Scala, la guerra e l’addio di Gergiev e Netrebko

Il direttore non ha risposto all’appello del sindaco Sala dunque non tornerà in teatro a dirigere Dama di picche Niente Lecouvreur per il soprano russo che non ha gradito la richiesta di prendere posizione contro la sua patria

Chiuso (anche se non del tutto) il caso Gergiev al Teatro alla Scala si apre il caso Netrebko. Innescato da alcuni post che il soprano russo, che in più occasioni ha espresso il proprio sostegno a Vladimir Putin posando anche per una foto con la bandiera dei separatisti ucraini, ha pubblicato e poi cancellato dai suoi profili social. La Netrebko, dopo essere stata la Lady nel Macbeth inaugurale del 7 dicembre, era attesa a Milano insieme al marito, il tenore azero Yusif Eyvazov, il 9 marzo per vestire i panni della protagonista nell’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea diretta da Giampaolo Bisanti con la regia di David McVickar. Non ci sarà, ha annunciato, però, la Scala con un comunicato seguito ad una storia che la cantante ha pubblicato sul suo account Instagram. Bollando come «falsità» le voci che ipotizzavano un suo forfait per motivi di salute, la Netrebko ha scritto: «Sto bene, ma non vengo!». Post poi cancellato prima del comunicato “pacificatore” del Piermarini nel quale si avverte che la cantante ha annunciato la sua decisione di sospendere momentaneamente l’attività artistica rinunciando ai prossimi impegni.

«Questo non è per me il momento di fare musica e di salire in palcoscenico. Ho quindi deciso per il momento di fare un passo indietro dai miei impegni artistici. È una decisione estremamente difficile per me ma so che il mio pubblico potrà capirla e rispettarla» ha fatto sapere la Netrebko che non sarà dunque in scena nella Lecouvreur. La sostituirà Maria Agresta, già in cartellone per tre recite, a partire dalla prima di venerdì 4 marzo. Accanto a lei, dopo che il tenore Freddie De Tommaso, scritturato come Maurizio, è risultato positivo al Covid, in tutte le recite ci sarà Yusif Eyvazov che, contrariamente alla moglie, non ha cancellato il proprio impegno.

Una decisione che dovrebbe chiudere il caso Netrebko, scoppiato dopo la richiesta al direttore russo Valery Gergiev del sindaco Beppe Sala di prendere le distanze dall’attaccante del Cremlino all’Ucraina. Subito era uscito il nome della Netrebko, anche lei vicina a Putin. Il soprano nei giorni scorsi sui suoi profili social ha pubblicato un post dove ha condannato la guerra, «sono russa, ma ho molti amici ucraini» ha scritto, sottolineando, però, che «non si possono forzare gli artisti a denunciare la propria patria». Sembrava una presa di posizione per non dover cancellare le recite scaligere. Poi il post: «Sto bene, ma non vengo!». Ieri , invece, una foto che la ritrae agli applausi finali di un concerto, mano nella mano con Gergiev. Un hastrag #friendship. E un commento con una nuova presa di distanza dalla guerra. «Come ho detto sono contraria a questa insensata guerra di aggressione e chiedo alla Russia di porre immediatamente fine a questo conflitto, per salvarci tutti. Abbiamo bisogno di pace!». Post poi tutti cancellati. Quelli di persa di distanza dalla guerra e quelli polemici. L’ultima foto, ora, è quella di una settimana fa con lo scatto degli applausi finali dopo Aida al San Carlo di Napoli.

A ricostruire la vicenda il sovrintendente Meyer. « La verità è che domenica lei aveva un po’ di raffreddore e ha anche fatto un tampone, risultato negativo. Ma questo non c’entra nulla con la guerra in Ucraina, alla quale si era già detta contraria. Invece le notizie non vere hanno poi delle conseguenze: Netrebko si arrabbia e decide di non cantare. Lei prendendo le distanze dalla guerra in Ucraina ha tenuto un comportamento esemplare, ma non si possono dare informazioni false, perché si creano tensioni e in queste condizioni anche per la Scala è meglio che non canti. Così anche alla Scala sono state causate difficoltà, che per fortuna sono state superate grazie a Maria Agresta».

Caso chiuso. Forse. Come quello Gergiev, scaricato nel frattempo da New York, Monaco, Lucerna, Verbier e anche dall’agenzia artistica che lo rappresenta, – chiuso almeno artisticamente perché politicamente continuerà a far discutere. «Non avendo ricevuto risposta a sei giorni di distanza, e a tre dalla prossima rappresentazione, risulta inevitabile una diversa soluzione» si legge in un comunicato diffuso dal teatro nel quale si annuncia che dal 5 marzo a dirigere La dama di picche di Cajkovskij ci sarà l’assistente di Gergiev, Timur Zangiev che ha seguito tutte le prove in quanto il direttore, positivo al Covid, è arrivato in teatro solo per la prova generale, alla vigilia della prima del 23febbraio. La domanda è se sarà chiesta anche a lui (che ad ora non ha ancora accettato la sostituzione) una presa di distanza dall’attacco di Mosca a Kiev. A lui e a (quasi) tutto il cast della Dama in quanto la maggior parte dei cantanti impegnati nell’opera di Cajkovskij sono russi, solo una è ucraina. Domanda lecita dopo la presa di posizione netta del sindaco Beppe Sala nei confronti di Gergiev. Il direttore russo, che più volte ha espresso la sua vicinanza a Putin, non ha inviato nessuna risposta alla richiesta di Sala, presidente del cda scaligero, di prendere le distanze dall’attacco di Mosca. Dunque «possiamo escludere in futuro la sua presenza al Teatro alla Scala» aveva detto Sala nel giorno della scadenza dell’ultimatum al direttore d’orchestra.

La richiesta, a poche ore dall’inizio dell’offensiva di Mosca su Kiev e firmata anche dal sovrintendete scaligero Dominique Meyer, era arrivata l’indomani del successo raccolto da Gergiev alla Scala con La dama di picche di Cajkovskij. «Il maestro non ha risposto, io certamente non ho chiesto nessuna abiura, però ho chiesto una presa di distanza dalla guerra, che è una cosa un po’ diversa» ha detto Sala a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dello Iulm.

«Nessuna abiura è stata chiesta al maestro, solo una presa di distanza dalla guerra. Praticamente tutti i grandi teatri con cui Gergiev stava collaborando hanno in questi giorni rinunciato alla sua presenza. Stiamo sbagliando tutti?» ha scritto Sala sul suo profilo Instagram sotto una foto della Scala vista da palazzo Marino. Posizione, quella di Sala, apprezzata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ieri in città per il dossier sulla candidatura di Bergamo e Brescia a capitale Italiana della Cultura nel 2023. «Condivido le scelte del sindaco Sala e del presidente Boeri» ha detto Franceschini ricordando il caso Scala, ma anche la scelta della Triennale di ritirare l’invito alla Russia per l’esposizione internazionale in programma dal 20 maggio.

Gergiev non sarà dunque sul podio (dopo il successo raccolto alla prima) per le repliche de La Dama di picche di Cajkovskij. E non dirigerà nemmeno il concerto del 7 marzo della Filarmonica, orchestra che ieri ha già annunciato che sul podio al posto del maestro russo ci sarà Riccardo Chailly per un concerto per la pace, dedicato a tutte le vittime del conflitto.