Con Minasi e la Gürzenich la musica che fa bene

Alla Philharmonie di Colonia concerto benefico per Wir Helfen con il direttore d’orchestra italiano e il soprano Golda Schultz Tutto viennese il programma tra Haydn, Mozart e Beethoven

Il profumo, inconfondibile, è quello di Vienna. Profumo che non è solo quello dell’aria azzurra e leggera della capitale austriaca. Non è solo quello delle pasticcerie. Non è solo quello dei fiori dei giardini. È un profumo, quello inconfondibile di Vienna, che è impregnato (soprattutto) di musica. Profumo viennese. Ma siamo a Colonia. Köln. Nel cuore della Germania che un tempo era Ovest. Una domenica mattina di metà maggio. Mese di per sé profumato. La Kölner Philharmonie profuma di Vienna. Profuma di buono – tanto più che la finalità del concerto della Gürzenich-Orchester è benefica, mattinata a favore dell’associazione Wir Helfen, che tradotto significa Noi aiutiamo. Profuma della Vienna di Franz Joseph Haydn, di Wolfgang Amadeus Mozart e di Ludwig van Beethoven. Gli autori che Riccardo Minasi ha messo sul leggio per un concerto, facile dirlo, tutto all’insegna della Prima Scuola di Vienna.

Musica e parole nel programma – racchiuso in una manciata di anni, poco più di venti, dal 1785 della Poule di Haydn al 1808 della Quinta di Beethoven – voluto dal direttore d’orchestra (ma anche violinista, e si vede nella spasmodica attenzione nei confronti dello “strumento” che mette nel dirigere) italiano. Romano, classe 1978, una carriera costruita sulla filologia (il Mozarteum di Salisburgo), sulle orchestre dal suono antico (il Pomo d’oro e La scintilla), ma anche sulle grandi formazioni europee, dal Concertgebouw alla Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks. Sino alla Gürzenich-Orchester di Colonia. Per la quale Minasi ha impaginato un programma tra musica e parole, appunto. Incorniciato da Beethoven. Il Beethoven dell’aria da concerto Ah! Perfido, molto mozartiana, molto dongiovannesca (dentro c’è la grande scena del secondo atto di Donna Elvira, inconfondibile) e quello della Sinfonia n.5 in do minore, l’attacco più famoso della storia della musica, che sempre si aspetta per vedere «l’effetto che fa»  – bello, antico, scattante, l’effetto che fa con il gesto tutto in attacco e a mani nude di Minasi. In mezzo la Sinfonia n.83 in sol minore (unica in minore delle sei “parigine” di Haydn) detta anche La poule, La gallina, per quel suono onomatopeico che attraverso l’oboe si fa strada nel secondo tema del primo movimento, un Allegro spiritoso. E un’altra grande aria, tragica, il Come scoglio del mozartiano Così fan tutte, promessa eterna che presto (lo sappiamo perché conosciamo come la storia va a finire) perderà la sua eternità.

La lancia, elegantissima nel suo abito da sera, Golda Schultz, soprano sudafricano, di casa al Met e al Covent Garden. Mozartiana doc. Nel Beethoven da concerto che guarda inconfondibilmente al teatro del salisburghese e nel Mozart più Mozart del Come scoglio, essenza dell’arte del compositore, vertice tra i più alti della spiritualità della vita raccontata dal musicista nelle sue opere. Voce piena, ben proiettata, svettante in alto e capace di scendere nelle zone scure che Mozart disegna sul pentagramma, la Schultz offre spessore drammatico, avvolge di racconto le due arie in un altalena di emozioni e sentimenti che arrivano immediati

Beethoven e Mozart controllatissimi nella lettura di Minasi che conosce nel profondo le partiture, le domina con una sicurezza che gli permette di distogliere spesso lo sguardo dalla pagina sul leggio (pagina che è tutta un ghirigoro fitto di colori). Beethoven e Mozart che arrivano come meccanismi ad orologeria, congegni che non ammettono deroghe – ma il teatro ha anche bisogno anche di libertà, di respiro, di “improvvisazione”. Controllatissimi Beethoven e Mozart “teatrali”. Così come controllatissimo è Haydn. Tutti avvolti di suono antico, fascinoso, certo, ma a volte troppo imbrigliati, troppo ricondotti sui binari di una lettura meticolosa, a cui nulla sfugge. Il gesto, sempre a mani nude, senza bacchetta, è nervoso, scattante, sempre in avanti, sempre a chiedere ogni minimo dettaglio a ciascuna sezione, ampio, plateale, accentratore di sguardi. L’effetto è sicuramente da vertigine. Un’euforia che sale alla testa. La stessa euforia, la stessa vertigine che ti prende dopo una corsa di scatto, tutta in accelerata, quasi trattenendo il fiato. La lettura di Minasi, delle arie, della Poule e soprattutto della Quinta (che già di per sé è una corsa frenetica, dall’attacco al finale, con terzo e quarto momento che diventano una cosa sola) è così, tutta in avanti, uno scatto a perdifiato che ti porta il suono della Gürzenich-Orchester (suono sempre morbido e avvolgente) a battere prepotente nel petto.

La testa gira. Euforica. Piena di musica. Musica che profuma di buono. Perché il concerto della Gürzenich-Orchester (arrivato alla vigilia dello scandalo MeToo che ha travolto il direttore della formazione e Generalmusikdirektor della Città di Colonia, Francois-Xavier Roth) ha permesso di consegnare un assegno di 15mila euro all’associazione Wir Helfen che si occupa di ragazzi e giovani in difficoltà. Profumo di buono. Profumo di Vienna. Profumo di primavera.

L’amministratore delegato della Gürzenich-Orchester Stefan Englert consegna il ricavato del concerto a Karl-Heinz Goßmann del comitato Wir Helfen