2024 in Italia

Ecco i titoli da non perdere quest’anno nei teatri italiani

Inizia un nuovo anno, agenda intonsa, ma già tanti gli appuntamenti da iniziare a segnare per i prossimi dodici mesi. Dodici mesi di musica lirica. Ecco tutte le opere da non perdere nei prossimi 366 giorni (perché il 2024 è un anno bisestile), partendo dal Teatro alla Scala e dalla Médée di Cherubini (mancava dai tempi di Maria Callas, ma la Divina la cantò in italiano, ora si ascolta nella versione francese) e arrivando al Teatro alla Scala, a La forza del destino di Giuseppe Verdi che il 7 dicembre inaugurerà la nuova stagione del Piermarini. In mezzo titoli popolari e rari, tanti Puccini per celebrare i cento anni dalla morte del compositore toscano, regie tradizionali e spettacoli di forte impatto con nomi della scena europea che arrivano in Italia, grandi direttori, Riccardo Muti torna a Verdi, Kirill Petrenko e Christian Thielamann (entrambi alla Scala) si confrontano con Strauss e Wagner. E poi i festival da Pesaro (con Rossini) a Parma (con Verdi) a Bergamo (con Donizetti). Ecco quaranta titoli da non perdere.

Gennaio

* Teatro alla Scala di Milano, Mèdée di Luigi Cherubini

Manca dal Teatro alla Scala dal 1961, da quando la cantò Maria Callas. Dal 14 gennaio al Piermarini torna la Medea di Luigi Cherubini, opera ispirata a Euripide e Corneille. Ma torna con qualche differenza rispetto all’ultima volta. Perché nel 1961 la Divina propose la versione italiana (del 1909 con i recitativi musicati da Franz Lachner), diretta da Thomas Schippers (Maria l’aveva cantata anche nel 1953 con Leonard Bernstein). Oggi la Scala ha scelto di presentare per la prima volta al Piermarini la versione originale francese del 1797, in forma di opéra-comique con i recitativi parlati. Progetto nato intorno alla regia di Damiano Michieletto (nella foto con Marina Rebeka) che racconta la tragedia con gli occhi dei figli della maga. Michieletto, unico nome rimasto in locandina rispetto a quanto annunciato inizialmente. Sul podio (dove avrebbero dovuto esserci prima Fabio Luisi e poi Antonello Manacorda) salirà Michele Gamba mentre nei panni della protagonista, dopo il forfait annunciato a dicembre di Sonya Yoncheva, ci sarà Marina Rebeka che di recente ha debuttato il ruolo a Berlino. Con lei Stanislas de Barbeyrac e Nahuel Di Pierro. Immutato il team di Michieletto: scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti, luci di Alessandro Carletti.

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* Teatro Comunale di Bologna, Manon Lescaut di Giacomo Puccini

Il 2024 celebra i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini (l’anniversario sarà il 29 novembre). E tutti i teatri fanno a gara per avere in cartellone un titolo del compositore toscano. Le celebrazioni sono già iniziate nel 2023, ma è quest’anno che si moltiplicano Bohéme, Rondini, Butterfly… e anche Manon Lescaut. Il titolo scelto dal Teatro Comunale di Bologna per l’inaugurazione della stagione, il 26 gennaio. Sul podio il direttore musicale del Comunale – temporaneamente trasferito nei padiglioni fieristici al Comunale Nouveau – Oksana Lyniv (nella foto). Nuovo allestimento con la regia di Leo Muscato, mentre in scena ci saranno Erika Grimaldi (Manon), Luciano Ganci (Des Grieux) e Claudio Sgura (Lescaut).

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Febbraio

* Teatro Lirico di Cagliari, Nerone di Arrigo Boito

Ormai da anni il Teatro Lirico di Cagliari ha fatto delle rarità il suo punto di forza. Così ogni inaugurazione di stagione vede in cartellone un titolo quasi sconosciuto, finito nel dimenticatoio e recuperato dal Lirico. Quest’anno tocca a Nerone di Arrigo Boito, una delle due opere scritte dal compositore e intellettuale – l’altra è il Mefistofele. Nerone (Boiyo scrisse anche il libretto e preparò una versione del dramma per la prosa) restò incompiuta e venne completata da Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini su richiesta di Arturo Toscanini che nel 1924, sei anni dopo la morte dell’autore, la diresse al Teatro alla Scala. Nerone va in scena il 9 febbraio a Cagliari con la bacchetta di Francesco Cilluffo (nella foto) e un nuovo allestimento firmato da Fabio Ceresa. Nei panni dell’imperatore Mikheil Sheshaberidze, Franco Vassallo è  Simon Mago, Roberto Frontali Fanuel, Valentina Boi veste i panni di Asteria, Deniz Uzun è Rubria, Dongho Kim è Tigellino e Vassily Solodkyy è Gobrias.

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* Teatro Regio di Torino, Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi

Prima Wolfgang Amadeus Mozart. Un Così fan tutte a porte chiuse, in tempi di pandemia. Poi un Don Giovanni nato a Torino e approdato a Palermo. Adesso tocca a Giuseppe Verdi. Riccardo Muti (nella foto) consolida il suo rapporto con il Teatro Regio di Torino e torna a dirigere un’opera lirica in forma fenica (cosa che il direttore fa sempre più di rado) nel teatro del capoluogo piemontese. Il 21 febbraio Muti sarà sul podio per Un ballo in maschera, opera che è un unicum nella produzione verdiana, già affrontata dal maestro al Teatro alla Scala e incisa in disco. Dopo i Mozart armati dalla figlia Chiara, Muti per Ballo ha chiamato il regista Andrea De Rosa. In scena, nei panni del protagonista Riccardo, Piero Pretti. Con lui l’Amelia di Lidia Fridman, il Renato di Luca Micheletti, l’Ulrica di Alla Pozniak e l’Oscar di Damiana Mizzi.

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Marzo

* Teatro Alighieri di Ravenna, Il turco in Italia di Gioachino Rossini

Esperimento riuscito lo scorso anno, con Il barbiere di Siviglia. E qust’anno si replica. Con un altro Rossini, quello de Il turco in Italia. Il Teatro Alighieri di Ravenna rinnova il rapporto con il Teatro Sociale di Rovigo e torna a produrre un nuovo allestimento del compositore pesarese. Un racconto metateatrale quello del Turco, con un poeta che si tormenta per trovare il soggetto di una commedia e in realtà ce l’ha sotto gli occhi, la storia di Fiorilla, moglie di Don Geronio, che si lascia sedurre (ma non troppo) dal Turco Selim, sbarcato in Italia in cerca dell’amore. Una girandola di equivoci e poi il lieto fine affidato alla bacchetta di Hossein Pishkar e alla regia di Roberto Catalano. In scena il 1 marzo con le voci di Giuliana Gianfaldoni (Fiorilla, nella foto), Maharram Huseynov (Selim, il turco del titolo), Giulio Mastrototaro (Don Geronimo), Bruno Taddia (il poeta Prosdocimo) e Francisco Brito (Don Narciso).

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* Teatro Massimo Bellini di Catania, La lupa e Il berretto a sonagli di Marco Tutino

Due opere contemporanee. Che si ispirano alla grande letteratura, quella di Giovanni Verga e di Luigi Pirandello. Ed è, dunque, un omaggio alla Sicilia quello che va in scena il 1 marzo al Teatro Massimo Bellini di Catania. Due opere di Marco Tutino (nella foto), una già conosciuta, La lupa, ispirata all’omonima novella di Vera, e una in prima assoluta, commissionata al compositore milanese dal teatro catanese, ispirata a Il berretto a sonagli di Pirandello. Sul podio per i due melodrammi in un atto Fabrizio Maria Carminati, spettacolo di Davide Livermore che firma scene e costumi. Unico cast per i due titoli, Nono Surguladze è la Lupa di Verga e la signora Assunta La Bella di Pirandello, Irina Lungu Mara a e la signora Beatrice mentre Sergio Escobar veste i panni di Nanni nella novella e di Fifì nell’opera ispirata alla commedia pirandelliana.

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* Teatro dell’Opera di Roma, Salome di Richard Strauss

Arriva da Francoforte, dall’Oper Frankfurt, la Salome di Richard Strauss nella rilettura del regista Barrie Kosky (nella foto l’allestimento). Arriva a Roma, al Teatro dell’Opera, il 7 marzo, a due giorni dall’anniversario della prima rappresentazione al Costanzi (era il 9 marzo 1908) dell’opera ispirata al dramma di Oscar Wilde. Sul podio dell’Opera arriva Marc Albrecht, specialista del repertorio straussiano, interprete sensibile e ideale per restituire le vicende di Salome che, spinta dalla madre Erodiade, danza per il tetrarca Erode e chiede in cambio la testa di Giovanni Battista. Dramma a tinte forti che vede protagonista Sara Jakubiak. Con lei l’Erode di John Daszak, l’Erodiade di Katarina Dalayman, lo Jochanaan di Nicholas Brownlee e il Narraboth di Joel Prieto.

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* Teatro Carlo Felice di Genova, Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini

Il racconto si svolge alle porte di Milano, nel Castello di Binasco, nel 1418. E si ispira a una vicenda storica, quella di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, e della moglie Beatrice, contessa di Tenda. Una vicenda di terreni contesi e sudditi tiranneggiati, ma anche di amanti: Filippo ha la sua, Agnese del Maino, innamorata di Orombello, lui, però, segretamente innamorato di Beatrice. E Agnese decide di fargliela pagare spargendo fango su Beatrice… ingiustamente accusata e mandata al patibolo… come Anna Bolena. Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini è opera di raro ascolto. Va in scena il 15 marzo al Teatro Carlo Felice di Genova nell’ambito delle celebrazioni per Genova capitale del Medioevo 2024, titolo perfetto essendo ambientato a inizio Quattrocento. Opera di grande virtuosisimo per il soprano che nel capoluogo ligure è Angela Meade (nella foto) mentre la rivale, Agnese del Maino, ha la voce di Sonia Ganassi. Orombello, l’uomo conteso tra le due donne, è Francesco Demuro. Nuovo allestimento, in corpoduzione con La Fenice di Venezia, con la regia di Italo Nunziata, sul podio Riccardo Minasi.

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* Teatro del Maggio di Firenze, Don Pasquale di Gaetano Donizetti

L’allestimento è quello superclassico da casa delle bambole di Jonathan Miller. Bellissimo. Funzionale. La direzione, invece, è tutta nuova. Promette sorprese, squarci di luce inaspettati e inediti sulla partitura. Come capita sempre quando sul podio sale Daniele Gatti (nella foto). Il direttore mialnese, direttore principale del Teatro del Maggio di Firenze, affronta la partitura di Donizetti, seguendo le orme di tutti i grandi del podio che, prima di lui, si sono voluti confrontare con l’opera del compositore bergamasco. Comica, forse meglio dire tragicomica, ma scritta come i grandi drammi donizettiani, Lucia o Bolena. il 15 marzo sul palco del Teatro del Maggio torna Don Pasquale. Titolo scelto dopo il (necessario) ripensamento dei cartelloni del Maggio, quelli del festival e quello delle stagioni… Nel ruolo del Titolo Marco Filippo Romano, Norina è Sara Blanch, Ernesto Yijie Shi e il Dottor Malatesta Markus Werba.

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* Teatro Filarmonico di Verona, Il campiello di Ermanno Wolf-Ferrari

Un’opera ispirata a Carlo Goldoni. A una delle sue commedie più poetiche e più malinconiche. Quelle che parlano del carvevale e della nostalgia di Venezia. Che è poi, la città lagunare, la vera protagonista della commedia. Nel 1936 il compositore veneziano Ermanno Wolf-Ferrari mette in musica Il campiello di Goldoni. Opera che va in scena a Verona, al Teatro Filarmonico, il 17 marzo per la stagione invernale della fondazione Arena. Francesco Ommassini (nella foto) sul podio, Federico Bertolani a firmare la regia. Sul palco un cast folto con Bianca Tognocchi che è Gasparina, Sara Cortellezzis Lucietta e Lara Lagni Gnese, gli uomini sono Matteo Roma che è Zorzeto, Gabriele Sagona che è Anzoleto, Biagio Pizzuti che è Astolfi e Guido Loconsolo che è Fabrizio. Le “vecchie” sono due tenori, Leonardo Cortellazzi che veste i panni di Dona Cate e Saverio Fiore quelli di Dona Pasqua.

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Aprile

* Teatro alla Scala di Milano, La rondine di Giacomo Puccini

Anche il Teatro alla Scala celebra Giacomo Puccini. Lo farà il 29 novembre, giorno in cui si ricorderanno i cento anni dalla morte del compositore toscano, con un concerto con Anna Netrebko e Jonas Kaufmann diretto da Riccardo Chailly (nella foto). Prima, il 4 aprile, il direttore musicale scaligero affronta un titolo che non è tra i più frequentati di Puccini (anche se quest’anno si sono moltiplicati gli allestimenti), La rondine. Opera pensata per Vienna nel 19814, ma andata in scena a Monte Carlo nel 1917, La rondine arriva alla Scala in un nuovo allestimento firmato da Irina Brook. Magda, la protagonista, è Mariangela Sicilia (che affronta prima, dal 18 febbraio, il ruolo al Filarmonico di Verona). Con lei Rosalia Cid che è Lisette, Matteo Lippi che è Ruggero, Giovanni Sala che veste i panni di Prunier e Pietro Spagnoli quelli di Rambaldo.

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* Teatro San Carlo di Napoli, La Gioconda di Amilcare Ponchielli

Operona dalla tinte forti, fotoromanzo popolare in musica. La Gioconda di Amilcare Ponchielli era un tempo popolarissima, anche grazie all’iterpretazione insuperata di Maria Callas che ha fatto della cantatrice uno dei suoi cavalli di battaglia (vita e arte si rispecchiavano nella sua interpretazione). Fuori Italia è spesso in cartellone. Nei nostri teatri da qualche tempo ha ritrovato spazio. È tornata al Teatro alla Scala, torna dal 10 aprile al Teatro San Carlo di Napoli con un super cast on Anna Netrebko (nella foto) e Jonas Kaufmann nei panni dei protagonisti, Gioconda e Enzo (soprano e tenore qualche giorno prima, il 23 marzo, vestiranno gli stessi panni al Festival di Pasqua di Salisburgo con l’accademia nazionale di Santa Cecilia e Antonio Pappano). A Napoli sul podio Pinchas Steinberg mentre la regia porta la firma di Romain Gilbert. In scena anche Anita Rachvelishvili (Laura), Kseniia Nikolaieva (la Cieca), Ludovic Tezier (Barnaba) e Alexander Köpeczi (Alvise).

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* Teatro La Fenice di Venezia, Mefistofele di Arrigo Boito

Altra operona, un tempo popolare, ma per tanto messa nel dimenticatoio è il Mefistofele di Arrigo Boito (che con lo pseudonimo di Tobia Gorrio è il librettista della Gioconda di Ponchielli). Opera, quella che Boito ha scritto ispirandosi al dramma di Goethe, che in meno di un anno ha collezionato in Italia ben tre nuovi allestimenti: uno a Cagliari lo scorso 17 novembre, uno a Roma con lo spettacolo che diretto da Mixchele Mariotti ha inaugurato il 27 novembre (solo dicei giorni dopo Cagliari) la nuova stagione dell’Opera, e dal 12 aprile quello che la coppia di registi Moshe Leiser e Patrice Caurier realizza per il Tetaro La Fenice di Venezia. Sul podio Nicola Luisotti (nella foto). In scena Alex Esposito nel ruolo del titolo, Piero Pretti nei panni di Faust e Maria Agresta in quelli di Margherita.

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* Teatro Regio di Torino, Le villi di Giacomo Puccini

Tanto Puccini in questo 2024 al Teatro Regio di Torino, dove, tra l’altro, La bohème debuttò in prima assoluta il 1 febbraio 1896. Tra i titoli in cartellone anche il primo melodramma scritto da Puccini, Le villi opera-ballo a tinte forti, immersa in un clima a metà tra realtà e sogno. Una donna tradita, morta di dolore, si trasforma in uan creatutra della notte, una villi, appunto, per vendicarsi dell’amante infedele (Adolphe Adama dal soggetto a cui si ispirò Puccini, un racconto di Alphonse Karr, ILes WillisI, trasse il suo famoso balletto Giselle). Al Regio nuovo allestimento con la bacchetta di Riccardo Frizza (nella foto) e la regia di Pier Francesco Maestrini. In scena un doppio cast (non primo e secondo, ma sullo stesso livello, a leggere i nomi) con Roberta Mantegna e Laura Giordano nei panni di Anna, la donna tradita che muore per amore e riappare in forma di fantasma, Martin Muehle e Azer Zada in quelli di Roberto, l’amante infedele, Simone Piazzola e Gëzim Myshketa in quelli di Guglielmo, il padre di Anna. Debutto il 19 aprile.

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Maggio

* Teatro dell’Opera di Roma, Jenufa di Leoš Janáček

Un progetto triennale, in collaborazione con la Royal Opera house Covent Garden di Londra quello messo in campo dal Teatro dell’Opera di Roma nel segno del compositore Leoš Janáček. Il 2 maggio tocca a Jenufa, storia di violenza sulle donne, di maternità negata, di infanticidio. Storia di dolre, di peccato e di (impossibile) redenzione. Nuovo allestimento che porta la firma di Claus Guth e che vede sul podio Juraj Valcuha (nella foto), slovacco e dunque con radici in comune con il ceco Janáček. Sul palco Cornelia Beskov è la protagonista Jenufa, contesa tra i due fratellastri Steva e Laca, che hanno la voce di Charles Workman e Robert Watson. Nei panni della sagrestana Buryjovka, il personaggio nero della vicenda, una grande interprete del recente passato (come si usa spesso mettendo in scena Jenufa), Karita Mattila.

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* Teatro Massimo di Palermo, Tristan und Isolde di Richard Wagner

Dal prossimo anno guiderà la Staatsoper di Amburgo, in Germania. E Omer Meir Wellber, direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, affrontà già nella sua casa italiana uno dei titoli cult del repertorio tedesco, il Tristan und Isolde di Richard Wagner. Il 19 maggio debutta il nuovo allestimento del capolavoro wagneriano con la regia di Daniele Menghini, che approda a Wagner dopo un Barbiere rossiniano e una Carmen mesis in scena nello spazio all’aperto dello Sferisterio di Macerata. Allestimenti stravaganti che accendono la curisoità su come il regista di Foligno affronterà una delle pietre miliari del melodramma tedesco. In scena l’Isolde di riferimento dei nostri giorni, Nina Stemme (nella foto), con lei il Tristan di Michael Weinius, la Brangäne di Violeta Urmana, il König Marke di Dmitry Beloselesky, il Kurwenal di Andrei Bondarenko e il Melot di Miljenko Turk.

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* Teatro del Maggio di Firenze, Tosca di Giacomo Puccini

È stata l’opera che ha inaugurato il Novecento, Tosca di Giacomo Puccini. Melodramma diventato tra i più popolari di sempre, con le sue romanze da Vissi d’arte a E lucean le stelle, ha debuttato al Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900. Tosca è il titolo “pucciniano” scelto da Daniele Gatti e dal Maggio musicale fiornetino per celebrare il compositore a un secolo dalla scomparsa: il 24 maggio al Teatro del Maggio Gatti, direttore principale della fondazione lirica fiorentina, sarà sul podio per una nuova Tosca firmata dal regista Massimo Popolizio (nella foto), grande attore del teatroo italiano che da qualche tempo ha affianacto alla recitazione l’impegno come regista, tanto nella prosa quanto nella lirica. Protagonista Vanessa Goikotexea, Francesco Meli evstirà ancora una volta i panni di Mario Cavaradossi mentre a dare voce al Barone Scarpia ci sarà Alexey Markov.

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Giugno

* Arena di Verona, Turandot di Giacomo Puccini

Inaugura prestissimo, l’8 giugno, la nuova stagione dell’Arena di Verona. Omaggio a Giacomo Puccini anche sul palcoscenico lirico sotto le stelle più grande del mondo, dove Puccini è sempre stato di casa con i suoi titoli kolossal, ma anche con i drammi più intimisti che hanno sempre riempito le gradinate dell’anfiteatro romano. Stagione che si inaugura con Turandot, titolo che più kolossal non si può, nell’allestimento hollywoodiano (nella foto) di Franco Zeffirelli. Oro, sfarzo, palcoscenico pieno all’inverosimile per l’allestimento zeffirellliano (il regista fiornetino disegnò anche le scene, ispirandosi alle sue grandi Turandot pensate per il Teatro alla Scala di Milano e il Metropolitan di New York) che ha i costumi della Premio Oscar Emi Wada (L’artista giapponese è scomparsa nel 2021).

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* Teatro Ponchielli di Cremona, L’Orfeo di Claudio Monteverdi

Cremona torna alle originidell’opera lirica. E inaugura l’edizione 2024 del Monteverdi festival con L’Orfeo, la prima opera, quella da cui tutto ebbe inizio nel 1607. Il 14 giugno la nuova edizione della rassegna cremonese, ospitata nella cornice del Teatro Ponchielli, si apre con L’Orfeo affidato alla bacchetta di Francesco Corti (nella foto), dfirettore d’orchestra e clavicembalista, sul podio dell’ensemble Il pomo d’oro. A firmare la regia del nuovo allestimento dell’opera, ispirata al mito di Orfeo che con il suo canto riesce a strappare la moglie Euridice dalla morte, Olivier Fredj. IN scena un cast che vede im pegnati anche i vincitori dellla prima edizione del Concorso internazionale per voci su repertorio barocco Cavalli Monteverdi Competition, svoltosi lo scorso anno proprio a Cremona e realizzato in collaborazione tra  il Teatro Ponchielli e l’associazione Bottesini di Crema.

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* Teatro Regio di Torino, Il trittico di Giacomo Puccini

Il Trittico di Giacomo Puccini. L’opera più bella del compositore toscano. Anzi, le opere. Perché sono tre atti unici, Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi. Tre titoli, tre icone che ascoltate (guardate) insieme offrono una visione unitaria, raccontano tre declinazioni della morte, l’omicidio, il suicidio e una morte naturale che assume i controni tragicomici di una lotta per l’eredità. Ascoltati, spesso, separatamente. Ma solo insieme i tre atti unici acquistano unitarietà. Così il Teatro Regio di Torino, in prima fila in questo 2024 di celebrazioni pucciniane, il 21 giugno, primo giorno di primavera, propone un nuovo Trittico affidafto al regista tedesco Tobias Kratzer (nella foto), sovrintendente della Staatsoper di Amburgo. Rilettura moderna, con connessioni tra i tre atti unici quella di Kratzer, classe 1980. Sul podio Pinchas Steinberg. In scena Roberto Frontali, che è Michele del Tabarro, ma anche Gianni Schicchi, Elena Stikhina, Giorgetta nel primo atto e poi Suor Angelica. Anna Maria Chiuri è la Zia Principessa di Suor Angelica, Lucrezia Drei e Matteo Mezzaro i giovani innamorrati Lauretta e Riniccio dello Schicchi.

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Luglio

* Teatro Comunale di Bologna, Il trittico di Giacomo Puccini

Ancora un omaggio a Giacomo Puccini, nell’anno che celebra il centenario della morte del compositore toscano, al Teatro Comunale di Bologna. Nella sede del Comunale Nouveau va in scena un nuovo Trittico, opera che vuol dire tre opere in una, TabarroSuor Angelica e Gianni Schicchi. Compimento del percorso pucciniano che getta un ponte ideale con Manon Lescaut, opera che rivelò Puccini (e che il Comunale ha scelto per inaugurare la stagione 2024). A Bologna il Trittico avrebbe dovuto andare in scena a puntate, non i tre titoli tutti in una sera, ma un’opera per sera. Poi è sttaa scelta la formula tradizionale, con le tre opere in una sera sola, per un kolossal in scena dal 5 luglio. Un allestimento che vede sul podio Roberto Abbado (nella foto) e in regia Pier Francesco Maestrini che ha scelto di raccontare le tre opere ispirandosi alla Divina Commedia di Dante e ambientando Tabarro all’Inferno, Suor Angelica nel Purgatorio e lo Schicchi, che Dante in realtà colloca nel primo dei tre regmi, in Paradiso. Chiara Isotton è Giorgetta in Tabarro e Suor Angelica, Franco Vassallo è Michele e Roberto Aronica Luigi nel primo dei tre atti unico. La zia Principessa in Suor Angelica è Chiara Mogini, mentre nel Gianni Schicchi il protagonista è Roberto De Candia insieme ai due innamorati, Lauretta e Rinuccio, di Darija Augustan e Giorgio Misseri.

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* Anfiteatro Giovanni Paolo II di Sordevolo, Aida di Giuseppe Verdi

A Sordevolo, in provincia di Biella, ogni cinque anni va in scena un kolossal, La passione di Cristo. Spettacolo che gli abitanti della cittadina piemontese preparano con cura, modellata sul racconto evangelico. Un evento che richaiama spettatori da Italia ed Europa. In un garnde anfiteatro all’aperto, intitolato a Giovanni Paolo II. Che, negli anni tra una messinscena e l’altra, diventa palcoscenico lirico sotto le stelle. L’idea è del Teatro Coccia di Novara che, dopo aver portato a Sordevolo lo scorso anno il verdiano Nabucco, quest’anno sceglie il kolossal lirico per eccellenza, Aida. Ancora Verdi che il 5 luglio b sarà affidato alla bacchetta di Marco Alibrando (nella foto) alla guida dell’Orchestra filarmonica italiana e della Schola cantorum San Gregorio Magno. Regai di Alberto Jona, in scena Mary Elizabeth Williams e Gabriele Mangione come Aida e Radames, ma anche Paoletta Marrocu, Gustavo Castillo e Stefano Paradiso. Amneris, Amonasro e Ramfis.

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* Sferisterio Macerata, Norma di Vincenzo Bellini

Edizione numero sessanta per il Macerata opera festival. E per l’occasione, dopo il doppio Puccini del cenetnario con Turandot Bohéme, il 20 luglio allo Sferosterio va in scena Norma di Vincenzo Bellini, partirura proposta in edizione originale con i ruoli di Norma e Adalgisa affidati entrambi a due soprani. La protagonista gioca in casa, perché Norma avrà la voce della marchigiana Marta Torbidoni (nella foto). Accanto a lei l’Adalgisa di Roberta Mantegna. Pollione è Antonio Poli, Oroveso Riccardo Fassi. Sul podio uno specialista del repertorio belliniano, direttore artistico del Teatro Massimo Bellindi Catania, città natale del compositore di Norma, Fabrizio Maria Carmnati. Regia affidata alla documentarista milanese Maria Mauti che debutta nella regia lirica.

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* Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, Aladino e la lampada magica di Nino Rota

Norma nella versione per due soprani anche al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca che taglia il traguardo dell’edizione numero cinquanta. Norma di Bellini, titolo proposto in una delle prime edizioni della rassegna, poi Ariodante di Händel, nel segno delle rarità, cifra distintiva dei cartelloni di Martina Franca. E proprio in questa direzione va la riscoperta di Aladino e la lampada magica, opera di Nino Rota (nella foto) che andrà in scena nella cornice del palazzo Ducale il 27 luglio. Una fiaba scritta dal compositore milanese, prediletto da Federico Fellini, nel 1968 per il Teatro San Carlo di Napoli.

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Agosto

* Palafestival di Pesaro, Bianca e Falliero di Gioachino Rossini

Agosto, da sempre, è il mese del Rossini opera festival di Pesaro. Il mondo della lirica si trasferisce nelle Marche e per due settimane si fa indigestione di Rossini. Quest’anno, però, la festa si prolunga. Perché il Rof ha preparato un’edizione extralarge per le celebrazioni di Pesaro capitale italiana della cultura 2024. Un cartellone che inizia il 7 agosto e prosegue sino al 23, più giorni per ben cinque opere (dalle tre solitamente in programma). Inaugurazione il  7 agosto con Bianca e Faliero, titolo che mancava a Pesaro dal 2005 e che quest’anni viene proposto in nuovo allestimento affidato al regista Jean-Loius Grinda e alla bacchetta di Roberto Abbado sul podio dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai. Bianca è Jessica Pratt, Faliero Aya Wakizono (nella foto), mentre Dmitry Korchak veste i panni di Contareno. Spettacolo che va in scena nella cornice del “nuovo” Palafestival, struttura rimessa a nuovo dopo l’improvvisa chiusura del 2006, nel cuore della città e più facilmente raggiungibile rispetto alla Vitrifrigo Arena (che rimarrà, comunque, uno dei palcoscenici del Rof).

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* Vitrifrigo Arena di Pesaro, Ermione di Gioachino Rossini

La ripresa de L’equivoco stravagante e poi un nuovo allestimento di Ermione, titolo iconico di Rossini, dopo la riscoperta di fine anni Settamnta e le interpretazioni di stelle della lrica come Cecilia Gasdia e Monserrat Caballé. A Pesaro, per il Rossini opera festival 2024, Ermione viene proposta il 9 agosto, alla Vitrifrigo Arena, con Michele Mariotti alla guida dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai. Regia del tedesco Johannes Erath. Nei panni della protagonista Anastasia Bartoli (nella foto), in uan sorta di passaggio di testimone con la madre, Cecilia Gasdia, prima interprete della riscoperta in tempi moderni del ruolo di Ermione. Impervia la scrittura che Rossini riserva ai due tenori che a Pesaro saranno Juan Diego Florez, Oreste, e Enea Scala, Pirro.

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* Palafestival di Pesaro, Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini

Edizione extra large del Rossini opera festival 2024 e doppio Viaggio a Reims. Perché accanto alle due recite dello spettacolo (firmato di Emilio Sagi) affidato ai ragazzi dell’Accademia rossiniana, quest’anno, a quarant’anni della riscoperta della partitura, diretta a Pesaro (e poi al Teatro alla Scala) da Claudio Abbado,si ascolterà un altro Viaggio a Reims. Con stelle rossiniane, molte delle quali passate proprio dal Viaggio dell’Accademia. Così il 23 agosto al Palafestival Diego Matheuz (nella foto) sul podio dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, propone la partitura in forma di concerto. Cast di stelle rossiniane, Vasilisa Berzhanskaya (Corinna), Maria Bakarona (Melibea), Nina Minasyan (Foleville), Karine Deshayes (Madama Cortese), Jack Swanson (Belfiore), Dmitry Korchak (Libenskof), Erwin Schrott (Don Profondo), Nicola Alaimo (Barone Trombonok) e Vito Priante (Don Alvaro).

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Settembre

* Teatro Verdi di Busseto, Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi

L’edizione 2024 del Festival Verdi di Parma si apre con la messinscena della versione francese del Macbeth del 1865 (partitura già proposta in forma di concerto nell’edizione distanziata e all’aperto causa Covid del 2020) con la bacchetta di Roberto Abbado sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e la regia (ahimè… perché è un regista ormai datato e sempre uguale a se stesso) di Pierre Audi. E lascia perplessa anche la decisione di affidare (dopo i non riusciti, diciamo così, Barbiere di Macerata ed Elisir proprio a Parma) la regia di un nuovo Ballo in maschera a Daniele Menghini. L’interesse della produzione, che debutta il 27 settembre sul minuscolo palco del Teatro Verdi di Busseto, è tutta nella parte musicale affidata alla bacchetta di uno specialista del Barocco come Fabio Biondi (nella foto) sul podio dell’Orchestra giovanile italiana. Giovani (o giovani adulti) gli interpreti, Giovanni Sala è Riccardo, Caterina Marchesini Amelia e Ludovico Filippo Ravizza Renato, voci non propriamente “verdiane”, ma che sicuramente possono funzionare nel piccolo teatrino di Busseto. Con loro allievi dell’Accademia verdiana, Danbi Lee è Ulrica e Licia Piermatteo Oscar.

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* Teatro San Carlo di Napoli, Elektra di Richard Strauss

Impossibile fare una classifica delle tragedie più tragedie… tutto hanno dentro qualcosa di inqueto, di inquietante… di sconvolgente. Difficile da classificare, da mettere in ordine di tragicità… ma se si provasse sicuramente Elektra sarebbe in vetta a questo tragico elenco. Tragedia familiare, raccontata con un’asciuttezza e un’immediatezza disarmante da Sofocle, capace di mettere ancora oggi a nudo l’abisso di male dietro a un’apparente normalità… quella di una famiglia dove tradimenti e omicidi sono il sintomo di una patologia dell’anima. Da sempre Elektra racconta questo abisso. In parole, quelle tragiche greche. E in musica. Quella di Richard Strauss che ha affidato la riscrittura della tragedia di Sofocle a un altro indagatore dell’animo umano come Hugo von Hofmansthal. Elektra il 27settembre torna al Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Klaus Michael Grüber e le scene (inconfondibile lo stile) dell’artista Anselm Kiefer (nella foto). Sul podio dei complessi partenopei, per un’ora e 40 di musica senza respiro, Mark Elder. Protagonista Ricarda Merbeth. Evelyn Herlitzius che (incredibile) debutta al San Carlo è Klytämnestra, Chrysothemis è Elisabeth Teige, Łukasz Goliński è Orest, John Daszak Aegisth.

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* Teatro Regio di Parma, La battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi

Proposta interessante, da festival, perché La battaglia di Legnano di Giuseppe Verdi è un’opera di raro ascolto. opera che arriva a metà del percorso operistico del compositore, a metà del catalogo, non certo della maturità artistica che verrà, ma che già si sente in questa partitura del 1849 ispirata alle vicende di Federico Barbarossa e alle lotte dei Comuni riuniti nella Lega Lombarda. In scena c’è proprio il Barbarossa, parte, quella dell’imperatore tedesco, che Verdi affida a un basso, ma ci sono anche, immancabili, le vicende di un amore contrastato, quello tra Arrigo (tenore) e Lida (soprano) che per volontà del padre ha sposato Rolando (Baritono). Una vicenda che si muove sullo sfondo della storia, della Battaglia di Legnano, appunto, durante la quale la Lega sconfisse il Barbarossa. Opera patriotica, dunque, che va in scena il 29 settembre al Festival Verdi di Parma, nella cornice del Teatro Regio, affidata alla bacchetta di Diego Ceretta (nella foto) alla guida di orchestra e coro del Comunale di Bologna e alla regia di Valentina Carrasco. In scena Riccardo Fassi è Federico Barbaraossa, Antonio Poli è Arrigo, Marina Rebeka Lida e Vladimir Stoyanov Rolando.

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