Scala, tolta ad Hartmann la regia del Pelléas

Il sovrintendente Meyer sceglie l’allestimento di Abbado per l’opera di Debussy in programma ad aprile con Gatti dopo le difficoltà a modificare il progetto presentato tardi

Di fatto è la prima decisione (quantomeno la prima resa pubblica) di Dominique Meyer come nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala: non sarà più Matthias Hartmann a firmare la regia del Pelléas et Mélisande di Claude Debussy in scena dal 4 al 24 aprile con la bacchetta di Daniele Gatti. Al posto del previsto nuovo allestimento affidato dall’ex sovrintendente Alexander Pereira al regista tedesco si vedrà quello realizzato nel 2015 da Daniele Abbado per il Maggio musicale fiorentino. E che Gatti conosce bene perché fu lui a dirigerlo.

La decisione è stata annunciata dalla Scala con un comunicato stampa nel quale non si precisano le motivazioni di tale cambio. Pare che Meyer – che entrerà in carica il prossimo 1 marzo, ma di fatto ha già preso le redini del teatro stando a Milano due o tre giorni la settimana e non mancando alle prime – non fosse rimasto soddisfatto quando, a metà gennaio, Hartmann e la sua squadra avevano presentato il progetto per Pelléas: il sovrintendente avrebbe chiesto di apportare alcune modifiche, ma il regista non sarebbe stato disposto a rivedere il suo lavoro. Non sarebbe andata a buon fine nemmeno la mediazione di Gatti (il maestro con Hartmann a Zurigo aveva lavorato al Mathis der Maler di Hindemith) che Meyer ha raggiunto a Roma per un confronto tra le ultime due repliche de I Capuleti e i Montecchi di Bellini che il maestro, direttore musicale del Teatro dell’Opera, ha proposto nelle scorse settimane.

La decisione del sovrintendente, allora, è stata quella di rinunciare alla collaborazione con Hartmann e di archiviare il suo progetto per il Pelléas. La scelta più sensata (escluso di ripescare l’allestimento del 2005 di Pierre Médecine che fu diretto da Georges Prȇtre) è sembrata quella di noleggiare da Firenze (dove come sovrintendente si è insediato proprio Pereira) l’allestimento di Daniele Abbado, nato nel 2015 in collaborazione proprio con Gatti (i due si conoscono da tempo e di recente hanno lavorato a un Rigoletto per l’Opera di Roma): una regia che colloca il racconto di Debussy fuori dal tempo, una scenografia astratta di Gianni Carluccio per richiamare il carattere simbolista del libretto di Maurice Maeterlinck.

Sicuramente ha pesato il grande ritardo con il quale è stato presentato il progetto (le consegne tra fine anno e l’inizio di gennaio) per uno spettacolo in cartellone dal 4 aprile e in prova da metà febbraio, progetto difficilmente modificabile a poche settimane dall’inizio dell’allestimento. Tempistiche dei teatri italiani, certo, che da tempo sono tollerate (insieme ai ritardi nello scritturare gli artisti e nel firmare i contratti), ma che si discostano da quello che succede in Europa dove Meyer ha sempre lavorato.

Invariato il cast con Bernard Richter, Patricia Petibon , Markus Werba, Nicolas Testé e Sylvie Brunet.

«Il teatro ringrazia gli artisti per la loro disponibilità e conferma la collaborazione con il maestro Hartmann per un nuovo progetto da realizzarsi nelle prossime stagioni» si legge nel comunicato. Di certo in molti si erano chiesti perché Pereira avesse deciso di affidare un terzo nuovo allestimento ad Hartmann dopo le prove, non proprio esaltanti, messe in campo con Der Freischütz di Carl Maria von Weber (fischiato) e Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart (passato invece indenne). Avrà pesato sulla decisione di Meyer anche la bordata di fischi piovuti addosso ad Alvis Hermanis per aver ambientato Il trovatore di Giuseppe Verdi ai giorni nostri in un museo tra guide, guardiani notturni e turisti in bermuda e infradito? Il caso Hartmann era già scoppiato, ma si sapeva anche che il Trovatore “al museo” sarebbe difficilmente passato.

Sicuramente la gestione Pereira ha mostrato un problema nella scelta dei registi: accanto a spettacoli memorabili come il Giulio Cesare di Carsen, la Chovanščina di Martone, il Fin de partie di Audi e il Falstaff di Michieletto, si sono registrati clamorosi flop come Le nozze di Figaro di Wake-Walker (al quale poi l’ex sovrintendente ha affidato un’Ariadne auf Naxos), come Don Carlo di Peter Stein (che ha replicato con Flauto magico), come I due Foscari di Hermanis (che ha poi inaugurato una stagione con Madama Butterfly), come Ernani di Bechtolf (al quale poi è stata affidata Die ägyptische Helena). Un problema con il quale Meyer deve fare i conti in quanto la prossima stagione è in gran parte fissata (e la successiva abbozzata) in quanto i contratti si chiudono con anni di anticipo. Problema che il nuovo sovrintendente, con questa decisione su Pélleas, ha dimostrato di voler affrontare da subito insieme al necessario ripensamento dei tempi di presentazione dei progetti registici.

Nella foto @Terraproject Contrasto Pélleas et Melisande al Maggio musicale fiorentino nel 2015