Addio a Renata Scotto, un talento che insegna

Nata a Savona nel 1934, è scomparsa a New York a 89 anni

Si dice, spesso, che chi non ha talento insegna. Detto popolare. A volte, come tutti i detti, azzeccato. Altre, invece, sbandierato per invidia. Renata Scotto insegnava. E lo faceva perché aveva (senza la negazione davanti) talento. Aveva talento per l’insegnamento, generosa nel dare consigli, nel seguire giovani promesse del canto nella sua Accademia operistica e nella sua infaticabile attività (anche di regista) al Teatro dell’Opera giocosa di Savona, la sua città. E aveva, soprattutto, talento musicale. Innato. Quello che le ha permesso di diventare Renata Scotto, soprano che ha segnato la storia del Novecento. La Renata Scotto del Teatro alla Scala e del Metropolitan di New York. La Renata Scotto che ha dato voce alle eroine del belcanto spingendosi poi sino a Wagner, Poulenc e Schoenberg. Renata Scotto che è stata innegabilmente una Violetta di riferimento del Novecento, sin dal suo debutto, a 19 anni, nel 1953 al Teatro Chiabrera di Savona – d’accordo, Violetta, “é” Maria Callas, ma anche la Scotto ha detto molto di questo personaggio verdiano con il suo canto. Debutto da far tremare i polsi con la verdiana Traviata davanti al pubblico della sua città. Dove era nata il 24 febbraio del 1934. Renata Scotto si è spenta, l’altra notte, a 89 anni. Notizia inaspettata, subito rilanciata in un infinito tam tam dai social – certo, il rischio, di chi fa certi post è sempre quello di parlare più di sé che del morto di turno… «io che l’avevo conosciuta… quando lei mi disse…» ma questa è un’altra storia.

Lo studio del canto a Milano con il baritono Emilio Ghirardini e con Mercedes Llopart per assecondare quel talento innato anche se i primi passi li mosse come contralto per poi scoprirsi soprano lirico leggero e poi drammatico – ma quel colore iniziale, scuro e screziato tornerà nei ruoli wagneriani e nella Lady del Macbeth e nell’Abigaille del Nabucco che la Scotto ha inciso con Riccardo Muti. Verdi. Il Verdi del debutto con Traviata titolo al quale seguì, sempre nel 1953 e sempre a Savona Madama Butterfly di Puccini – e anche Cio Cio San fu un personaggio iconico della Scotto, scolpito nella parola e nella musica lasciando un segno nella storia dell’interpretazione pucciniana. Il 1953 anno dei debutti per la Scotto. A Milano, prima al Teatro Nuovo con Traviata e poi, il 7 dicembre, per l’apertura di stagione al Teatro alla Scala dove il soprano è Walter nella Wally di Alfredo Catalani accanto a Renata Tebaldi, nei panni della protagonista: sul podio Carlo Maria Giulini, in platea Maria Callas. E qualche anno dopo, nel 1957, la Scotto raccolse il testimone dalla Callas nella Sonnambula ad Edimburgo: la Scala era in tournée, un successo tale da spingere gli organizzatori ad aggiungere repliche, ma la Callas aveva già impegni in agenda e quindi fu chiamata Renata Scotto per vestire i panni dell’eroina di Bellini. Un jump in, come si direbbe oggi, che la fece conoscere in tutto il mondo. Così si aprirono per la Scotto le porte dei più importanti teatri del mondo, Londra e New York dove nel 1965 con Madama Butterfly debuttò al Metropolitan, teatro che frequentò sino al 1987 salendo sul palco più di trecento volte.

Gilda di Rigoletto, Elena nei Vespri siciliani (li cantò alla Scala nel 1970 dove fu, acclamatissima, Margherita nel Faust di Gounod) la pucciniana Tosca (e anche Manon Lescaut, Mimì e Musetta nella Bohème, intensa Suor Angelica), la Lucia di Donizetti (e poi Norina del Don Pasquale e Adina dell’Elisir e la Bolena del compositore bergamasco)… sino alla Marescialla del Cavaliere della rosa e alla Gioconda di Ponchielli… Più di settanta le eroine portate in scena nella sua carriera da Renata Scotto, tecnica solidissima e grande talento di attrice. «Sono un’attrice, ma anche una cantante. Anche quando sono profondamente coinvolta nel personaggio, non dimentico di essere sul palco. Se mi controllo, non esagero mai. Se non mi controllo, impazzisco. Ricordo che la prima volta che ho cantato Butterfly ho iniziato a piangere. Ero finita» aveva raccontato la Scotto, accademica di Santa Cecilia, dal 2021 vedova del violinista Lorenzo Anselmi.

Cantante. Insegnante. E regista. Dal 1986, si è dedicata anche alla messinscena, nel solco della tradizione, dei grandi titoli del repertorio: la prima volta al Metropolitan con Butterfly, mentre la sua Traviata ripresa dalla tv nel 1995 alla New York city opera si è aggiudicata un Emmy award. New York. La città di tanti trionfi, di tanti successi. Dove la Scotto aveva deciso di abitare e dove si è spenta a 89 anni.

Nella foto @Ansa Renata Scotto con Giorgio Napolitano