A Muti l’Alta onorificenza all’onore dell’Austria

17.08.2021 A suggellare il momento la musica di Ludwig van Beethoven, quella della Missa solemnis che ha diretto al Festival di Salisburgo. Riccardo Muti ha ricevuto la più alta onorificenza che l’Austria conferisce a chi non ricopre incarichi istituzionali, l’Alta onorificenza in oro all’Onore per meriti della Repubblica austriaca. A consegnare al direttore d’orchestra napoletano medaglia e attestato il capo del governo regionale di Salisburgo, Wilfried Haslauer, a nome del Presidente della Repubblica austriaca, Alexander Van der Bellen. «In cinquant’anni di collaborazione, Riccardo Muti ha fatto la storia del Festival ed è entrato nei cuori di tutti in città e anche fuori. Dal 1971 è salito sul podio del Festival più di 270 volte: solo Herbert von Karajan ha diretto più concerti e opere. Dopo cinquant’anni di direzione a Salisburgo, oggi parliamo con orgoglio e gratitudine di una sincera e reciproca amicizia tra il Maestro e la città di Mozart» ha detto Haslauer consegnando l’onorificenza a Muti.

La prima volta al Festival di Salisburgo del direttore napoletano, che lo scorso 28 luglio ha compiuto 80 anni, fu nel 1971, chiamato da Karajan a dirigere il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Da allora Muti è tornato ogni anno sul podio del festival austriaco, la più importante rassegna musicale che richiama appassionati da tutto il mondo. I grandi titoli di Mozart, ma anche le grandi opere verdiane come Macbeth, Nabucco e Aida, ultima opera in forma scenica diretta nel 2017 da Muti, protagonista ogni anno del concerto di Ferragosto con I Wiener philharmoniker. Quest’anno sul leggio la Missa solemnis di Beethoven che Muti non aveva mai diretto nella sua lunghissima carriera «perché ogni volta che l’avvicinavo mi toglieva il fiato» ha raccontato. «La qualità prima di tutto. Questa l’idea che cento anni fa ha guidato gli ideatori del Festival di Salisburgo. Idea che ci guida ancora oggi. Riccardo Muti ci accompagna in questa ricerca da mezzo secolo. La sua musicalità, la sua passione, la sua implacabile pretesa di perfezione lo rendono una costante impressionante in un panorama culturale minacciato da eventi superficiali» ha detto la presidente del Festival di Salisburgo, Helga Rabl-Stadler.