Regalare musica lirica e classica a Natale: quaranta titoli da mettere sotto l’albero

Una settimana a Natale. Perché non regalare musica? Ecco riuniti insieme i consigli usciti nei giorni scorsi in quattro diverse puntate. Quaranta dischi, che sono poi quaranta titoli (perché i supporti sono i più diversi: il vecchio vinile che torna di moda, il cd, ma anche dvd e blu-ray e poi la musica liquida da scaricare e condividere sui vari supporti tecnologici che ormai ci accompagnano ovunque) da mettere sotto l’albero. Per i melomani, per chi già è appassionato di opera ed è alla ricerca di nuove rarità; per i più piccoli che possono così iniziare, attraverso capolavori scritti per loro (ma che sono fruibilissimi e godibilissimi anche dai più grandi), a masticare il linguaggio della musica assaporandone tutta la bellezza; per chi la classica la ama già e la ascolta in qualunque momento della giornata, la conosce come le sue tasche e cerca interpretazioni capaci di illuminare di nuova luce pagine che hanno fatto la storia; per chi si avvicina al mondo della musica classica e lirica e vuole capire quali sono i “mai più senza” dell’appassionato.

Divertitevi a scegliere il titolo da regalare e, perché no, da regalarvi. Buon Natale!

Dieci dischi per chi è appassionato di opera lirica

1. Siberia di Umberto Giordano. Orchestra e Coro del Maggio musicale fiorentino. Direttore Gianandrea Noseda. Con Sonya Yoncheva, Giorgi Sturua, Ggeorg Petean. Regia di Roberto Andò. Dynamic

Subito una rarità per i melomani a caccia di cose introvabili. Una prima registrazione mondiale che Dynamic pubblica in cd, dvd e blu-ray di Siberia di Umberto Giordano, opera che ha debuttato nel 1903 al Teatro alla Scala e che il Maggio musicale fiorentino ha messo in scena a luglio del 2021. Ancora un soggetto storico per l’autore dell’Andrea Chénier che si affida al librettista Luigi Illica per raccontare sul modello della grande letteratura russa (il riferimento, in particolare, è Resurrezione di Tolstoj) la storia della cortigiana Stephana (donna, amante ed eroina secondo i titoli dei tre atti del melodramma) che ama segretamente l’ufficiale Vassili. Quando l’uomo viene condannato ai lavori forzati, per aver ferito in duello il principe amante di Stephana, lei lo raggiunge in Siberia, pronta a condividere con lui il resto dei suoi giorni, ma presto troverà la morte per mano delle guardie durante un tentativo di fuga. L’inconfondibile marchio di fabbrica del Verismo è affidato alla bacchetta di Gianandrea Noseda, mentre le voci sono quelle di Sonya Yoncheva e Giorgi Sturua. In scena anche George Petean, Caterina Piva e Giorgio Misseri nello spettacolo firmato da Roberto Andò.

2. Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Chicago symphony orchestra and chorus. Direttore Riccardo Muti. Con Anita Rachvelishvili, Piero Pretti, Luca Salsi. Chicago sympony edition

Ancora Verismo. Con il titolo forse più emblematico, la Cavalleria rusticana che Pietro Mascagni scrive nel 1890 per il Teatro Costanzi di Roma ispirandosi all’omonima novella di Giovanni Verga. Un grande classico del melodramma, un caso di un’opera che è diventata più famosa dell’originale da cui è tratta – la novella è stata adattata e trasformata in libretto operistico da Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci. Un tiolo che, solitamente, viene proposto in abbinata ad un altro dramma verista, i Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Nel febbraio 2020, sulla soglia della pandemia, Riccardo Muti ha deciso di proporre Cavalleria da sola e in forma di concerto nella stagione della sua Chicago symphony orchestra. L’etichetta dell’orchestra statunitense pubblica ora la registrazione di quella Cavalleria dove Santuzza ha la voce di Anita Rachvelishvili, Turiddu quella di Piero Pretti, Alfio quella di Luca Salsi. Versione malinconica e piena di nostalgia (la novella di Verga, dove la voce che racconta è quella di un narratore che regredisce, è tutta un ricordo, un andare con la mente a un mondo perduto e primordiale, quello della Sicilia) di Muti che, nella sua lunga carriera ha affrontato più volte il capolavoro di Mascagni. E che ora lo consegna al disco.

3. Orfeo. Il ritorno di Ulisse in patria. L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. English baroque soloist. Monteverdi choir. Direttore John Eliot Gardiner. Opus Arte/Unitel

Dal Verismo agli albori dell’opera. A Claudio Monteverdi che nel 1607 con L’Orfeo si è inventato, appunto, il melodramma. Nel 2017, per celebrare i 450 anni dalla nascita del compositore di Cremona, John Eliot Gardiner insieme ai suoi musicisti dell’English baroque soloist e del Monteverdi choir ha portato in tournée nel mondo (Venezia, Salisburgo, Edimburgo, Lucerna, Berlino, Parigi, Chicago e New York) la trilogia monteverdiana formata da L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poeppea. Versioni semisceniche delle tre opere con un gruppo unico di cantanti che, nel corso delle tre serate, si davano il cambio nel ruolo dei protagonisti dei tre titoli: Luchile Ricradtot, Gianluca Buratto, Hana Blazikova, Marianna Pizzolato, Gianluca Buratto, Furio Zanasi, Carlo Vistoli, Krystian Adam sono di volta in volta Orfeo e la Musica, Ulisse e Penelope e Telemaco, Poppea, Ottavia e Ottone. Le recite portate al Teatro La Fenice di Venezia sono state registrate ed escono ora in tre dvd e blue-ray per Opus Arte (sulla copertina un motoscafo che solca al tramonto la Laguna di Venezia) che danno testimonianza degli spettacoli con la regia, firmata dallo stesso Gardiner insieme a Elsa Rooke, e i costumi di Patrica Hofstede e Isabella De Sabata.

4. Theodora di Georg Friedrich Haendel. Il Pomo d’oro. Direttore Maxim Emelyanichev. Con Lisette Oropesa, Joyce Di Donato, Michael Spyers. Erato

Registrazione live anche per la Theodora di Georg Friedrich Haendel nella versione che l’ensemble Il Pomo doro nell’autunno del 2021 ha portato in tournée da Milano a Parigi. Live dalla Philarmonie di Essen, in Germania, per la partitura di raro ascolto che, però, il compositore considerava una delle sue opere più importanti. Una storia cristiana (ed è l’unica partitura, oltre al Messiah, dove Hanedel affronta un tema legato alla fede cristiana) affidato a un cast capitanato da Lisette Oropesa e Joyce Di Donato, Theodora la prima, Irene la seconda. Una storia che ricorda un po’ Poliuto e un po’ Norma quella di Theodora, nobildonna che nell’Antiochia del 304 d.C.  quando imperatore era Diocleziano, si converte al cristianesimo e per non tradire la sua fede si rifiuta di offrire sacrifici agli dei di Roma, come imposto dai romani. Per questo è condannata a morte, sorte che divide con lei Didymus, soldato romano innamorato di Theodora e convertitosi segretamente al cristianesimo. Didymus è Paul-Antoine Bénos-Djian, mentre il romano Septimius è affidato alla voce del baritenore Michael Spiers. Oratorio in lingua inglese, datato 1750, che è ora pubblicato da Ertao.

5. Julie Fuchs. Amadè. Balthasar Neumann orchestra. Direttore Thomas Hengelbrock. Sony Classical

Da una primadonna della lirica all’altra. Julie Fuchs, che ha lasciato il segno con la sua Contesse nel Comte Ory al Rossini opera festival 2022, inizia la sua collaborazione con Sony classical pubblicando la registrazione di un recital tutto mozartiano che il soprano francese ha tenuto nel Castello di Fonteinebleau. Amadè, che è poi la firma che il genio di Salisburgo metteva alla fine delle sue lettere indirizzate ai familiari, il titolo affettuoso scelto per il disco che vede a fianco della Fuchs la Balthasar Neumann orchestra diretta da Thomas Hengelbrock. Pagine da Le nozze di Figaro – il soprano interpreta la grande aria della Contessa Dove sono i bei momenti, ma anche quella di Susanna Dhe vieni non tardar insieme alla malinconica canzone di Barbarina L’ho perduta me meschina – dal Flauto magico e dal Ratto dal serraglio, la difficilissima Tiger! Wetze nur die Klauden dalla Zaide, la scena Non temer amato bene e il raro Davidde penitente.

6. Jenufa di Leoš Janáček. Staatskapelle Berlin e Staatsopernchor. Direttore Simon Rattle. Con Camilla Nylund, Evelyn Herlitzius, Stuart Skelton, Ladislav Elgr, Hanna Schwarz. Regia di Damiano Michieletto. CMajor Unitel

Dopo Theodora, dopo i rittratti femminili mozartiani ecco un’altra storia di donne. Donne che soffrono. Donne raccontate dal Novecento nella loro tragica quotidianità. È un’autopsia del male la Jenufa di Leoš Janáček che Simon Rattle dal podio e Damiano Michieletto in regia hanno proposto nel febbraio del 2021 alla Staatsoper untre den Linden di Berlino. Proposta a porte chiuse (perché si era in piena pandemia) e trasmessa in streaming dal teatro della capitale tedesca. Spettacolo bellissimo, astratto e pieno di simboli quello di Michieletto che raggela la vicenda all’interno di pareti di plastica (le scene sono di Paolo Fantin), un ambiente sul quale incombe un grande iceberg di ghiaccio appeso al soffitto. Ghiaccio che piano piano si scioglie e, come nella vicenda raccontata in musica da Janáček, rivela il male, il figlio di Jenufa che la Kostelniča, la sacrestana matrigna di Jenufa, ha ucciso e gettato nel fiume, incapace di accettare la “diversità” della ragazza, il suo essere madre fuori dal matrimonio. Spettacolo intenso e riuscitissimo. Direzione musicale di Rattle capace di aprire squarci nel nero del male e subito dopo di abbandonarsi a momenti lirici e a ombre malinconiche. Eccellenti le prove di Camilla Nylud (Jenufa) e Evelin Herlitzius (la Kostelniča), ma incisivo anche il cameo di Hanna Schwarz (Buryia).

7. Belisario di Gaetano Donizetti. Orchestra e coro del Donizetti opera. Direttore Riccardo Frizza. Con Roberto Frontali, Carmela Remigio, Annalisa Stroppa, Celso Albelo, Simon Lim. Dynamic

Novembre 2020, piena pandemia. Dopo la ripartenza di giugno, la seconda grande ondata di Covid di ottobre ha spinto a chiudere ancora le porte dei teatri per cercare di arginare i contagi. Il Donizetti opera di Bergamo non si è arreso. E la città di Donizetti, una delle zone più colpite e messe in ginocchio per il gran numero di morti nella prima ondata, ha mandato in scena l’edizione già programmata del festival dedicato al compositore di casa. Lo ha fatto a porte chiuse, trasmettendo le tre opere in cartellone sulla web tv del festival. Allestimenti pensati ad hoc (con i distanziamenti allora imposti) e portati in platea, diventata palcoscenico. Un Marino Faliero e la riscoperta in tempi moderni de Le nozze in villa in forma scenica e un Belisario in forma di concerto. E proprio la registrazione di questo titolo, andato in scena alla Fenice di Venezia nel 1836, atteso perché di rarissimo ascolto, arriva ora in cd e dvd/blu-ray per Dynamic. Riccardo Frizza, direttore musicale del Donizetti opera, è sul podio per la tragedia lirica su libretto di Salvatore Cammarano: una vicenda ambientata a Bisanzio che racconta la parabola di un eroe che precipita dal trionfo alla rovina senza smarrire quella grandezza d’animo che lo porterà al finale, tragico riscatto. Roberto Frontali è il generale che ha trionfato sui goti. Accanto a lui Carmela Remigio, Annalisa Stroppa e Celso Albelo per una storia che guarda alla tragedia greca (e la versione in forma di concerto ben sottolinea questo legame) e alle vicende di Edipo e degli Atridi.

8. Javier Camarena. Signor Gaetano. Orchestra Gli originali. Direttore Riccardo Frizza. Pentatone

Ancora Gaetano Donizetti. Ancora Riccardo Frizza. Per un recital tutto donizettiano del tenore Javier Camarena, legato al festival bergamasco per tre anni, impegnato nel 2022 con La favorite dopo essere stato protagonista nel 2021 de L’elisir d’amore. Tutti titoli che hanno visto sul podio Frizza, direttore musicale del Donizetti opera, che affianca Camarena in questa avventura con l’orchestra Gli originali che suona su strumenti d’epoca per ricreare il suono che ascoltava il compositore bergamasco quando vedeva in scena le sue opere. Ed è un viaggio tra le grandi pagine per tenore, spesso tratte da melodrammi di raro ascolto, il disco che Camarena pubblica con Pentatone per rendere omaggio «al compositore che più di tutti ha influenzato la mia carriera», come spiega lo stesso musicista messicano. Ci sono le grandi arie: la Furtiva lagrima dell’Elisir d’amore, il Bagnato il sen di lagrime del Roberto Devereux e il Povero Ernesto…Cercherò lontana terra del Don Pasquale. Ma ci sono anche i vertici inarrivabili del Notte d’orrore del Marino Faliero (titolo che Camarena avrebbe dovuto cantare a Bergamo nel 2020) e le rarità da Betly, Maria de Rudenz, Il giovedì grasso e Caterina Cornaro sino al Dopo i lauri di vittoria della Rosmonda d’Inghilterra, recentemente riscoperta e ascoltata proprio al Donizetti opera.

9. Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier. Insieme. Opera duets. Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Direttore Antonio Pappano. Sony Classical

Un tenore e un baritono. Tra i più popolari oggi. Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier che spesso hanno cantato insieme. E che ora pubblicano, con Sony Calssical, Insieme un disco di duetti d’opera. Opera italiana, ma anche in versione francese, per quel che riguarda alcuni titoli verdiani. Confezione di lusso perché ad accompagnarli c’è l’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano – e il disco è stato registrato proprio a Roma, al Parco della musica. Si parte con il Puccini della Bohème e il duetto del quarto atto tra Rodolfo e Marcello e si arriva alle tinte forti de La Gioconda di Ponchielli con il duettone tra Barnaba ed Enzo. Poi tutto Verdi. Il Verdi francese dei Vépres siciliennes con i duetti fra Guy de Montfort e Henri. Versione francese che è stata scelta anche per il Don Carlo, meglio Don Carlos, dal quale Kaufmann e Tézier propongono il duetto del secondo atto che culmina nel celeberrimo giuramento del Dio che nell’alma infondere che nella versione francesce suona come «Dieu, tu semas dans nos ames». Ci sono i serrati confronti tra Don Alvaro e Don Carlo del terzo (ben due duetti, compreso quello che spesso si taglia) e quarto atto de La forza del destino. E c’è il finale del secondo atto dell’Otello quando Jago, raccontando il Sogno di Cassio, riesce ad insinuare nel Moro di Venezia il dubbio dell’infedeltà della moglie Desdemona.

10. Gustavo III (Un ballo in maschera) di Giuseppe Verdi. Filarmonca Arturo Toscanini, coro del Teatro Regio di Parma. Direttore Roberto Abbado. Con Piero Pretti, Anna Pirozzi, Amartuvshin Enkhbat, Anna Maria Chiuri, Giuliana Gianfaldoni. Regia di Jacopo Spirei da un progetto di Graham Vick. Dynamic

Verdi. Un Verdi raro, non certo quello di Un ballo in maschera, ma quello del Gustavo III andato in scena al Festival Verdi di Parma del 2021. Gustavo III che nella proposta del Festival Verdi è una versione ibrida del capolavoro verdiano che mette insieme l’edizione critica della partitura di Ilaria Narici (per Ricordi e la Chicago university) e il libretto che Verdi e Antonio Somma avevano approntato per il debutto a Roma del Ballo nel 1859, quando l’opera si intitolava ancora Gustavo III, era ambientata a Stoccolma e metteva in scena un regicidio, avvenuto realmente in Svezia nel 1792: vittima il re Gustavo III assassinato in una congiura ordita da Jacob Ankarstrom. Libretto che Verdi poi dovette modificare, accettando le indicazioni della censura pontificia, dopo aver detto no l’anno prima alle modifiche chieste a Napoli per la rappresentazione al San Carlo: così Stoccolma diventò Boston e il re diventò un conte, sgombrando il campo dalla “pericolosità” di vedere sul palco un regicidio. Il progetto doveva essere firmato dal regista britannico Graham Vick, stroncato, però, a luglio 2021 dal Covid. Lo ha ripreso in mano il suo storico collaboratore Jacopo Spirei facendone uno spettacolo intenso, una cerimonia funebre per Gustavo III che si è trasformata in una cerimonia funebre, fatta con la musica e l’arte, per Vick. Sul podio Roberto Abbado, direttore musicale del Festival Verdi. In scena un cast verdiano con Piero Pretti, Anna Pirozzi, Amartuvshin Enkhbat, Anna Maria Chiuri, Giuliana Gianfaldoni. Doppia versione ora pubblicata da Dynamic, cd e dvd/blu-ray per ascoltare un libretto che non si ascolta mai e per vedere uno spettacolo che resta nella storia, testamento artistico/spirituale (perché è un omaggio alla tolleranza contro ogni discriminazione) del regista britannico.

Dieci dischi (e un bonus) per bambini e ragazzi

11. Guida del giovane all’orchestra di Benjamin Britten. London symphony orchestra. Direttorer Benjamin Britten. Decca

Era il 1946 quando al compositore britannico Benjamin Britten venne commissionata la colonna sonora per un film didattico, The instruments of the orchestra del regista Eric Crozier (che fu librettista di diverse opere di Britten, da Albert Herring a Billy Budd). Britten pensò di prendere un tema di Henry Purcell tratto dalle musiche di scena composte nel 1695 per la tragedia Abdelazer, or the moor’s revenge di Aphra Behn e di raccontare gli strumenti dell’orchestra attraverso una serie di variazioni. Che intitolò The young person’s guide to the orchestra, partitura che venne eseguita ancora prima che il film uscisse: la prima a Liverpool il 15 ottobre del 1946 con la Liverpool philharmonic orchestra diretta da Malcolm Sargent. Doppia versione, una solo per orchestra (che è la versione che si trova più facilmente in disco) e una con una voce recitante che accompagna i bambini nella scoperta degli strumenti dell’orchestra, versione che si ascolta durante le esecuzioni dal vivo dove spesso la voce recitante che illustra la grande famiglia dell’orchestra è quella dello stesso direttore. Britten incise una versione della sua partitura con la London symphony orchestra, pubblicata da Decca in un cd dove il compositore dirige altre sue pagine la Simple symphony, le Variazioni su un tema di Frank Bridge e i Quattro interludi marini dal Peter Grimes.

12. Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev. Chamber orchestra of Europe. Direttore Claudio Abbado. Voce recitante Roberto Benigni. Deutsche grammpohon

Il più classico dei classici per avvicinare i bambini alla musica, il Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev. Una fiaba raccontata in musica, dove ogni personaggio ha la “voce” di uno strumento o di una famiglia di strumenti dell’orchestra. Voce tra le voci quella di un attore per raccontare la storia di Pierino che riesce a catturare i lupo e a mettere in salvo gli animali del suo giardino. E il più classico Pierino e il lupo è quello che Claudio Abbado e Roberto Benigni hanno inciso nel 1990 per la Deutsche grammophon, primo incontro tra il direttore d’orchestra e l’attore  e regista premio Oscar. Una registrazione storica uscita da poco in vinile (tiratura limitata in esclusiva per l’Italia) e disponibile, naturalmente, anche nel formato cd. La simpatia e l’ironia di Benigni trovano una “spalla” ideale in Abbado che, accanto alla fiaba in musica, propone in questo disco anche la Sinfonia Classica sempre di Prokof’ev.

13. Il carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns. Pianoforte Marta Argerich e Antonio Pappano con i solisti dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Warner classics

Ancora una favola in musica. Meglio, tante favole. Quattordici brani per raccontare altrettanti animali, è il Carnevale degli animali, una serie di pagine brevi scritte da Camille Saint-Saëns nel 1886 per raccontare, come in una sfilata di carnevale, galline e galli, tartarughe e pesci, ma anche leoni, elefanti, canguri e il celeberrimo cigno, brano che fa da colonna sonora al balletto La morte del cigno ideato nel 1907 a San Pietroburgo da Michel Fokine. Pagina ideale per avvicinare i più piccoli alla musica, fatta di tanti “racconti” da ascoltare anche separatamente, come tante favole della buona notte. La Warner pubblica una versione particolare della partitura di Saint-Saëns, quella che Antonio Pappano e Marta Argerich hanno suonato al pianoforte insieme ai solisti dell’Accademia di Santa Cecilia. Pappano, pianista per l’occasione, propone anche la Sinfonia n.3 del compositore francese, la Sinfonia per organo, con Daniele Rossi alla tastiera.

14. Sinfonia n.6 in fa maggiore Pastorale di Ludwig van Beethoven. Orchestra del Gewandhaus di Lipsia. Direttore Riccardo Chailly. Decca

La natura protagonista anche della Sinfonia n.6 in fa maggiore di Ludwig van Beethoven, la cosiddetta Pastorale. Una sinfonia scritta nel 1808 in cinque movimenti a ciascuno dei quali i musicista tedesco dà un titolo: Risveglio dei sentimenti all’arrivo in campagna, Scena al ruscello, Contadini in festa, Temporale e Canto pastorale, gioia e riconoscenza dopo il temporale. Anche qui una storia, meglio, cinque storie da raccontare ai più piccoli: un paesaggio di campagna, un ruscello che scorre, un cielo che minaccia pioggia, ma soprattutto la descrizione dei sentimenti che queste visioni suscitano. Un passo in più, dunque per “raccontare” la musica ai più piccoli. Riccardo Chailly con l’orchestra del Gewandhaus di Lipsia, formazione che ha diretto a lungo, prova a restituire Beethoven come lo si ascoltava ai tempi di Beethoven, proponendo tutte le sue Sinfonie con i metronomi originali (ovvero con i tempi e i ritmi di esecuzione voluti dal compositore) così come indicato in partitura. Così, in questa incisione Decca, anche la Pastorale suona nuova.

15. Children’s classics. Pagine di Leopold e Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Schubert, Robert Schumann, Johannes Brahms, Claude Debussy, Maurice Ravel, Sergey Prokof’ev, Edward Elgar, Francis Poulenc, George Gershwin. Naxos

Tanta musica sinfonica, da Mozart a Gershwin. La propone Naxos in un doppio cd, Children’s classics, che raccoglie molte pagine del grande repertorio da ascoltare in famiglia. Ci sono le Kinderszenen, le Scene d’infanzia di Robert Schumann e la Ninna nanna di Johannes Brahms, c’è la Sinfonia dei giocattoli di Leopold Mozart e ci sono le Variazioni su Ah, vous dirai-je, maman, scritte dal figlio di Leopold, il celeberrimo Wolfgang Amadeus che si è divertito a giocare con una canzone francese. Tante favole in musica come Ma mère l’oye di Maurice Ravel e la suite dalla Cenerentola, balletto di Sergey Prokof’ev, Hansel und Gretel di Engelbert Humperdinck e Babar il piccolo elefante di Francis Poluenc. E poi le Falene e farfalle dal The wand of youth, la musica per i giochi dei bambini di Edward Elgar e il Children’s corner di Claude Debussy sino alla Ninna nanna di George Ghershwin.

16. Mozart per i bambini. Pagine di Wolfgang Amadeus Mozart. Sony classical

Pagine scritte appositamente per i più piccoli. E pagine scritte per i grandi, ma che possono accompagnare il tempo dei bambini. Il tempo dei giochi e il tempo del riposo, come suggeriscono i due “capitoli” del cd Mozart per i bambini pubblicato da Sony classical. Pagine del compositore di Salisburgo per fare da sottofondo ai giochi o per accompagnare verso la notte. Brani celebri proposti da grandi orchestre come i Wiener philharmoniker, la Boston symphony orchestra e la Cleveland orchestra e da interpreti come Colin Davis, James Levine, Pinchas Zukermann, Maria Tipo, Alicia de Larrocha. Il ratto dal serraglio, Le nozze di Figaro, la Picola serenata notturna, il finale della Sinfonia n.33, la Marcia alla turca della Sonata per pianoforte K531 e il Concerto per corno n.4 per il tempo dei giochi. Per accompagnare verso il riposo notturno, invece, la Marcia dei sacerdoti del Flauto magico, i Bei momenti della Contessa delle Nozze di Figaro e i tempi lenti della Serenata Gran partita, del Quintetto per clarinetto K 581, del Concerto per violino n.3 e del Concerto per pianoforte n.21.

17. Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart. Orchestra e coro dell’Accademia del Teatro alla Scala. Direttore Adam Fischer. Regia di Peter Stein. Con Fatma Said, Martin Piskorski, Yazmin Ozkan, Martin Summer, Till von Orlowsky. Unitel CMajor

Una favola, per grandi e piccoli. Che, ad ogni età, racconta qualcosa sulla vita. È Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart che inizia con l’uccisione da parte del principe Tamino di un feroce drago. Poi arriva Papageno, uno strano personaggio che con il suo flauto magico addomestica gli uccelli. Una favola che Mozart mette in musica nel 1791 per Vienna su libretto di Emanuel Schikaneder. Personaggi di fantasia come Tamino e Pamina, Papageno e Papagena, Sarastro e la Regina della Notte per raccontare, tra sorriso e un po’ di paura (che c’è sempre nei racconti per l’infanzia) il passaggio all’età adulta, tema tipico di tante favole. Molta favola nella regia di Peter Stein per Il flauto magico proposto nel 2016 al Teatro alla Scala con i giovani dell’Accademia diretti da Adam Fischer. In un dvd Unitel CMajor l’opera mozartiana da vedere tutta d’un fiato o in più “puntate”. Opera cantata e parlata (perché accanto ai brani musicali ci sono dialoghi) in tedesco, comprensibile, però, grazie ai sottotitoli in italiano che possono essere letti da un adulto che fa così da narratore.

18. La Cenerentola di Gioachino Rossini. Orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma. Direttore Alejo Pérez. Regia di Emma Dante. Con Serena Malfi, Juan Francisco Gatell, Alessandro Corbelli, Vito Priante. RaiCom CMajor

Un’altra favola. Anzi, una delle favole più famose, Cenerentola. Anche questa del napoletano Giambattista Basile (poi riscritta da Charles Perrault e dai fratelli Grimm) è diventata un’opera lirica. L’ha scritta nel 1817 Gioacchino Rossini. A differenza della fiaba cui siamo abituati Cenerentola, che qui si chiama Angelina e ha un patrigno invece di una matrigna, non perde la scarpetta di cristallo, ma un bracciale, chiamato smaniglio. Sarà quello a consentire al principe Ramiro di ritrovare la bellissima ragazza che si era presentata al suo ballo. Niente fata madrina, ma uno strano personaggio chiamato Alidoro. Gag divertenti nell’opera del musicista di Pesaro che in qualche modo si è inventato il rap: basta ascoltare le arie di Don Magnifico (il patrigno) o di Dandini (l’aiutante del principe) che mettono una in fila all’altra una serie velocissima di parole, proprio come nel rap e nella trap. Alla fine, come dice il sottotitolo dell’opera, trionfa la bontà con Angelina che sposa il principe perdonando il patrigno e le sorellastre per il male che le hanno fatto. Ecco una Cenerentola raccontata come una favola dei nostri giorni all’Opera di Roma dalla regista palermitana Emma Dante. Uno spettacolo popolato di strani personaggi che arriva in un dvd RaiCom CMajor, con Serena Malfi e Juan Francisco Gatell nelle parti di Cenerentola e del principe.

19. L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Orchestra Gli originali e coro Donizetti opera. Direttore Riccardo Frizza. Regia di Frederic Wake-Walker. Con Caterina Sala, Javier Camarena, Roberto Frontali, Florian Sempey. Dynamic

La storia non è tratta da una favola, ma da un lavoro teatrale, di un autore francese che si chiamava Eugene Scribe e aveva scritto una commedia intitolata Il filtro. Che è L’elisir d’amore che Gaetano Donizetti racconta nella sua opera più famosa, scritta dal compositore di Bergamo nel 1832. Una favola che racconta l’amore di Nemorino, un ingenuo contadino, per Adina, bella e furba, innamorata di un soldato, Belcore. Nemorino pur di ottenere la mano della ragazza fa di tutto, persino bere una strana bevanda, l’elisir d’amore appunto, che gli vende il dottor Dulcamara, un imbroglione che fa passare per pozione magica del semplice vino. Alla fine, tra molte disavventure, Nemorino riuscirà a far innamorare Adina, anche senza elisir. Melodie orecchiabilissime e famose come Una furtiva lagrima che Donizetti scrive, come racconta la leggenda, in poche settimane. Bergamo, la città di Donizetti, da anni dedica al suo illustre concittadino un festival, il Donizetti opera. E nel 2021 ha messo in  scena un Elisr d’amore che il regista Frederic Wake-Walker ha voluto ambientare proprio nella città lombarda, sulla piazza davanti al Teatro Donizetti negli anni Cinquanta. Una festa di piazza, con tanto di palloncini e burattini, perché anche il pubblico è coinvolto nell’opera, cantando insieme al coro la canzone che apre il secondo atto. In un dvd Dynamic la registrazione dello spettacolo diretto da Riccardo Frizza con un’orchestra che suona su strumenti originali del 1832 per far ascoltare il suono che Donizetti ascoltava quando vedeva in scena il suo Elisir.

20. Suite da La bella addormentata, Il lago dei cogni e Lo schiaccianoci di Petr Il’ic Cajkovskij. Berliner philharmoniker. Direttore Mstislav Rostropovich. Deutsche grammophon

Anche i balletti spesso raccontano delle favole. Spesso a lieto fine, altre volte un po’ più tristi come succede con Giselle o con Il lago dei cigni. E proprio il balletto di Petr Il’ic Cajkovskij è una delle tre pagine contenute in uno storico disco della Deutsche grammophon che raccoglie le suite dai tre balletti più famosi del compositore russo: La bella addormentata, Lo schiaccianoci e appunto Il lago dei cogni. Li dirige un grandissimo musicista russo, Mstislav Ropstropovic, violoncellista che nel 1989, quando cadde il Muro di Berlino, corse nella città tedesca per suonare sulle macerie del muro che divideva l’Occidente dai paesi che erano sotto l’influenza dell’Unione sovietica. È significativo che Rostropovic, che si rifugiò negli Stati Uniti in dissenso con il regime di Mosca, in questo disco diriga i balletti di Cajkovskij proprio con un’orchestra di Berlino, i famosissimi i Berliner philharmoniker, una delle migliori formazioni al mondo. La malinconia del Lago dei cigni, la favola de La bella addormentata e la magia del Natale nello Schiaccianoci, pagine da ascoltare magari leggendo le fiabe da cui sono tratte.

Bonus. The Disney book. Royal philharmonic orchestra. Direttore Robert Ziegler. Pianoforte Lang Lang. Deutsche grammophon

Walt Disney ha voluto che le sue versioni in cartoni animati delle favole avessero come colonna sonora le musiche che i grandi compositori della classica avevano scritto nel tempo per raccontare queste favole. È il caso de La bella addormentata dove le musiche che raccontano la storia di Aurora, di Malefica e del principe Filippo che risveglia la Bella, sono proprio quelle del balletto di Cajkovskij. Non solo, c’è un film animato, Fantasia, che è tutto musicale (nessuna parola) e vede Topolino e gli ippopotami raccontare una storia sulle grandi pagine di Beethoven, Musorgskij, Cajkovskij, Ponchielli, dirette da Leopold Stokowski con la Philadelphia orchestra. Il pianista cinese Lang Lang, acclamato interprete di Bach, Beethoven, Mozart e Chopin, pubblica con Deutsche grammophon The Disney book, un disco che presenta nuove versioni di canzoni tratte da Pinocchio, Il Libro della Giungla, Frozen, Encanto. Molte le collaborazioni che Lang Lang ha voluto: Andrea Bocelli canta You’ll be in my heart da Tarzan, Jon Batiste rivisita la sua colonna sonora di Soul, il cantautore colombiano Sebastián Yatra si cimenta con Dos Oruguitas da Encanto.  Ci sono poi il chitarrista Miloš, il suonatore cinese di erhu Guo Gan e la moglie di Lang Lang, Gina Alice. Tutti con la Royal philharmonic orchestra diretta da Robert Ziegler.

Dieci dischi per chi è appassionato di musica classica

21. Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach. The Amsterdam baroque orchestra and choir. Solisti Elisabeth von Magnus, Lisa Larsson, Christoph Prégardien, Klaus Mertens. Direttore Ton Koopmann. Erato

Subito un classico. Una musica che racconta il Natale. «Nell’Oratorio di Natale di Bach vediamo un uomo felice che festeggia la nascita di un bambino E lui padre di venti figli sapeva cosa vuol dire». Ton Koopman racconta così la grande pagina che il compositore tedesco ha scritto nel 1734, un ciclo di sei cantate eseguite in sei giorni tra Natale e l’Epifania. Musica originale, musica scritta in precedenza per cantate profane e corali dalla Passione secondo Marco (andata perduta) risuonano nel Weihnachtsoratorium, pagine per le quali Bach ha predisposto un nuovo testo, illuminando quelle note di una nuova luce. Quella del Natale. Erato ha pubblicato la storia esecuzione di Ton Koopman, interprete di riferimento per Bach, insieme ai musicisti dell’Amsterdam baroque orchestra and choir e le voci di Elisabeth von Magnus, Lisa Larsson, Christoph Prégardien, Klaus Mertens.

22. Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven. Wiener philharmoniker. Konzertvereingung Wiener Staatsopernchor. Solisti Rosa Feola, Alisa Kolosova, Dmitry Korchak, Ildar Abdrazakov. Direttore Riccardo Muti. Unitel

Musica sacra, ma plasmata su pagine profane. Musica sacra sui generis anche quella della Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven, ispirata, certo. Sicuramente non conforme alle regole liturgiche. Riccardo Muti ha aspettato una vita prima di mettere la grande pagina beethoveniana sul leggio. Lo ha fatto per la prima volta nell’estate del 2021 quando l’ha diretta con i Wiener philharmoniker, il Konzertvereingung Wiener Staatsopernchor e le voci di Rosa Feola, Alisa Kolosova, Dmitry Korchak, Ildar Abdrazakov. Unitel pubblica in dvd e blue-ray il concerto tenuto a cavallo di Ferragosto del 2021 (appuntamento fisso nel cartellone del Festival di Salisburgo per il direttore) nella Sala grande del Festspielhaus. Lettura intensa e profonda quella di Muti della pagina che Beethoven iniziò a scrivere nel 1818 per l’intronizzazione del suo allievo l’Arcidura Rodolfo d’Asburgo-Lorena ad arcivescovo di Olmutz, cerimonia avvenuta nel 1820. Una pagina che Beethoven, però, completò solo cinque anni dopo senza, tra l’altro, ascoltarla mai dal vivo in un’esecuzione integrale. La prima avvenne nell’aprile del 1824 a San Pietroburgo dopo che tre parti della Missa, il Kyrie, il Credo e l’Agnus Dei vennero proposti il 7 maggio del 1824 a Vienna nella stessa sera in cui si ascoltò per la prima volta la Nona sinfonia.

23. Messa di Gloria di Gioachino Rossini. orchestra e coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Solisti Eleonora Buratto, Teresa Iervolino, Lawrence Brownlee, Michael Spyres, Carlo Lepore. Direttore Antonio Pappano. Warner classics

«La Messa di Gloria è una massa di luce. Rossini si è sempre connesso intensamente al suo pubblico nel suo modo inimitabile. I solisti hanno bisogno di cantare con fervore spirituale e grande sicurezza per comunicare l’impavido rapporto con Dio del compositore. L’opera è una celebrazione, una lode alla gloria di Dio nella quale Rossini si rivolge a Dio con occhi aperti, viso aperto e braccia aperte». Antonio Pappano parla così della Messa di Gloria che il musicista di Pesaro ha scritto nel 1820 per l’Arciconfraternita di San Luigi, eseguita per la prima volta nella chiesa di San Ferdinando a Napoli. Sessanta minuti di musica che comprendono, però, solo due delle cinque parti canoniche della Messa, il Kyrie e il Gloria che arrivano nella loro spiccata teatralità, caratteristica alla quale Rosini non rinunciava, nemmeno scrivendo musica sacra – basta pensare allo Stabat Mater. Pagina che Pappano ha inciso per Warner classics con orchestra e coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e le voci di Eleonora Buratto, Teresa Iervolino, Lawrence Brownlee, Michael Spyres e Carlo Lepore.

24. Berliner Messe di Arvo Pärt, Stabat Mater di Francis Poulenc, Sinfonia di Salmi di Igor Stravinskij. Orchestra e coro della Bayerischen rundfunk. Soprano Genia Kühmeir. Direttore Mariss Jansons. Br klassik

Il scaro. Messo in musica dal Novecento. Con la sua forza dirompente. E con il suo carico di dubbi e di tormenti. Tre pagine spirituali. Intrise delle inquietudini del secolo scorso: la Berliner Messe di Arvo Pärt del 1990, lo Stabat Mater di Francis Poulenc del 1950 e la Sinfonia di Salmi di Igor Stravinsky del 1930. Le ha dirette Mariss Jansons con orchestra e coro della Bayerischen rundfunk, la Radio bavarese e la voce del soprano salisburghese Genia Kühmeir. Una pagina commissionata a Pärt dalla Conferenza episcopale tedesca la Berliner Mass, nata per quattro voci e organo e poi riorchestrata nel 1997 dal compositore estone per orchestra d’archi, Il cattolico Poulenc, che si è spesso ispirato a temi sacri per la sua musica (si pensi al capolavoro che sono i Dilogues des carmelites), scrive il suo Stabat Mater in seguito alla morte di un amico: pensava ad un Requiem il compositore francese che, però, ha preferito mettere in musica il dolore di Maria sotto la croce dopo un pellegrinaggio alla Madonna Nera di Rocamadour. Un classico la Sinfonia di Salmi che Stravinskij scrive mettendo in musica l’Exaudi orationem meam dal Salmo 38, l’Expectans expectavi Dominum dal Salmo 40 e il Laudate Dominum dal Salmo 150.

25. Sinfonie di Gustav Mahler. Orchestra e coro della Bayerischen rundfunk. Direttore Mariss Jansons. Br klassik

Pagine sacre, perché parlano dell’uomo (e non solo perché attingono, in alcuni casi a testi ispirati), sono anche le Sinfonie di Gustav Mahler. Musica e parole – perché il compositore austriaco porta alle estreme conseguenze la commistione tra canto e suono nel suo percorso sinfonico – per raccontare un percorso di vita e una visione del mondo: cinque pagine solo sinfoniche, quattro dove la parola si fa musica e una pagina incompiuta. Ecco le Sinfonie di Mahler, proposte da Br klassik nell’interpretazione che, nel corso degli anni, ha dato Mariss Jansons (scomparso nel 2019) con orchestra e coro della Bayerischen rundfunk di Monaco di Baviera. un cofanetto di dodici cd con le nove Sinfonie, ma anche con registrazioni inedite delle prove. Le voci di Anja Harteros e Bernarda Fink per la Seconda sinfonia Resurrezione, quella di Natalie Stutzman per la Terza, il soprano Miah Persson per La vita celestiale, una squadra con Christine Brewer, Anna Prohaska, Twyla Robinson, Janina Baechle, Mihoko Fujimura, Johan Botha, Michael Volle e Ain Anger per la monumentale Ottava dove all’inno del Veni Creatori segue la scena finale del Faust di Goethe. Apoteosi della sinfonia cantata, alla quale farà seguito la vertigine tutta sonora della Nona.

26. Sinfonie di Jean Sibelius. Oslo philharminic. Direttore Klaus Mäkelä. Decca

Nove sinfonie e la Decima incompiuta per Gustav Mahler. Otto per Jean Sibelius, ma dell’Ottava ci sono solo frammenti perché, si pensa, il compositore bruciò il suo lavoro durato, peraltro, a lungo, dagli anni Venti al 1938. Il “racconto” del compositore finlandese esce per Decca nell’interpretazione della Oslo philharminic con la bacchetta di Klaus Mäkelä, anche lui finlandese come Sibelius. Il 26enne direttore d’orchestra di Helsinki, che dal 2027 guiderà il Concertgebow di Amsterdam ed è attualmente direttore musicale dell’Orchestre de Paris, affronta le Sinfonie di Sibelius con la formazione di Oslo di cui è direttore principale. Quattro cd che offrono l’ascolto dei frammenti dell’Ottava e di Tapiola, poema sinfonico scritto da Sibelius nel 1926.

27. Sinfonie di Robert Schumann. Staatskapelle Berlino. Direttore Daniel Barenboim. Deutsche grammophon

Un altro ciclo di Sinfonie. Le quattro di Robert Schumann. Le pubblica la Deutsche grammophon come omaggio a Daniel Barenboim per gli 80 anni che il musicista argentino ha compiuto il 15 novembre. «Se Brahms non fosse esistito, saremmo molto più poveri, ma la storia della musica sarebbe andata più o meno allo stesso modo. Ma Beethoven e Schumann hanno reso possibili Wagner e Mahler. Schumann è stato storicamente uno dei più importanti compositori del diciannovesimo secolo» dice Barenboim che dirige le Sinfonie del compositore tedesco con la Staatskapelle di Berlino. Un’incisione live realizzata alla Staatsoper unter den Linden della capitale tedesca. Un viaggio nell’universo sinfonico di Schumann che scrisse le sue partiture tra il 1841 (e subito dopo la Prima iniziò a lavorare a quella che sarebbe diventata poi la Quarta) e il 1851.

28. Accordion for Beethoven. Musiche di Ludwig van Beethoven, trascrizioni ee esecuzioni alla fisarmonica di Patrizia Angeloni, Ivano Battiston, Ivano Paterno, Umberto Turchi. Strumenti e musica

Due anni fa, in piena pandemia, si celebravano i 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven. Strumenti&Musica ha festeggiato il compleanno del compositore tedesco dando corpo ad un progetto di Patrizia Angeloni, una serie di trascrizioni di pagine beethoveniane per fisarmonica. Ecco Accordion for Beethoven che ha visto Patrizia Angeloni insieme a Ivano Battiston, Ivano Paterno e Umberto Turchi trascrivere ed eseguire alla fisarmonica Sei Variazioni su Nel cor più non mi sento dalla Bella Molinara di Paisiello, Ich liebe dich, Piccoli Pezzi, Adelaïde, Preludio, Fünf Stücke für Flötenuhr e Schöne Minka. In Adelaide, alla fisarmonica si unisce la voice del soprano Liana Maeran mentre il flauto di Roberto Fabbriciani impreziosisce Ich liebe dich. Una scelta curiosa, e sicuramnete stimolante per chi ama la calssica e vuole rileggere Beethoven sotto una nuova luce, quella di riproporre alcune pagine del compositore attraverso il suono della fisarmonica, strumento che getta le sue origini nel brevetto dell’akkordeon che Cyrill Demian registrava a Vienna nel 1829, due anni dopo la morte di Beethoven, avvenuta proprio nella capitale austriaca.

29. Piano sonatas di Wolfgang Amadeus Mozart. Pianoforte Robert Levin. Ecm

Mozart come lo suonava Mozart. E come lo sentiva suonare Mozart, quando componeva seduto al suo fortepiano. Perché il progetto di Robert Levin, pianista e musicologo statunitense, docente presso l’Accademia di musica antica di Cambridge, è quello di far risuonare in modo tutto nuovo e inaspettato la musica del compositore salisburghese. Ecco allora Piano sonatas pubblicato da Ecm dove Levine ha registrato le diciotto Sonate per pianoforte (raccolte in sette cd) eseguendole sul fortepiano del compositore un Anton Walter del 1782, un pianoforte con meno tasti e ottave dal suono squillante, sul quale Mozart compose una quarantina delle sue partiture. Un lavoro non solo “estetico” sul suono, plasmato sulle usanze della pratica esecutiva della Prima scuola viennese, ma anche musicologico perché Levine popone anche frammenti incompiuti del compositore che lui stesso ha completato. Lavoro che viene illustrato nell’ampio libretto che accompagna le incisioni nel quale trova spazio un ampio saggio del direttore del Mozarteum di Salisburgo Ulrich Leisinger.

30. A gathering of friends. Musiche di John Williams. New York philharmonic. Violoncello Yo-Yo Ma. Direttore John Williams. Sony classical

Lo hanno chiamato un raduno di amici, A gathering of friends. John Williams, il popolare compositore di colonne sonore da Star Wars  a Harry Potter e il violoncellista Yo-Yo Ma pubblicano con Sony il concerto che celebra quarant’anni di amicizia e collaborazione. La musica per il cinema, ma anche le pagine classiche, partiture che il compositore premio Oscar novantenne ha scritto proprio per il violoncellista statunitense. Qui si ascolta il Cello concerto, rivisto per l’occasione da Williams. Che è sul podio della New York philharmonic. Con la quale propone poi, affiancato dal chitarrista Pablo Sáinz-Villegas e dell’arpista Jessica Zhou, pagine dalla Colonna Sonora di Schindler’s List, il film capolavoro di Steven Spielberg. «Sono cinquant’anni che lavoro con il signor Spielberg e lui è tante cose, regista, produttore, scrittore, ha i suoi studios. Ma c’è una cosa che non è: non è un uomo a cui puoi dire no» dice Williams, cinque volte Premio Oscar dopo aver collezionato 52 nomination. «Ritirarmi? Non ci penso» racconta spiegando di scrivere ancora con la matita sui fogli di carta.

Dieci “mai più senza” per scoprire lirica e classica

31. Magnificat di Johann Sebastian Bach. Collegium vocale Gent e La chapelle royale. Direttore Philippe Herreweghe. Harmonia Mundi

Insieme al Gloria, il canto degli angeli, il Magnificat è il canto di Natale per eccellenza. La lode che Maria fa a Dio che «grandi cose ha fatto in me» rendendola madre di Gesù. Il Magnificat da sempre messo in musica dai grandi compositori di ogni tempo. Lo ha fatto anche Johann Sebastian Bach che ha fatto di tutta la sua musica e della sua vita una lode a Dio. Soli Deo gloria la frase con cui il compositore di Lipsia chiudeva ogni sua partitura. La gloria che canta Maria in questa pagina, una cantata scritta da Bach nel 1723 per i Vespri di Natale nella Thomaskierche di Lipsia e rimaneggiata nel 1733. Un brano imponente, per orchestra, coro a cinque voci e cinque solisti. Dodici “capitoli” per ripercorrere la preghiera di Maria con un’introduzione, un’aria e un corale. Atmosfere “natalizie” che uno specialista di Bach come Philippe Herreweghe restituisce con i complessi del Collegium vocale Gent e de La chapelle royale nell’incisione di Harmonia Mundi.

32. Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi. Orchestre de chambre de Lausanne. Direttore e violino solista Renaud Capuçon. Erato

Dici musica classica e una delle prime pagine che viene in mente anche a chi non conosce tutto di questo mondo sono Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi. Vuoi perché è stata abbondantemente usata dagli spot pubblicitari – quante pagine di musica fanno questa fine, remixate ad hoc per pubblicizzare un detersivo o un profumo. Vuoi perché magari in un passaggio tv di qualche esecuzione la nostra attenzione è stata catturata dalla musica di Vivaldi… capace di raccontare il freddo dell’inverno e i campi di grano assolati dell’estate. Musica descrittiva, certo. Musica che racconta. Musica di grande fattura che è una sorta di grande concerto per violino e orchestra, tanto che le Stagioni di Vivaldi (dalle quali poi, nel tempo, diversi compositori hanno preso spunto per scrivere le loro Stagioni, ad esempio Astor Piazzolla) sono il cavallo di battaglia di grandi interpreti. Renaud Capuçon le ha incise per Erato con i suoi musicisti dell’Orchestre de chambre de Lausanne.

33. Sinfonie di Ludwig van Beethoven. Berliner philharmoniker. Direttore Claudio Abbado. Deutsche grammophon

C’è la pagina con l’inizio più famoso di tutta la storia della musica, quattro note ribattute che tutti almeno una volta abbiamo canticchiato. Le note che aprono la Quinta. C’è la Marcia funebre dell’Eroica. C’è la melodia che racconta la campagna della Pastorale. E poi c’è l’Inno alla gioia della Nona, quello che invita alla fraternità ed è diventato l’inno dell’Europa. Le Sinfonie di Ludwig van Beethoven sono le hit della musica classica. Popolari, popolarissime, tanto da diventare anche dei “singoli”. Detto così sembra forse irriverente, ma racconta bene quanto anche la musica classica possa essere popolare. Ecco allora che chi vuole avere una mappa per orientarsi nel mondo della musica classica non può non passare da qui, dalle nove pagine che il musicista tedesco ha scritto tra il 1799 e il 1824, ispirate a Mozart le prime (lo si sente chiaro) con un marcato stile quelle dalla Terza in poi, lo stile beethoveniano fatto di improvvisi scarti di tempo e di volume. Pagine che sono capitoli di un grande romanzo, da leggere/da ascoltare tutte d’un fiato. O da prendere una alla volta… da ascoltare e riascoltare per entrare nel mondo del compositore. Con una grande esecuzione come lo è sicuramente quella lasciata da Claudio Abbado con i Berliner philharmoniker per Deutsche grammophon. E non solo un’incisione, ma due, a distanza di tempo, del ciclo delle Nove sinfonie.

34. Concerto di Capodanno 2021. Musiche della famiglia Strauss. Wiener philharmoniker. Direttore Riccardo Muti. Sony classical

Per tanti, tantissimi, un miliardo di persone in tutto il mondo, il Concerto di Capodanno di Vienna è un appuntamento irrinunciabile di ogni 1 gennaio. Per iniziare bene l’anno, facendosi gli auguri sulle note dei valzer della famiglia Strauss. Gli immancabili bis di Sul bel Danubio blu e della Marcia di Radetzky che ti fa venire voglia di battere le mani anche da casa. E poi pagine dalle operette viennesi, pagine scritte per i balli nei palazzi della capitale austriaca da Johann Strauss padre, Johann Strauss figlio, Josef Strauss… che raccontano di feste, di boschi, di cavalcate, di fiumi che scorrono, di amori che nascono, di pianeti… della vita, insomma. Con una leggerezza che fa rima con una grande scrittura e una grande sapienza musicale. Una tradizione, quella del Concerto di Capodanno nella Sala d’oro del Musikverein di Vienna, che i Wiener philharmoniker hanno iniziato nel 1939 con il direttore Clemens Krauss. Eseguito anche durante gli anni della guerra il Neujahrskonzert ha visto sul podio le più grandi bacchette di sempre, da Willy Boskovsky a Herbert von Karajan, da Lorin Maazel a Carlos Kleiber, da Zubin Mehta a Daniel Barenboim. E, naturalmente, agli italiani, Claudio Abbado e Riccardo Muti, per ben cinque volte sul podio del Musikverein. L’ultima nel 2021. E come ogni anno Sony (e prima altre storiche etichette) ha pubblicato (a tempo di record, perché esce già pochi giorni dopo il 1 gennaio) la registrazione del concerto.

35. Sinfonia n.1 in re maggiore Titano di Gusatv Mahler. Orchestra della Bayerischen rundfunk. Direttore Mariss Jansons. Br klassik

Inizia con un suono lunare, un accordo dei violini che ci porta in uno scenario spaziale. Come se stessimo osservando l’universo prima del Big Bang. La Sinfonia n.1 in re maggiore di Gustav Mahler è l’inizio di un viaggio, nel mondo immaginato dal compositore austriaco. E dopo quel suono quasi silenzioso c’è l’esplosione della vita. Il mondo nasce sotto i nostri occhi e ci racconta una storia. Quella che Mahler ha messo nel suo percorso sinfonico, partito nel 1888 quando iniziò a comporre il Titano, questo il tiolo della Prima sinfonia, e conclusosi nel 1910 con la Nona. Un percorso che resterà incompiuto perché la Decima resterà solo abbozzata. Un percorso fatto di pagine “sacre”, perché parlano dell’uomo. Musica e parole nelle pagine di Mahler che in molte sinfonie sceglie non solo la musica, ma anche il canto. Per iniziare il percorso mahleriano ecco che la partenza deve essere proprio la Sinfonia n.1 in re maggiore, incisa nel 2007 (e ora rimasterizzata da Br klassik) da Mariss Jansons (scomparso nel 2019) con l’orchestra della Bayerischen rundfunk di Monaco di Baviera.

36. Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Con Hermann Prey, Teresa Berganza, Luigi Alva, Enzo Dara, Paolo Montarsolo. Orchestra e coro del Teatro alla Scala. Direttore Claudio Abbado. Regia, scene e costumi di Jean-Pierre Ponnelle. Deutsche Grammophon

Torniamo indietro. Dal Novecento di Mahler all’Ottocento di Rossini. Per il primo dei cinque titoli lirici. E l’opera lirica più famosa, sicuramente, è Il barbiere di Siviglia del compositore di Pesaro. Che ogni volta raccoglie un grandissimo successo. Per la sua freschezza, la sua leggerezza, la sua capacità di far sorridere. Nonostante alla prima fu un terribile flop. Perché il 20 febbraio del 1816 al Teatro Argentina per Gioacchino Rossini, che allora aveva appena 24 anni, ci furono solo fischi. Roba da non credere se si pensa che oggi il «Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giù» lo canticchia anche chi non ha mai sentito un’opera. Perché è diventato un brano pop. L’opera più opera che il compositore di Pesaro trasse da una commedia, datata 1775, di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais, fu fischiata alla prima perché il pubblico del 1816 forse si dimostrò diffidente nei confronti di quello che oggi chiameremmo un remake. Perché in circolazione c’era già un altro Barbiere di Siviglia, composto nel 1782, solo trentaquattro anni prima, da Giovanni Paisiello (qualcuno pensa che l’insuccesso della prima fu dovuto agli ammiratori di Paisiello, giunti a Roma solo per contestare Rossini) per San Pietroburgo e in breve diventato popolarissimo in tuta Europa. Titolo che oggi non si sente più, oscurato dalla fama mondiale del Barbiere di Rossini. Un super classico è l’allestimento pensato negli anni Settanta da Jean-Pierre Ponnelle per il Teatro alla Scala (e ogni tanto lo si rivede in scena, a distanza di cinquant’anni) e diretto da Claudio Abbado. Talmente classico da diventare anche un film, diretto dallo stesso Ponnelle con un gusto molto teatrale e con il cast delle recite scaligere: Hermann Prey (Figaro), Teresa Berganza (Rosina), Luigi Alva (il Conte d’Almaviva), Enzo Dara (Don Bartolo) e  Paolo Montarsolo (Don Basilio).

37. Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. Con Thomas Allen, Jorma Hinninen, Kathleen Battle, Margaret Price, Ann Murray, Kurt Rydl, Mariana Nicolesco. Wiener philharmoniker. Konzertvereingung Wiener Staatsopernchor. Direttore Riccardo Muti. Emi

Stando al linguaggio cinematografico oggi parleremo di sequel. Peccato che Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart siano state scritte nel 1786, trent’anni prima del Barbiere rossiniano. Ma il soggetto da cui è tratto è sempre una commedia di Beaumarchais che, come in una serie tv segue le vicende del personaggio, popolarissimo alla fine del Settecento, quel Figaro che prima è barbiere e poi servo del Conte di Almaviva che ha sposato la sua Rosina. Ecco l’inizio delle Nozze di Figaro di Mozart. Nozze complicate perché il Conte, stanco della moglie, vorrebbe portarsi a letto Susanna, promessa sposa di Figaro. L’opera perfetta quella di Mozart. Che oggi sarebbe un proclama sindacale per dire che non ci devono essere padroni tiranni e lavoratori subalterni. Perché la partitura racconta lo scontro tra un padrone e il suo servo. Un opera da ascoltare dopo il Barbiere rossiniano. Come un sequel. Ma anche come quattro puntate (se si ascolta un atto alla volta) puntate di una stagione di una serie tv. Storica edizione delle Nozze mozartiane è quella incisa per Emi da Riccardo Muti con i Wiener philharmoniker (l’orchestra di Vienna suona ogni anno al Festival di Salisburgo, la città di Mozart) e le voci di Thomas Allen (Figaro), Jorma Hinninen (il Conte d’Almaviva), Kathleen Battle (Susanna), Margaret Price (la Contessa), Ann Murray (Cherubino), Kurt Rydl (Bartolo) e Mariana Nicolesco (Marcellina).

38. La traviata di Giuseppe Verdi. Con Lisette Oropesa, René Barbera, Lester Lynch. Dresden philharmonie. Sächischer staatsopenchor Dresden. Direttore Daniel Oren. Pentatone

Se Il barbieredi Siviglia è l’opera più popolare, La traviata di Giuseppe Verdi è quella più eseguita ogni anno nel mondo. Non ha rivali. La storia di Violetta (che Francesco Maria Piave, il librettista di Verdi, prende dal romanzo La signora delle camelie di Alexander Dumas) sa ancora emozionare, sa ancora far piangere. Tiolo che ebbe un effetto deflagrante il 6 marzo del 1853 quando andò in scena per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia. Uno scandalo. Perché chi sino ad allora era abituato a vedere in scena storie in musica ambientate nel passato per la prima volta si trovava di fronte una storia contemporanea: i cantanti avevano gli stessi abiti di chi sedeva in platea. Fischi (come è capitato spesso nella storia della musica ai grandi capolavori) per quella che sarebbe diventata l’opera più rappresentata della storia. Il Libiamo che è diventato la colonna sonora dei brindisi, i Bollenti spiriti trasformati in espressione proverbiale, come l’Addio del passato. Un grande banco di prova per l’interprete femminile, il soprano chiamato a vestire i panni di Violetta. In questa edizione pubblicata da Pentatone la prostituta redenta dall’amore è Lisette Oropesa. Daniel Oren, sul podio della Dresden philharmonie, guida le voci di René Barbera che è Alfredo e Lester Lynch che è Giorgio Germont.

39. Tosca di Giacomo Puccini. Con Maria Callas, Tito Gobbi, Renato Cioni. Orchestra e coro della Royal opera house Covent Garden di Londra. Direttore Carlo Felice Cillario. Warner classics.

Nella classifica delle opere più amate e più rappresentate non può mancare la Tosca di Giacomo Puccini. Un drammone, una stria avvincente di amore e di morte. Ma non solo. La prima musica del XX secolo. Perché il Novecento musicale si inaugura con la Tosca di Puccini che va in scena il 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Stessa città dove è ambientata l’opera che il compositore toscano scrive ispirandosi al dramma di Victorien Sardou: un giallo, con il ritmo incalzante nella narrazione scandita da alcune tra le più popolari arie della storia del melodramma, da Vissi d’arte a E lucean le stelle. La storia di un pittore, Cavaradossi, innamorato di una cantante, Tosca, della quale è però innamorato il cattivo, Scarpia, capo della polizia della Roma papalina del primo Ottocento: l’opera è ambientata il 14 giugno del 1800, nel giorno in cui Napoleone ottiene la vittoria a Marengo (episodio citato nel secondo atto). Inutile dire che il cattivo mette ai due innamorati i bastoni tra le ruote, ma finisce… meglio, però, non svelare il finale. Un banco di prova per gli interpreti che devono essere cantanti, ma soprattutto attori per rendere credibile la storia. La più grande Tosca di sempre è Maria Callas. Che in questa incisione live dal Covent Garden di Londra del 1964 rivela la sua grande arte di musicista e interprete insuperata. Con lei Tito Gobi (Scarpia) e Renato Cioni (Cavaradossi).

40. Billy Budd di Benjamin Britten. Con Jacques Imbrailo, Toby Spence, Brindley Sherratt, Thomas Oliemans. Orchestra e coro del Teatro Real di Madrid. Direttore Ivor Bolton. Regia di Deborah Warner. BelAir

L’opera nel Novecento, nel pieno del Novecento, si è trasformata. Scomposta. Frammentata. A restituirla nella sua forma più classica il compositore britannico Benjamin Britten. Una nave in mare. Scenario tipico dei romanzi di Herman Melville. Questo lo scenario sul quale si apre il Billy Budd di Britten, tratto proprio da un racconto dell’autore di Moby Dick. Trasformato in libretto per un melodramma da Edward Morgan Forster ed Eric Crozier, va in scena nel 1951 al Covent Garden di Londra. Anche qui, come in tutte le opere di Britten, il tema è quello dell’innocenza violata. Uccisa in questo racconto tutto ambientato a bordo della nave da guerra Indomitable e centrato sul rapporto tra bene e male. Opera tutta al maschile da ascoltare come quando si legge un romanzo d’avventura, tra colpi di scena, ma anche forti emozioni per la sorte del mozzo, interpretato in questa versione, andata in scena al Teatro Real di Madrid, da Jacques Imbrailo. Un dvd pubblicato da BelAir dello spettacolo (bellissimo) della regista britannica Deborah Warner, vincitore dell’Opera Award come miglior spettacolo. In scena, diretti da Ivor Bolton, Toby Spence, Brindley Sherratt, Thomas Oliemans.