Noi baritoni verdiani, padri e figli tra palco e realtà

Diario Verdiano. 6/2019

Vladimir Stoyanov e Franco Vassallo, Foscari e Miller a Parma raccontano l’attualità dei personaggi di Verdi che interpretano

Due padri. Uno nobile, Francesco Foscari, l’altro di umili origini, Miller. Uno doge, a capo della Repubblica di Venezia, uomo di potere che ha fatto del servizio alla polis la sua missione. L’altro soldato in congedo, che vive solo per la figlia Luisa. Padri che soffrono per i loro figli. Uno mette da parte l’affetto per non venire meno alla legge e condanna all’esilio il figlio Jacopo, accusato (ingiustamente) di omicidio. Jacopo poi morrà e il cuore di Francesco non reggerà. L’altro, Miller, lo definiremmo un padre apprensivo, che sospetta che la figlia possa essere vittima di un raggiro d’amore. Andrà in carcere per un disegno criminale messo in atto dal potere. Sarà salvato dal Luisa che, pur di salvare il padre, arriverà a negare l’amore. E anche Luisa morirà, avvelenata dal suo uomo che la crede (ingiustamente) infedele.

Storie che si specchiano. Storie raccontate in musica da Giuseppe Verdi ne I due Foscari e in Luisa Miller. Opere in scena al Festival Verdi di Parma dove, ad incarnare i due padri, sono due baritoni Vladimir Stoyanov e Franco Vassallo. Il padre in Verdi è sempre un baritono (a volte un basso, ma la tinta scura rivela lati sinistri dell’affetto genitoriale), anche stavolta. Con Stoyanov che veste i panni di Francesco Foscari nello spettacolo che il regista Leo Muscato ambienta in pieno Ottocento, rendendo il doge di Venezia tanto simile a Verdi. Con Vassallo che è Miller nello spettacolo-installazione pensato da Lev Dodin per la chiesa-cantiere di San Francesco al Prato.

Stoyanov bulgaro di Pernik, Vassallo milanese. Entrambi cinquantenni, nati nel 1969. Vite parallele di interpreti che hanno fatto del canto verdiano il loro cavallo di battaglia, quasi la loro missione. Vite e storie di artisti che raccontano in questa intervista doppia.

Ci racconta il suo personaggio? Un padre, uno dei tanti padri raccontati in musica da Verdi. Un uomo diviso tra il suo ruolo pubblico e il sentimento.

Stoyanov Il personaggio verdiano di Francesco Foscari  racconta un uomo in età ormai avanzata, con un’esistenza fortemente segnata dai drammi familiari: Francesco perse tre dei quattro figli. Si sente provato dalle azioni degli oppositori interni che condanneranno all’esilio suo figlio Jacopo e  lo faranno abdicare. Sin dalla prima aria: Eccomi solo alfine… Oh vecchio cor che batti… si intuisce il dramma interiore di quest’uomo e la grande attualità di un personaggio tormentato dal potere al quale rimane fedele mettendo da parte i suoi sentimenti di uomo e padre.

Vassallo Miller è un militare in pensione ed un padre affettuoso e dolcissimo, dalla visione molto aperta e comprensiva per l’epoca. Fondamentali per lui sono la serietà, la rettitudine e l’onestà. Difende il suo onore e quello della figlia con piglio fiammeggiante e guerriero. Il suo atteggiamento mi fa sempre pensare alla vibrante fierezza dello stesso Verdi! Autore le cui storie (così come quelle di tutti i giganti della drammaturgia da Sofocle a Shakespeare a Pirandello) parlano di valori eterni e di archetipi perennemente validi in ogni epoca della storia umana. E la fermezza impavida di Miller che tuona contro il Conte di Walter «Tutto ardisce padre offeso nell’onor!» fa già presentire la grandezza di Rigoletto nella sua invettiva contro i cortigiani: «ulla in terra più l’uomo paventa se dei figli difende l’onor!».

Quali i sentimenti che la accomunano e quali quelli che la distanziano dal personaggio che porta in scena?

Stoyanov I sentimenti che mi accomunano a Francesco sono quelli paterni. Ho un figlio anch’io e penso che non esiste una tortura simile a quella di vedere soffrire i propri figli. Per non parlare della perdita dei figli, una cosa atroce per ogni genitore. Quello che mi distanzia da lui è sicuramente il fatto di non essere un uomo di potere né di politica.

Vassallo Direi la benevolenza e la bontà d’animo. E anche che sento molto affini il senso di rigore e la serietà che lo animano.

Lei è padre? Se sì, come vive questo ruolo? Sicuramente è figlio: che sentimento la lega a suo padre?

Stoyanov Come ho già accennato, sì, sono padre. Ho un figlio di diciotto anni nei confronti del quale spesso vivo dei sensi di colpa dovuti alle mie lunghe assenze.  Essere diventato padre mi ha dato la gioia più grande della vita e forse inizialmente (ero abbastanza giovane) non mi rendevo bene conto di quello che sarebbe accaduto dal punto di vista pratico con la strada professionale che avevo scelto di percorrere. Purtroppo non ho passato con mio figlio il tempo che avrei voluto. Il ruolo del padre, invece, si dovrebbe realizzare soprattutto nella quotidianità, nel far sentire la nostra presenza, il nostro amore e anche l’autorità ai ragazzi. Il ruolo di padre è difficile da rivestire a distanza con la chat su uno smartphone o in videochiamata. Spero che mio figlio possa perdonarmi. Parlando di mio padre, invece, posso dire di aver avuto in lui un genitore meraviglioso e molto presente.  Mi ha protetto, aiutato e sgridato all’occorrenza. Purtroppo me lo ha portato via una brutta malattia nel 2006 a soli 59 anni. Mi manca moltissimo e non passa un giorno senza che io non pensi a lui.

Vassallo Non sono padre, anche se avverto molto afflato paterno verso i miei nipoti e verso i figli di cari amici. Con mio padre c’è un grande affetto e un’intesa profonda che va al di là dell’approccio al mondo e della diversissima forma mentis che possono avere un artista e un ingegnere elettronico!

L’opera deve raccontarci qualcosa di noi: quale attualità trova nel personaggio che interpreta? Come cerca di portarla in scena?

Stoyanov Certo che l’opera racconta sempre dei sentimenti umani, racconta della condizione umana. In questo caso racconta di un uomo di potere che poi alla fine capisce che tanto potere non l’ha dato che non riesce a salvare la vita dell’unico figlio rimastogli.  Prima che essere padre Francesco Foscari si è rivelato un uomo di Stato ed ha obbedito alla decisione, seppur terribile, del Consiglio dei dieci. Ho cercato di scavare molto nel personaggio di Francesco ed in questo mi ha aiutato il regista Leo Muscato che ha cercato di portare in scena piccoli gesti come gli sguardi, i sospiri, il tremore del corpo che caratterizzano un uomo stanco ed anziano e nello stesso tempo danno forza drammatica al personaggio.

Vassallo L’attualità perennemente vera di un padre che salterebbe nel fuoco per la vita dei propri figli! E la fierezza di non inchinarsi di fronte a coloro che detengono il potere e che spesso esercitano molto male: amerei poter dire essere questo un tema di grande moda ed attualità!

Chi è Verdi, invece, per lei, artista  e uomo del terzo millennio?

Stoyanov Verdi è il Genio, il più grande musicista della storia. Sulle sue opere si è detto tanto. Come uomo era molto sensibile alla miseria, alla sfortuna altrui.  Amava l’Italia. Non bisogna dimenticare il suo impegno sociale, come la costruzione dell’ospedale o la Casa di riposo per musicisti a Milano. Verdi era un uomo attento all’etica ed alla morale. Turbolento anche il suo rapporto con la religione, ma poi, visitando la villa di Sant’Agata ho notato che l’unico libro accanto al suo letto era la Bibbia. Unico e irripetibile. 

Vassallo Trovo Verdi in verità assai più moderno di questa stessa modernità, così confusa e ignara di sé, in spasmodica ricerca di significato e sempre più edonista. Verdi per contro è sempre centrato, significante e vero.

Quale il personaggio verdiano che sente più vicino? Perché? Quale, invece, le piacerebbe interpretare che ancora non ha portato in scena?

Stoyanov I personaggi verdiani per baritono sono tutti belli. Ho avuto la fortuna di interpretarne tanti. Se dovessi sceglierne uno allora dico Rigoletto. Rigoletto è uno dei capolavori verdiani. In questo personaggio sono racchiusi tantissimi sentimenti umani come la rabbia, la disperazione, l’odio, il piacere, la tristezza, la paura, la paternità. Parliamo del ruolo del padre che per salvare l’onore della figlia perde il suo, ordinando un omicidio e macchiandosi di un peccato terribile ed alla fine perderà anche la figlia. Dal punto di vista vocale è altrettanto complesso, è una parte piuttosto acuta e richiede molte dinamiche, fiati lungi, canto legato e mezze voci. Sin dal suo ingresso in scena. Rigoletto canta e si muove sempre, per tutta la durata dell’opera. È un ruolo che mi ha dato molte soddisfazioni. Il ruolo che non ho ancora portato in scena e che mi piacerebbe interpretare è quello di Simon Boccanegra, l’altro doge verdiano.

Vassallo Penso Simon Boccanegra, il primo Doge di Genova, per la splendida linea di canto e per il profondo senso di moralità e di giustizia che lo caratterizza. Il capo di Stato che tutti vorremmo avere. Mi manca, e non vedo l’ora di interpretarlo, l’altro Doge, di Venezia stavolta, Francesco Foscari ne I due Foscari

Ci sarà ancora Verdi nei suo programmi futuri?

Stoyanov Certo! Il mio programma è sempre verdiano.  Subito dopo i Foscari di Parma tornerò ad interpretare Germont, altro ruolo verdiano che ho sempre amato e che canto sempre molto volentieri, poi nel 2020 riprenderò il ruolo di Ford nel Falstaff  ed ancora Rigoletto a Vienna.

Vassallo Certamente, sarò prossimamente Amonasro in Aida al Liceu di Barcellona, Rigoletto all’Oper Frankfurt e Rodrigo, Marchese di Posa nel Don Carlo prima al Festival di Pasqua di Salisburgo e poi alla SemperOper di Dresda, in entrambe le occasioni diretto da Christian Thielemann.

Nelle foto @Roberto Ricci Teatro Regio Parma I due Foscari e Luisa Miller