Noi tenori verdiani, quei bravi ragazzi di oggi

Diario verdiano.1/2020

Giorgio Berrugi e Piero Pretti protagonisti al Festival Verdi con Macbeth (e Requiem) ed Ernani in forma di concerto «Personaggi che ci insegnano coerenza e rettituidine»

Uno è un personaggio retto, un esempio. Un eroe. L’altro è un bandito. Nobile d’animo (e di famiglia). Entrambi buoni, incapaci di fare del male. Coerenti alla parola data. Piegati dalla vita che promette, ma poi subito toglie: per uno la felicità degli affetti famigliari, per l’altro la gioia di una sposa. Sono Macduff ed Ernani. Tenori entrambi nelle partiture di Giuseppe Verdi: il Macbeth per il primo, Ernani per il secondo. Che sono i due titoli dell’edizione 2020 del Festival Verdi di Parma che si apre stasera, venerdì 11 settembre, con la versione francese del 1865 del melodramma che Verdi scrisse ispirandosi all’omonima tragedia di William Shakespeare.

Opere in forma di concerto per andare comunque in scena nonostante il Covid: il festival Verdi 2020 si è reinventato, partendo in anticipo rispetto al solito per poter andare in scena all’aperto, nella cornice di un teatro da mille posti realizzato nel Parco Ducale: qualche concerto al Regio, come il recital del 10 ottobre (compleanno del compositore delle Roncole) di Luca Salsi, un caravan che porta per le strade La traviata. Nel Parco Ducale le opere in forma di concerto e la Messa da Requiem. Sul podio di Macbeth (e del Requiem con le voci di Eleonora Buratto, Anita Rachvelishvili, Gioirgio Berrugi e Michele Pertusi) il direttore musicale del festival, Roberto Abbado: cantano Ludovic Tezier, Silvia Dalla Benetta, Riccardo Zanellato e Giorgio Berrugi. Per Ernani (in cartellone dal 25 settembre, la bacchetta di Michele Mariotti e le voci di Piero Pretti, Eleonora Buratto, Vladimir Stoyanov e Roberto Tagliavini.

Intervista doppia ai tenori, a Giorgio Berrugi e Piero Pretti. Nato a Pisa Berrugi, clarinettista prima di lasciare lo strumento (nel 2007) per cantare: a Parma è Macduff in Macbeth. Nato a Nuoro, Pretti: al Festival Verdi è protagonista nel ruolo del titolo di Ernani. Ecco le loro risposte (risponde prima chi va in scena rima) “verdiane”, tra similitudini e differenze.

Ci racconta il suo personaggio?

Berugi Macduff incarna la rettitudine e l’onestà: è il guerriero leale verso re Duncan e la propria nazione. Mette a rischio anche la propria famiglia per cercare aiuto contro l’usurpatore. Macduff è l’unico eroe maschile shakespeariano che subisce un tracollo emotivo piangendo la perdita dei propri cari.

Pretti Ernani è un bandito suo malgrado, lo è per vendicare l’uccisione del padre, è innamorato della nipote di un nobile che a sua volta vuole sposare la sua amata e come se non bastasse ecco che spunta anche Carlo d’Aragona (che poi diventerà imperatore col nome di Carlo V) ed è anche lui innamorato della stessa donna, Elvira. Entra in scena e si capisce subito che è il nemico principale di Ernani. Detto questo siamo solo al primo a atto e direi che c’è tanta carne al fuoco. Non voglio spoilerare troppo.

Quali, se ce ne sono, i sentimenti che la accomunano e quali quelli che la distanziano dal personaggio che porta in scena, seppure, questa volta, solo in forma di concerto?

Berrugi Durante tutto il periodo di studio e di prove, ma anche durante le recite si cerca di scavare nel personaggio che interpretiamo: c’è una sorta di rimpiazzamento dell’io che penso sia comune a molti artisti dello spettacolo. Essere per un paio di mesi un personaggio positivo come Macduff è un sollievo per le relazioni con famiglia e colleghi, mentre diventa un problema gestire i propri sentimenti quando si interpretano personaggi malvagi o autoritari.

Pretti Ah bene. Allora, io sono sardo, terra dove il banditismo ha fatto storia, sono nato a Nuoro dove il codice barbaricino sino a pochi anni fa era una cosa molto seria in una società dove la parola data era importante, aveva un certo peso ed era una garanzia. Quindi leggere il libretto di Ernani mi fa sorridere perché racconta una società dove le persone avevano ruoli ben precisi, riconosciti e rispettati, anche se banditi. Dopo di che i banditi sono e restano banditi: forse hanno perso da molto il senso dell’onore. Vero, l’opera è in forma di concerto, ma non penso ci sia una sostanziale differenza nell’esecuzione musicale. Certo il teatro può aiutare ad esprimere al meglio un’emozione, a raccontare nel dettaglio un determinato momento, ma credo che la musica possa da sola fare tanto se non tutto. Adoro il teatro e soprattutto farlo, ma uno dei momenti nella preparazione di uno spettacolo che mi piacciono di più sono le prove all’italiana quando l’orchestra è in buca e i cantanti sul palco in proscenio a cantare tutta l’opera, senza la regia, facendo solo musica.

C’è un’attualità nel personaggio che interpreta?

Berrugi Macbeth rappresenta un grande patriota rispettato da tutti che, però, cede alla tentazione del potere entrando in una spirale di odio, terrore e pazzia, mentre Macduff tiene fede alle proprie convinzioni e percorre la via del sacrificio e dell’onore. La corruzione dell’animo umano credo sia un tema ricorrente di ogni epoca, anche nella nostra.

Pretti Non so, non ci avevo pensato. Di getto direi di no perché un uomo d’onore, disposto a dare la propria vita per amore, che fa fede sul senso d’onore dell’avversario oggi faccio un po’ fatica ad individuarlo. Sono certo che ci sono ed esistono, ma visto che gli equivalenti di Ernani, Carlo o Silva dovrebbero essere politici o capi di governo… non saprei, forse siamo un po’ lontani da certi modelli.

Giorgio Berrugi

Chi è Giuseppe Verdi, per lei, artista e uomo del 2020?

Berrugi Verdi è mio nonno. Credo sia il nonno di tutti gli Italiani. Un nonno scorbutico, riservato, ma anche affettuoso, parsimonioso eppure benefattore generoso. Un uomo che ha sofferto molto, un conservatore anticonformista, anticlericale, ma profondamente spirituale. E poi c’è la sua arte che riflette l’uomo complesso, attuale, un ponte tra più generazioni. Dobbiamo insegnare Verdi nelle scuole: è il nostro antenato più illustre.

Pretti Verdi ė un genio che non ha tempo, parliamo di quel livello di genialità artistica assoluta ed eterna perché ancora oggi, come sempre è stato e come sempre sarà, la sua musica e la sua visione teatrale sono capaci di far vibrare le corde delle nostre emozioni più recondite Ci emozioniamo, piangiamo e ridiamo, immedesimandoci nei suoi personaggi che diventano veri e reali. Avere avuto grandi interpreti che nel tempo hanno vestito i panni degli eroi verdiani diventa per noi ispirazione, ma la cosa più bella è quando la mia anima si libera dallo sparito e inizia a galleggiare nella mia interpretazione: quella è la sensazione più bella!

Quale il personaggio verdiano che sente più vicino? Perché? Quale, invece, quello che le piacerebbe interpretare e non ha ancora cantato?

Berrugi Sicuramente Riccardo di Un ballo in maschera. Un personaggio diviso tra amore e dovere. E il duetto con Amelia è uno dei capolavori dell’umanità. Come ogni tenore al mondo credo che Otello sia l’ambizione ed il sogno più grande, ma ad ogni voce il suo repertorio.

Pretti Adoro Un ballo in maschera, ho un debole per Riccardo, mi da pace interiore cantarlo. Ha molte sfaccettature indicate in maniera sublime dalla scrittura di Verdi Il primo atto è geniale… e anche il resto!

C’è stato Verdi in questi mesi di lontananza dalla musica dal vivo? Come li ha trascorsi?

Berrugi C’è stato lo studio di questo Macbeth in francese, sicuramente. E tanto ascolto, qualsiasi tipo di musica. Questo mesi, poi, li ho passati tra orto e giardino, panificazione, escursioni in montagna e tanti momenti in famiglia.

Pretti Certo c’è sempre Verdi. Tanto più che stavo proprio cantando Traviata a New York quando con l’amico Luca Salsi siamo dovuti scappare perché il presidente Trump minacciava la chiusura degli aeroporti e anche il teatro di punto in bianco ha cancellato tutte le repliche senza darci troppo preavviso Sono tornato a casa con un viaggio quasi della speranza con mia moglie, mio figlio piccolo e la nostra tata. L’impatto con l’aeroporto di Linate totalmente deserto non lo scorderò mai. Ci siamo rinchiusi in casa, messi in autoquarantena e come tutti abbiamo aspettato, pregato e sperato di uscire sani e salvi da questo inferno. Purtroppo abbiamo perso amici, altri si sono ammalti, alcuni colpiti in maniera più leggera, altri più gravemente. Non è stato facile. Sicuramente avere il nostro bambino piccolo ci ha mantenuto attivi e ci obbligava ad essere positivi e le giornate passavano molto in fretta. Ho cucinato tanto. Ma devo confessare che non ho aperto bocca per oltre due mesi.

Come è stato tornare a fare musica dal vivo per un pubblico?

Berrugi Poche settimane fa ho ripreso l’attività con un concerto ad Atene, nel teatro di Erode Attico ai piedi del Partenone. Emozioni contrastanti: lo stupore per un luogo che dopo migliaia di anni ha conservato il suo fascino e la propria funzione culturale, poi  una sorta di timore del palcoscenico e un’eccitazione simile a quello che provai agli inizi della mia carriera.  Fare musica significa non soltanto dare, ma ricevere dal pubblico un feedback emotivo che non sono assolutamente gli applausi, ma la condivisione del respiro, gli sguardi, le tensioni muscolari. Per questo motivo vedere un teatro dimezzato nella sua capacità per il giusto distanziamento, una muraglia di volti indistinguibili a causa delle mascherine, provoca un disagio interiore non indifferente.

Pretti È stato liberatorio e allo stesso tempo difficile. Positivo perché finalmente in qualche maniera ho avuto l’opportunità di riavvicinarmi al mio mondo ideale. Ho avuto l’onore di cantare il la Messa da Requiem di Gaetano Donizetti davanti al cimitero di Bergamo in memoria delle vittime del Covid alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: un atto doveroso, molto emozionante. Sono stato a Martina Franca dove ho debuttato il ruolo di Bacco nell’Arianna a Nasso di Strauss con la direzione di Fabio Luisi, una versione in italiano veramente interessante, musica diversa da quella di Verdi e dagli stilemi romantici, ma molto, molto affascinante. E poi concerti all’Arena di Verona e in piazza San Marco a Venezia. Tutte bellissime emozioni, tutti appuntamenti con il distanziamento e con le precauzioni del caso: il pubblico contingentato, la rilevazione della temperatura, la mascherina, il gel… Giustissimo. Certo, in teatro facciamo di tutto e di più per rispettare i protocolli salvo poi salire su un autobus, su un aereo, su una nave o su un treno e vedere che si rischia di rendere vani i nostri sforzi.

Piero Pretti

In programma al Festival anche la Messa da Requiem. Che spiritualità vede in questa pagina che in questi giorni risuona spesso e in diversi luoghi per ricordare le vittime del Covid?

Berrugi Il Requiem penso sia una faccenda privata, sia per gli spettatori che per gli esecutori. Avendolo cantato molte volte nel corso degli anni vedo come cambia la sua percezione col trascorrere del tempo: più vuoti rimangono nella scacchiera degli affetti e più il confronto con la propria parte spirituale diventa intenso e toccante.

Pretti Oserei dire che è uno dei più grandi monumenti alla spiritualità: la magnificenza del Requiem di Verdi è gigante, ti investe con la sua potenza, con la forza del Dies Irae, ti fa piangere con l’Ingemisco, ti mette a nudo come uomo e come peccatore, fa risuonare i tuoi limiti umani. Un mio desiderio segreto: poterlo cantare una volta col maestro Riccardo Muti. Mi piacerebbe davvero tanto.

Ci sarà ancora Verdi nei suoi programmi?

Berrugi Spero sempre di più!

Pretti Sempre, che domande! Tutta la vita. Sono solo a metà della sua produzione, non so se riuscirò a cantare tutti i suoi spartiti, ma di sicuro ci voglio provare. Qualche ruolo sarà forse improbabile per limiti vocali, ma mai dire mai!