Addio Theodorakis, una vita tra sirtaki e politica

Scomparso a 96 anni il compositore di Zorba il gerco Torturato e imprigionato sia dai nazisti che dai colonnelli scrisse per il cinema, ma anche per Iva Zanicchi e Milva

Mikis Theodorakis, scomparso il 2 settembre a 96 anni ad Atene, si è inventato un genere. Che prima del 1964 non esisteva. Il sirtaki. Un genere. Una danza, quella di Zorba il greco. Ma anche uno stato d’animo. Esattamente come il tango. Perché quel ritmo che parte piano, sommesso, lento e poi, pian piano, in un crescendo sincopato ti avvolge in un vortice racconta la vita. Sirtaki da ballare insieme, le braccia sopra le spalle dell’altro. Strette, perché solo insieme si vince. Un ritmo, una danza che sono specchio di una passione. Civile e politica, raccontata attraverso l’arte. Come è stata la vita di Teodorakis, musicista, compositore, ma anche politico. Vita che in novantasei anni ha attraversato la storia del Novecento. Il Novecento della Grecia dove Theodorakis era nato il 29 luglio 1925 nell’isola di Chio.

Gli studi al Conservatorio dell’Odeion di Atene che si intrecciano alla militanza partigiana con il compositore che entra nella resistenza contro l’occupazione nazista e abbandona la musica. La prigione, le torture che Theodorakis dovrà subire anche durante gli anni della dittatura militare dei colonnelli quando la sua musica, già popolare, viene vietata dal regime. Subito dopo la Seconda guerra mondiale Theodorakis riprende gli studi, si diploma e inizia a comporre le sue partiture: musica sinfonica e musica popolare, colonne sonore e canzoni, prima ispirandosi ai versi del poeta Yiannis Ritsos e poi alle poesie del patriota Alexandros Panagulis.

I viaggi all’estero, da Parigi a Mosca, che fanno di Theodorakis il protagonista del rinnovamento culturale greco. Arriva poi il cinema: nel 1962 il compositore firma la colonna sonora di Fedra di Jules Dassin, con Melina Mercouri, poi, due anni dopo, arriva la musica che lo ha consacrato, il sirtaki di Zorba il greco, pellicola del 1964 di Michael Cacoyannis con Anthony Quinn e Irene Papas. Una musica, una danza, un ritmo diventati subito popolari tanto che il motivo più noto si colloca subito ai primi posti delle classifiche in tutto il mondo – e nel 1988 la partitura diventa un balletto che va in scena all’Arena di Verona con Vladimir Vasiliev e Gheorghe Iancu e lo stesso Theodorakis sul podio. Quasi un inno, una bandiera per una nazione che presto, dal 1967 al 1974, deve fare i conti con i colonnelli, con un nuovo regime militare. Che vieta la musica di Theodorakis, arrestato e torturato di nuovo.

L’esilio all’estero, dove lavora ancora per il cinema realizzando la colonna sonora di Z – L’orgia del potere di Costa-Gavras e di Serpico di Sidney Lumet. Forte il legame con l’Italia: per Iva Zanicchi, indimenticabile interprete del suo Un fiume amaro, Theodorakis scrive le musiche dell’album Caro Theodorakis… Iva, mentre per Milva quelle di Come spiegarti. Il ritorno alla democrazia della Grecia vede il compositore impegnarsi attivamente in politica, eletto deputato nelle file del Partito comunista dal quale, però, si allontana (candidandosi con la destra di Nuova democrazia) dopo gli scandali per corruzione che coinvolgono il governo socialista di Andreas Papandreou. Passione civile che ha messo anche nella sua musica – da ricordare Trilogia di Mauthausen ispirata alle poesie di Iakovos Kambanellis, sopravvissuto al campo di concentramento tedesco. Diventata un sentimento.

Articolo pubblicato su Avvenire del 29 agosto 2021