Pe, con me Rinaldo torna ad essere un uomo

Il controtenore di Lodi canta a Firenze l’opera di Händel nel ruolo solitamente affidato a mezzosprani e contralti Sul podio Federico Maria Sardelli, regia storica di Pizzi

Rinaldo torna ad essere un uomo. Il Rinaldo di Georg Friedrich Händel che va in scena da lunedì 7 settembre al Teatro del Maggio a Firenze, prima opera in forma scenica nel capoluogo toscano dopo i lunghi mesi di silenzio e dopo la ripartenza affidata a concerti in streaming, musica da camera e opere in forma di concerto. Rinaldo torna ad essere un uomo perché a interpretare l’eroe uscito dalla fantasia di Torquato Tasso sarà Raffaele Pe. «Un ritorno alle origini, perché Haendel nel 1711 scrisse la parte per il castrato Nicolò Grimaldi Nicolini mentre in tempi recenti il condottiero è stato interpretato da contralti, donne che vestivano abiti maschili» racconta il controtenore di Lodi che per la prima volta veste i panni del protagonista dopo aver cantato nella stessa opera il ruolo di Goffredo. Sul podio Federico Maria Sardelli, con Pe cantano Carmela Remigio, Francesca Aspromonte, Leonardo Cortellazzi e Andrea Patucelli. In scena lo spettacolo di Pier Luigi Pizzi, «una regia storica – ricorda il cantante –, nata nel 1985 per Reggio Emilia, che ha avuto un ruolo fondamentale per il rilancio del Barocco in Italia».

E oggi, Raffaele Pe, il Barocco ha nuovi divi, i controtenori. Anche la proposta di Firenze, di affidare Rinaldo a un interprete con questo registro vocale, va in questa direzione?

«Vero, oggi assistiamo a un revival di questa vocalità, ma non mi percepisco come un divo: mi piace pensare a me e ai miei colleghi, oggi richiestissimi, come artisti capaci di farsi divulgatori di massa per portare a tutti l’opera senza svuotarla o sminuirla nel suo contenuto, ma proponendola in tutta la sua bellezza e complessità. Detto questo il Rinaldo di Firenze, che mi dà finalmente modo di vestire i panni del protagonista dell’opera, non arriva per seguire quella che può sembrare una moda. L’idea è venuta a Pier Luigi Pizzi che dopo avermi sentito la scorsa estate a Martina Franca nell’Orfeo di Porpora mi ha voluto per questa ripresa del suo spettacolo: lo avremmo dovuto fare la scorsa primavera, ma tutto si è bloccato a causa della pandemia. Ora diventa il primo titolo in versione scenica al Teatro del Maggio di Firenze. Quella che propongo è la versione originale del 1711 scritta per Nicolini, dove Rinaldo ha una vocalità più vicina al registro di mezzosoprano che a quello di contralto e le arie sono più alte rispetto a quello che siamo abituati a sentire perché nel 1731 Händel ha adattato la parte per Francesco Bernardi il Sensino abbassando di un tono e mezzo la parte».

Cosa significa, musicalmente, questo?

«In questa versione c’è un eroicità diversa del personaggio, quasi con una vocalità affermativa che comprende il patetico e l’eroico e le tiene insieme in un modo affascinante e inaspettato».

Sul podio uno specialista come Federico Maria Sardelli, in buca l’orchestra del Maggio, che non è un ensemble di musica antica…

«Si canta con un’orchestra accordata a 440 e con sonorità moderne: certo è più difficile, ma abbiamo trovato un bell’equilibrio pur nello spazio grande e non pensato per l’opera barocca del Teatro del Maggio. Ma ritengo giusto che Händel arrivi anche nelle grandi sale, non solo nei piccoli teatri, per essere conosciuto e diffuso sempre di più».

Sul palco, invece, una regia “filologica”, anche se mette insieme pagine delle due versione di Rinaldo, quella ormai storica di Pizzi, che si ispira alle feste barocche.

«In prova abbiamo ripreso in mano una regia nata per Marilyn Horne, un contralto che vestiva panni maschili. Oggi c’è un uomo che interpreta un uomo e abbiamo lavorato sulla giovinezza, sulla freschezza, su un’energia nuova di questo personaggio, un condottiero armato di un’energia tutta interiore».

Uno spettacolo che rispettava il distanziamento sociale in tempi non sospetti, quando non si immaginava una pandemia con le conseguenze che stiamo affrontando.

«In scena non ci tocchiamo praticamente mai e siamo su carri – con cavalli, grotte, barche – spostati dai figuranti come nelle feste barocche. Non solo, al Maggio hanno messo in campo un protocollo scrupoloso che prevede test ogni cinque giorni per garantire la salute dei colleghi, del personale tecnico e anche del pubblico, un atto doveroso di civiltà e soprattutto di ottimismo per dire concretamente che si può tornare alla normalità».

Come ha trascorso questi mesi di lockdown? Lei vive a Lodi, nel cuore del primo focolaio della pandemia…

«Le prime settimane sono state davvero difficili con notizie di amici e vicini di casa che si sono ammalati di Covid. Ho cercato conforto nella musica perché, accanto al riposo forzato, sono stato impegnato a progettare le novità che arriveranno nella stagione che sta ripartendo. Ho lavorato su Antonio Vivaldi e sul suo Stabat Mater che ho ripreso in mano e ristudiato, una pagina che, con la sua componente di dolore, ho ritenuto particolarmente adatta al momento storico che abbiamo vissuto. Dopo il disco dedicato a Giulio Cesare ho approfondito ulteriormente la figura del condottiero che in ottobre interpreterò nella versione di Haendel a San Gallo in un nuovo spettacolo con la regia di Fabio Ceresa. E ho lavorato al nuovo progetto sul Barocco che vedrà il mio ensemble La lira di Orfeo collaborare con il Teatro Municipale di Piacenza: primo titolo sarà Aci, Galatea e Polifemo, ancora Händel, in scena il 31 ottobre».

Come è stato tornare in palcoscenico?

«Non stavo più nella pelle perché un cantante non può fare a meno di cantare, non per l’applauso o il successo, ma perché è qualcosa di necessario: poterlo fare di nuovo è stato liberatorio anche per riaffermare il nostro essere artisti, ambasciatori di una cultura come quella dell’opera che è un patrimonio tutto italiano: in questi mesi noi artisti abbiamo dovuto subire lo scorno di essere considerati degli intrattenitori, portatori di qualcosa di cui si può benissimo fare a meno e, quindi, non adeguatamente considerati e supportati».

Nelle foto @Michele Monasta le prove di Rinaldo al Maggio musicale fiorentino