Gatti, ecco i miei progetti per tre anni a Firenze

Due nuovi festival, uno in autunno e uno in Quaresima, affiancheranno dal 2022 la storica edizione del Maggio Mozart, Verdi, Wagner, Puccini, Strauss, Stravinskij e Berg gli autori che il nuovo direttore principale avrà sul leggio

«Firenze» dice Daniele Gatti parlando per la prima volta nella sua nuova veste di direttore principale del Teatro del Maggio, «Firenze deve diventare la città “del festival” in Italia». Il festival del Maggio musicale, naturalmente. Ma non solo. Perché Gatti, presentando il suo progetto triennale accanto al sovrintendente Alexander Pereira, guarda al modello di Salisburgo – dove, peraltro, Pereira è stato intendant –, «una città molto più piccola di Firenze che è diventata la città per antonomasia “del festival”». E, come nella cittadina austriaca di Wolfgang Amadeus Mozart il Festival estivo è affiancato dal Festival di Pasqua (un tempo regno dei Berliner di Karajan e Abbado, oggi ribalta per la Staatskapelle di Dresda) e dal Festival di Pentecoste (ideato per Riccardo Muti e ora affidato alla direzione artistica di Cecilia Bartoli), Gatti pensa «a due costole, a due satelliti del Maggio». Uno in autunno, da ottobre a inizio dicembre, «un Autunno musicale fiorentino, ma non scrivetelo, è solo un’idea che mi viene ora» dice ai giornalisti, sorridendo, il direttore milanese. E uno dopo l’Epifania, «sei settimane, una sorta stagione di Carnevale e di Quaresima, come accadeva nell’Ottocento».

Cosa cambia rispetto ad ora? si chiede Gatti. «Nulla. È solo un modo per organizzare diversamente la stagione e per presentare in un breve arco di tempo tre o quattro titoli d’opera e diversi programmi sinfonici, accomunati da un filo conduttore, da un tiolo». In realtà cambia molto. Perché quella presentata da Gatti, con un piglio e una familiarità che lo mostrano subito perfettamente integrato nella sua nuova «casa» fiorentina, è una rivoluzione per il Maggio. Una rivoluzione culturale, innanzitutto. E forse era quello che serviva al Maggio – da anni nelle mani di Zubin Mehta (il musicista ottantacinquenne oggi è direttore onorario a vita) e passato di recente da una breve stagione con Fabio Luisi (chiusa con le dimissioni per divergenze con il sindaco di Firenze Dario Nardella). Gluck e Mozart, Wagner e Strauss, Verdi e Puccini, Stravinskij e Berg gli autori che Gatti dirigerà.

«Otto opere in tre anni e cinque programmi sinfonici all’anno il mio impegno con il Maggio» spiega il direttore, classe 1961, il cui contratto partirà il 1 marzo 2022 e si concluderà il 31 dicembre 2024 – non è un segreto che il nome di Daniele Gatti sia in corsa per succedere a Santa Cecilia ad Antonio Pappano, che lascerà Roma proprio nel 2024. Non solo. «Il contratto scadrà quando si chiuderanno anche il mandato del sindaco Dario Nardella e del sovrintendente Pereira che mi hanno chiamato. Ed è giusto che chi reggerà la città e il teatro dopo di loro possa chiamare chi crede senza trovarsi un direttore nominato da altri» riflette saggiamente Gatti che al titolo di direttore musicale ha preferito quello di direttore principale «cosa che rende tutto più snello e mi consente di lavorare per progetti». Con il direttore, spiega soddisfatto il sovrintendente Pereira, «abbiamo discusso di programmi, ma soprattutto di ideeݩ. Idee che hanno conquistato anche il sindaco Nardella.

«Ho sempre desiderato lavorare in una realtà festivaliera, un contesto che permette di dare ampio sfogo alla creatività. Mi piace usare questo termine che suggerisce la possibilità di creare percorsi, di scegliere titoli e temi che siano culturalmente stuzzicanti». Opere e programmi sinfonici che servono a cucire insieme il tutto, ma anche approfondimenti culturali «perché mi piacerebbe che ogni festival si aprisse con un convegno di studi. E mi sono già mosso per contattare filosofi, musicologi, letterati» rivela Gatti annunciando il primo percorso tematico, Mito greco e amore, che caratterizzerà il Maggio 2022. «Io dirigerò Orphée et Eurydice di Gluck e Arianna a Nasso di Strauss, ma anche Edipo re e Perséphone di Stravinskij». Ci saranno poi Romeo et Juliette di Gounod, Alceste di Lully con la regia di Robert Carsen e Le nozze di Figaro dirette da Mehta.

Il festival d’autunno del 2022 sarà dedicato al Verdi della maturità. «Io dirigerò Un ballo in maschera e due grandi direttori affronteranno Aida e Simon Boccanegra». Nomi Gatti non ne fa ancora, ma Pereira già da tempo ha offerto il Boccanegra a Riccardo Muti. Tutto dedicato al mito di Faust il blocco di Carnevale e Quaresima del 2023. «Io affronterò The rake’s progress di Stravinskij, avremo poi La damnation de Faust di Berlioz, ma anche un’opera rara come Doktor Faust di Ferruccio Busoni. Inutile dire che per i programmi sinfonici ci sarà solo l’imbarazzo della scelta parlando del mito di Faust. Ma devo dire che mi piacerebbe che il Maggio tornasse al suo ruolo di committente chiedendo a compositori viventi pagine consistenti, partiture a serata intera o, almeno di una quarantina di minuti, da mettere nella seconda parte di un concerto. Una cantata, un grande brano per i complessi del Maggio» spiega il direttore.

Un Maggio diviso in due sarà quello delle edizioni 2023 e 2024. «Un grande festival che si allunga su due anni, dedicato a  Richard Wagner. L’uomo cantore e il soprannaturale» il titolo ipotizzato da Gatti che affiancherà «le due opere più terrene del musicista tedesco come Meisetrsinger e Tannhauser alle due più spirituali, Lohengrin e Parsifal». Gatti nel 2023 dirigerà I maestri cantori di Norimberga e nel 2024 Parsifal lasciando a Metha il podio per gli altri due titoli. «Sono onorato e felice che il maestro Mehta sia qui. Gli sono affezionato perché quando ero studente in Conservatorio andavo sempre ad ascoltarlo al Teatro alla Scala. Ha segnato la mia gioventù. E ritrovarlo qui per me è una gioia perché ritengo che ho sempre da imparare dai grandi maestri» dice commosso Gatti. «Tornando al Maggio e parlando di soprannaturale non potremo non avere in cartellone il Moise di Rossini e Il trovatore di Verdi» anticipa il direttore che, per l’autunno 2023 ha pensato ad Alban Berg. «Tornerò dopo tanto a dirigere Wozzek, che affiancheremo a Lulu e a un ciclo sinfonico dedicato alla Seconda scuola di Vienna, da Gustav Mahler in poi».

La fiaba protagonista del Carnevale 2024 con Gatti sul podio per Zauberflote di Mozart mentre in cartellone ci saranno anche Hanse e Gretel di Humpoerdink e La Cenerentola di Rossini. «Nell’autunno del 2024 non potevamo che celebrare i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini. Lo faremo con grande rispetto per il Festival di Torre del Lago, rassegna toscana nostra vicina di casa» spiega Gatti che dirigerà, in chiusura del suo mandato triennale fiorentino, Manon Lescaut.

«Ho lavorato sempre bene con Alexander Pereira. Sono stato con lui nei suoi ultimi tre anni a Zurigo, abbiamo collaborato nei suoi ultimi tre anni a Salisburgo. Cronologicamente, poi, saltiamo…» chiosa Gatti con un chiaro riferimento agli anni di sovrintendenza di Pereira al Teatro alla Scala. «E ci ritroviamo ora per questo progetto fiorentino, nei tre anni che chiudono il suo primo mandato».

Nella foto la conferenza stampa con il sindaco Nardella, Daniele Gatti e il sovrintendente Pereira