Pisa, il teatro Verdi scommette sui giovani

Audizioni aperte a tutti per i cast delle opere in cartellone disegnato da Enrico Stinchelli della Barcaccia di RadioTre Piazzolla, Massenet, Haendel e Rota a prezzi popolari

Un po’ come in un talent di quelli della tv, dove va in scena il vero talento di chi sa fare qualcosa, il Teatro Verdi di Pisa si candida ad essere la casa della nuova generazione di artisti (talenti) lirici. Lo dice la sua presidente, Patrizia Paoletti Tangheroni, riprendendo un vecchio slogan: «A Pisa oltre la Torre c’è di più». C’è il Teatro Verdi, appunto, «che si rilancia, apre una nuova fase guardando alle giovani generazioni di artisti» in una città «rivoluzionaria da sempre, perché qui è nato il Sessantotto italiano, città oggi di giovani, con tanti ragazzi che studiano nelle nostre università e che la sera vengono a teatro» spiega ancora la presidente Paoletti Tangheroni presentando la nuova stagione lirica del Verdi. Disegnata dal direttore artistico, reclutato di recente dal teatro toscano, Enrico Stinchelli.

Un prologo a settembre con la Trilogia popolare di Giuseppe Verdi che lo stesso Stinchelli ha messo in scena come. «Traviata, Rigoletto e Trovatore, tre titoli allestiti in tre settimane, a basso costo e con giovani interpreti in un progetto che attraverso video faceva diventare protagonista la città di Pisa» racconta Stinchelli, storico conduttore de La Barcaccia su RadioTre e ora per la prima volta alle prese con la direzione artistica di un teatro. «Giovani – riflette Stinchelli – è una parola di cui spesso si abusa, lo sappiamo. La nostra volontà è quella di mettere davvero al centro le nuove generazioni, privilegiando quei giovani interpreti che escono dal cosiddetto “sistema opera”, ovvero dalle logiche delle agenzie artistiche. Che pure sono importanti per la tutela e la rappresentanza di cantanti, direttori e registi. Ci sono giovani – lo abbiamo detto più volte alla Barcaccia – che non riescono a farsi conoscere perché si scontrano con il muro dei cosiddetti giochi di agenzie, vedendosi sfuggire di mano la possibilità di debuttare. Da noi può venire chiunque, alle nostre audizioni possono partecipare cantanti rappresentati da agenzie, ma anche artisti che non ne hanno. È facile, pubblichiamo il bando sul nostro sito e sui nostri canali social».

Da febbraio dello scorso anno a Pisa hanno fatto 400 audizioni in presenza e 1200 attraverso video. Per il Giulio Cesare di Haendel che andrà in scena a febbraio «con Sonia Prima che, dopo essere stata Cesare e Sesto, ora si cimenta con il ruolo di Tolomeo», in una settimana sono arrivate 250 candidature da tutto il mondo. «Una novantina li ascolteremo dal vivo, gli altri tramite i video. Video che poi andranno a far parte di un grande archivio al quale attingere per le prossime produzioni» spiega Stinchelli che firmerà la regia anche del Giulio Cesare. «Sarà una festa barocca, scene e costumi d’epoca del viareggino Giacomo Callari, non le giacche che abbiamo visto per tanto tempo e che ormai sono diventate maniera. Vogliamo stupire il pubblico. L’orchestra sarà sul palco ad abbracciare l’azione» racconta Stinchelli anticipando che «il ruolo di Cesare non sarà affidato, come spesso accade, ad un controtenore (che pure nel cast ci sarà insieme a soprano e contralto), ma ad un baritono di agilità sulla scia di quello che fece Fischer-Dieskau: stiamo pensando a Christian Senn o a Giorgio Caoduro».

Dopo la Tragédie de Carmen, adattamento dell’opera di Bizet fatto da Peter Brook e proposto nei giorni scorsi con la regia di Serena Sinigaglia, a dicembre andrà in scena Maria de Buenos Aires, omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della nascita: Martina Belli protagonista, sul podio Jacopo Rivani, Davide Vendramin al bandoneon e spettacolo (in coproduzione con Ravenna festival e il Comunale di Ferrara) di Carlos Branca. A gennaio arriva il Werther di Massenet del Circuito lirico lombardo e, dopo il Giulio Cesare, la stagione lirica si chiude a marzo (per continuare poi in estate all’aperto) con Napoli milionaria che Nino Rota ha scritto ispirandosi ad Eduardo, allestimento del 2013 di Fabio Sparvoli che arriva da Lucca, Jonathan Brandani sul podio.

«Abbiamo raddoppiato i titoli con lo stesso budget. E oggi Pisa è tornato ad essere un teatro che produce» spiega la presidente del Verdi Patrizia Paoletti Tangheroni, mentre Stinchelli ricorda che «i teatri di tradizione, come siamo noi, non hanno ricevuto nemmeno le briciole dei 110 milioni di euro stanziati dal ministero per ripianare i 350 milioni di debiti delle fondazioni lirico-sinfoniche. E quando ho poresentato il mio progetto al cda del teatro dissi: Dobbiamo fare come Rossella O’Hara che stacca la tenda per farsi il vestito… altrimenti non andiamo alla festa». E per scongiurare il rischio che «dopo la pandemia il pubblico non torni a teatro perché “tanto c’è lo streaming”» il Verdi mette in atto una politica dei prezzi che consenta a tutti di andare all’opera: il biglietto più caro costa 30 euro, un ingresso in galleria 10. Perché, concludono Patrizia Paoletti Tangheroni ed Enrcio Stinchelli, «il Verdi di Pisa deve essere un teatro di cui si ricomincia a parlare».

Qui la stagione lirica del Teatro Verdi di Pisa