Alla Scala torna la musica dopo 133 giorni

Concerto da camera per 600 spettatori per la ripartenza Meyer: «Non pensavo la chiusura potesse durare tanto» Sala: «Milano riparte come sempre da cultura e creatività» Sul palco Beatrice Rana, Mischa Maisky e Simone Piazzola

Sono passate da poco le 19. Dopo più di quattro mesi si riaprono le porte del Teatro alla Scala, rimaste chiuse per 133 giorni per l’emergenza coronavirus. Una data da segnare quella del 6 luglio 2020. A togliere il catenaccio alle porte d’oro e specchi è il sovrintendente Dominique Meyer, arrivato da poco da Vienna dove, in chiusura del suo mandato di dieci anni alla Staatsoper, ha trascorso il lockdown. «L’ultima volta che sono venuto qui nel foyer era il 23 febbraio per annunciare che Il trovatore non sarebbe andato in scena» dice Meyer mentre accoglie il pubblico del primo dei quattro concerti messi in cartellone per una prima ripartenza. «In attesa della Messa da Requiem di Verdi che il 3 settembre Riccardo Chailly dirigerà in Duomo per tutte le vittime del Covid e della Nona di Beethoven che faremo in teatro il 5 sempre con Chailly sul podio per i 250 anni della nascita del compositore» spiega il sovrintendente.

Cinque percorsi per accedere a platea e palchi, altri per chi sale in galleria. Identiche le procedure: gel igienizzante per le mani, le maschere, tutte munite di visiera, mascherina e guanti, invitano a posizionarsi davanti al termo scanner per la rilevazione della temperatura corporea, si esibisce poi il biglietto elettronico. Se entra, finalmente. Cordoni e paletti separano i percorsi di accesso alla sala. Non si può sostare nel foyer come prima del Covid. Niente guardaroba, bar chiusi, subito in sala, dove le poltrone utilizzabili sono seicento. “Posto non utilizzabile. Seat unavailable” la scritta che compare sugli altri 1200. Chi vive sotto lo stesso tetto può stare seduto vicino. Gli altri soli e distanziati. Durante il concerto tutti con la mascherina. Artisti a parte. E fa un certo effetto essere così lontani, avvolti dal silenzio, in una sala solitamente piena di gente e di musica, le chiacchiere tra amici, le note degli orchestrali in buca ad accordare gli strumenti prima dello spettacolo.

Si accendono le telecamere della diretta streaming. Parte l’applauso, lungo e caloroso, che accoglie Meyer e il sindaco di Milano, presidente della fondazione Scala, Beppe Sala. «È emozionante sentire di nuovo il rumore in questa sala. Il 23 febbraio non pensavo che il silenzio sarebbe stato così lungo» esordisce Meyer dando il benvenuto al pubblico. «Tutti noi in questi mesi abbiamo ascoltato cd, visto opere in streaming, ma sentire musica dal vivo e farlo insieme è tutta un’altra cosa». Il sindaco Sala guarda ai ventisei secoli di storia della città di Milano «che ogni volta  ha avuto la capacità di rialzarsi ripartendo dalla cultura». Lo sguardo sul futuro è preoccupato. «Non può non esserlo perché il momento non facile che stiamo vivendo durerà ancora un po’. Ma Milano ha sempre avuto una spinta dal basso di cultura, di creatività e di solidarietà che anche ora saprà mettere in campo».

Si riparte. «E si torna subito alla vita normale – annuncia Meyer –, con imprevisti. Perché il baritono Luca Salsi non è stato bene subito dopo la prova e ha dovuto rinunciare a cantare. Ci sarà Simone Piazzola, reclutato all’ultimo e per questo ancora in macchina da Verona». La musica non si ferma. Quella scelta per questo primo ciclo di concerti è musica da camera, in attesa del ritorno a settembre di orchestrali, coristi e ballerini (i dipendenti scaligeri, compresi tecnici e amministrativi, sono circa settecento) ancora in cassa integrazione. Sul palco Beatrice Rana al pianoforte per La valse di Ravel. Arriva poi il violoncellista Mischa Maisky che con la pianista pugliese propone la Sonata n.1 in mi minore di Brahms. Poi tocca all’opera con Piazzola accompagnato (con grande gusto) da Beatrice Rana: arie da Don Carlo, Rigoletto (e qui anche il violoncello di Maisky a contrappuntare il pianoforte), Traviata e Andrea Chénier in attesa che l’opera ritorni sul palco. Meyer sta ridisegnando il cartellone autunnale dopo aver annunciato in un primo tempo Traviata, Bohéme e Aida che, però, non si faranno: “Troppa gente sul palco” aveva spiegato Meyer non escludendo spettacoli all’aperto.

Dopo un’ora e un quarto di musica c’è spazio per un bis, omaggio a Ennio Morricone, scomparso proprio il 6 luglio a 91 anni: violoncello e pianoforte evocano il Tema d’amore di Nuovo cinema Paradiso e qualche lacrima bagna le mascherine.

Nelle foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala il concerto di riapertura

Articolo pubblicato su Avvenire del 7 luglio 2020