Gatti a Firenze, meditazione di Pasqua in musica

Arriva a sorpresa, annunciato pochi giorni prima della trasmissione in streaming. Ma il sovrintendente del Maggio musicale fiorentino, Alexander Pereira, si sa, è così, vulcanico nelle idee, imprevedibile, in perenne fermento creativo. Così il più bel concerto di questa Pasqua 2021, ancora segnata dalla pandemia, arriva inaspettato. Trasmesso in streaming la sera di Sabato Santo e ancora disponibile sul sito del Maggio a questo link.

Il più bello perché è il più pasquale: non c’è nota del programma ideato da Daniele Gatti che non racconti qualcosa del mistero di cui la Chiesa fa memoria in questo tempo. Il più bello perché nelle mani di uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, che mette il suo fare musica al servizio dell’uomo, facendolo riflettere sul tempo che vive. Che è poi lo scopo ultimo e più alto dell’arte. Così il direttore d’orchestra milanese ti prende per mano e ti porta, in uno dei suoi tanti momenti di grazia, sul Calvario e nel Giardino per stupirti di fronte alla tomba vuota di Cristo. Dove entri in punta di piedi, insieme alle donne venute per portare gli oli profumati, con Antonio Vivaldi e la sua Sinfonia in si minore Al Santo Sepolcro. Lo smarrimento di vedere la tomba aperta, il lenzuolo ripiegato e poi il pianto di Maria perché «hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto» nelle note di Vivaldi che ti avvolgono come quel «Maria» che Gesù Risorto dice alla Maddalena facendosi riconoscere. Prologo di un racconto che Gatti fa in musica e che, da qui, prende i contorni di un flash back, ripercorrendo a ritroso, quasi scorresse davanti agli occhi della Maddalena mentre Gesù le dice quel «Maria» colmo di amore.

Ecco la Passione che arriva con la Sinfonia n. 49 in fa minore di Franz Joseph Haydn, intitolata proprio La passione. Che può essere quella dei fermenti preromantici, ma anche quella di Cristo, idea suggerita agli studiosi dalla tonalità in minore, dalle tensioni armoniche che ricordano una sonata da chiesa. Da quell’ispirazione religiosa che Gatti mette nella sua lettura con l’orchestra del Maggio, capace di farsi voce, anima in preghiera. C’è poi il Requiem, la preghiera per chi è morto. Un Requiem senza parole quello che Gatti (per lui niente frac da concerto, ma giacca e cravatta grigio scuro a dire, anche con l’abito, la sobrietà del momento) ha sul leggio, il Requeiem per archi di Tōru Takemitsu, pagina del 1957 dove è il silenzio, non l’urlo disperato, a raccontare il dolore di una perdita. Atteggiamento (dell’anima) che non ha tempo. Che può portare allo smarrimento, certo. Ma anche ad una rinascita. Lo stesso smarrimento di Parsifal, all’inizio del terzo atto dell’opera di Richard Wagner di sui Gatti propone il Preludio. Seguito – ed ecco la rinascita del cavaliere del Graal – dal Karfreitagszauber, l’Incantesimo del Venerdì Santo dove, nel castello di Montsalvat, si compie il tempo della redenzione e della salvezza. La stessa donata da Cristo nella Pasqua con la sua morte e resurrezione. Quella raccontata, meditazione pasquale in musica, da Daniele Gatti a Firenze.