Frizza, causa Covid il mio Donizetti è sulla web tv

Tutta in steraming l’edizine 2020 del festival di Bergamo con il direttore sul podio per Belisario e Marino Faliero

«Va ora in onda… il Donizetti opera festival». Annuncio un po’ vintage, da televisione anni Ottanta. Che fotografa bene, però, l’attualità della rassegna che Bergamo dedica al compositore di casa. Perché l’edizione 2020 sarà tutta in streaming, sulla web tv che il Donizetti opera ha creato per «andare a casa del nostro pubblico dato che il pubblico, per via della chiusura dei teatri, non può venire da noi» racconta Riccardo Frizza, direttore musicale della rassegna e bacchetta in cartellone per due delle tre opere in programma, Belisario in forma di concerto e Marino Faliero con la regia di ricci/forte, spettacolo che andrà in diretta anche su Rai5 (venerdì 20 alle 20). «Abbiamo trasformato la platea in palcoscenico con scale, passerelle e ponti di ferro a ricreare una  Venezia stilizzata, mentre io sarò sul palco, al cento dell’orchestra, dietro di me il coro e i fiati, davanti gli archi. Un po’ – dice Frizza – come accadeva nel Settecento».

Teatri senza pubblico, ma la musica non si ferma, Riccardo Frizza. Come è stato organizzare e ripensare il Donizetti opera 2020?

«Abbiamo sperato di poter fare il festival con il pubblico, seppur contingentato. E abbiamo lavorato in questa direzione. Poi è arrivata la decisione di chiudere i teatri, ma non abbiamo pensato nemmeno un istante al fatto di cancellare il cartellone, anzi, abbiamo cercato sin da subito di portare avanti l’idea di fare il festival in streaming mettendo in campo lo strumento della web tv per proporre l’opera, ma anche il dietro le quinte e molti contenuti extra. Siamo stati un po’ pionieri nel lanciare quest’idea che è stata poi seguita da altri».

Dal 20 novembre, dunque, si va in scena al Donizetti, teatro restaurato di recente e che proprio in occasione del festival doveva essere inaugurato ufficialmente.

«Seppur virtualmente, ma comunque tagliamo il nastro. Restituiamo alla città la sala e tutta la parte scenotecnica mentre restano ancora da terminare alcuni uffici. Al di là del valore simbolico dell’inaugurazione della sala restaurata, andare in scena è importante perché  in teatro c’è gente che deve lavorare ed è giusto fare di tutto per produrre anche in tempi difficili come quelli che stiamo passando. Lo facciamo nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza con gel, mascherine, distanze e continui tamponi, misure che hanno richiesto inevitabilmente uno sforzo economico maggiore. Siamo riusciti a fare un mese di prove rispettando scrupolosamente tutti questi protocolli e ora siamo pronti per alzare il sipario».

Bergamo e Brescia, la sua città, sono state uno dei focolai della prima ondata della pandemia. Il festival rappresenta una ripartenza, in un momento in cui il virus sembra aver risparmiato questa zona della Lombardia, colpendo, invece, altri territori.

«Qui nella prima ondata siamo stati particolarmente colpiti, anch’io e molti dei miei familiari ci siamo ammalti di Covid. Mi sono chiesto come mai  queste, nella seconda fase, siano zone risparmiate dal coronavirus. Per me è perché la gente dopo aver vissuto sulla propria pelle la tragedia non ha mai abbandonato le misure di sicurezza, nemmeno in estate, e ha sempre rispettato scrupolosamente i protocolli».

A giugno il Requiem di Donizetti davanti al cimitero alla presenza della Capo dello Stato Mattarella, ora il festival riparte con un cartellone ridisegnato, ma molto simile a quello annunciato. Come avete lavorato?

«Abbiamo sempre programmato normalmente, pensando in grande, per essere pronti all’appuntamento autunnale. Quest’anno ci siamo adattati, lo abbiamo fatto più volte in corso d’opera e lo faremo ancora, naturalmente, se sarà necessario. Il progetto di ricci/forte per il Marino Faliero era pensato per il palcoscenico, ma in estate, quando abbiamo capito che potevamo ripartire, ma con le giuste distanze, lo abbiamo ripensato collocando l’azione in platea – il pubblico avrebbe dovuto stare nei palchi, ora seguirà invece da casa lo spettacolo. Abbiamo invece rimandato al prossimo anno La figlia del reggimento perché era un progetto in coproduzione e le scenografie erano già state costruite per un allestimento tradizionale sul palcoscenico. Possiamo fare tutto questo perché quella del festival è una struttura snella, pur con una macchina organizzativa complessa».

Lei sarà sul podio per due dei tre titoli in cartellone. Belisario lo proporrete in forma di concerto: dopo la rinuncia di Placido Domingo a Bergamo è arrivato Roberto Frontali che canterà con Carmela Remigio, Celso Albelo e Annalisa Stroppa.

«Bellisario è una partitura che non è seconda ai titoli del primo Verdi: il cast richiede gli stessi ruoli che richiede Nabucco. Un titolo che meriterebbe di essere più presente nelle stagioni liriche».

A proposito, anche Marino Faliero, opera del 1835 che presentate naturalmente in edizione critica, si ascolta raramente…

«Ci credo, risulta quasi impossibile da cantare. Ma è una capolavoro, così come lo è Belisario. Penso al duetto tra baritono e  basso, penso ai finali di atto perfetti, capaci di creare una tensione drammaturgica e musicale incredibile. Lavorare a queste due partiture mi ha dato ancora una volta il piacere di scoprire e riscoprire un musicista grandissimo come Gaetano Donizetti».

Anche qui qualche cambio in locandina. Marino è Michele Pertusi, Elena Francesca Dotto mentre nei panni di Fernando non ci sarà Javier Camarena, come annunciato, ma Michele Angelini.

«Javier ha dovuto rinunciare con rammarico a un ruolo che preparava da tempo. Abbiamo chiamato allora Michele Angelini, uno dei pochissimi tenori a conoscere già le due arie del Marino Faliero. Con Stefano Ricci e Gianni Forte, autori dello spettacolo, c’è stata da subito una bellissima intesa che ha portato ad una proficua collaborazione: hanno idee complesse, che possono apparire anche azzardate, ma che tradotte in scena diventano leggibilissime ed efficaci. Una dote che non tutti i registi hanno. Riescono a tirare fuori da opere dell’Ottocento concetti poco comuni che sanno trasformare in teatro che parla al nostro presente. La scena in platea fa sì che il teatro diventi la nostra agorà, la nostra piazza: scale, passerelle e ponti vedono i cantanti come su un set, impegnati a recitare a 360 gradi seguendo il mio gesto nei monitor. Penso che per un po’ sarà questo il modo di fare opera».

Per vedere le opere in streaming occorre abbonarsi alla web tv, un contributo importante per sostenere il festival e per non dare l’idea che la cultura sia gratis… e dunque potenzialmente superflua.

«La biglietteria ha un grande impatto sul nostro bilancio e dunque non avere il pubblico rappresenta mancati introiti. Quest’anno dopo l’estate sono arrivati sponsor significativi che ci hanno aiutato nel sostenere i costi. Per il 2020 va così, ma il prossimo anno dobbiamo inevitabilmente rimettere a posto i bilanci, sperando innanzitutto di non avere più i costi extra legati ai protocolli di sicurezza. Vorrà dire che il Covid è stato sconfitto e che si potrà tornare a fare e ad ascoltare musica dal vivo tutti insieme».

Nella foto @Gianfranco Rota il direttore Riccardo Frizza

Qui le informazioni per abbonarsi alla web tv e seguire gli spettacoli

 

Il Teatro Donizetti di Bergamo con la scena del Marino Faliero con la regia di ricci/forte