Bahrami, io al piano per la libertà nel mio Iran

Ep del pianista iraniano dedicato alla lotta del suo popolo «Insieme a Bach e Händel suono Fiori di pietra di Rohani»

Un grido di dolore, in musica, per l’Iran. Ma anche un grido di speranza. Lo lancia il pianista iraniano Ramin Bahrami, da tempo, da quando dovette fuggire dal suo paese dove il padre morì nelle carceri del regime degli ayatollah, trapiantato in Occidente. «Ciò che sta succedendo in Iran è terribile, con migliaia di donne e uomini che subiscono da troppi anni una repressione cruenta e inaccettabile: non possiamo dimenticarlo, perché le sofferenze del popolo iraniano che domanda la libertà non sono diverse da quelle del popolo ucraino o russo» dice il pianista, che vive tra l’Italia e la Germania. E lancia il suo grido attraverso l’ep In perfect harmony, realizzato per Decca Italia e scaricabile dal 3 marzo su tutte le piattaforme digitali.

«Certo, è terribile vedere ciò che sta succedendo non lontano da noi, ma la tragedia russo-ucraina non deve farci dimenticare tante altre situazioni che la gente tende a rimuovere, anche involontariamente» spiega Bahrami, interprete di riferimento per le pagine di Johann Sebastian Bach. E non poteva mancare Bach in questo nuovo progetto del musicista, tre brani raccolti nell’ep In perfect harmony che dice, in musica, l’importanza del dialogo: Bahrami esegue al pianoforte Gole Sangam, che significa Fiore di pietra, del compositore iraniano Anoushiravan Rohani, la Sarabanda in mi minore dalla Suite per liuto di Bach e il Minuetto in sol minore dalla Suite in si bemolle maggiore di Georg Friederich Händel.

«Da musicista e da iraniano, con questo progetto desidero solo ricordare come le nostre culture non siano così lontane, e la musica iraniana possa affiancare in perfetta armonia e dignità quella dei grandi compositori della storia europea» racconta il musicista che ha scelto di aprire il suo ep con una pagina del compositore iraniano Anoushiravan Rohani. «Un musicista che ascoltavo fin da ragazzo, molto noto in Iran. Il brano che propongo ha nel suo titolo un valore per me altamente simbolico. L’auspicio è che dalle pietre possano nascere fiori, che il popolo iraniano possa finalmente godere della libertà e della pace dopo tante sofferenze e che tutti possano conoscere questa nazione per ciò che è: un luogo dalle meravigliose bellezze naturali e dalla cultura millenaria, un patrimonio dell’umanità che non può continuare ad essere per la gente comune sinonimo di tragedia» racconta Bahrami. «Eseguirò questo brano d’ora in poi in tutti i miei concerti, non certo per ansia di protagonismo o desiderio di fare politica, ma solo perché tutti, anche solo per un attimo, possano riflettere e ricordare la lotta del popolo iraniano per un mondo migliore» annuncia il musicista.

«Non molti anni fa Paul McCartney, fantastico artista cui non oso paragonarmi, dedicò una bellissima canzone alla lotta al razzismo nel nome di una convivenza serena tra le persone di colore diverso. Non vi è alcuna ragione perché nel mondo razze, culture, popoli, religioni e sessi differenti non possano convivere pacificamente. Le differenze sono preziose.  Basterebbe smettere di affidarsi a pregiudizi e tradizioni senza senso, basterebbe fermarsi e ragionare» riflette ancora Bahrami. «È un momento tremendo – conclude – in cui ai tanti focolai di guerra nel mondo se ne è aggiunto uno in Europa».

La copertina dell’ep In perfect harmony

Nella foto @Francesco Giusti il pianista Ramin Bahrami