Lirica, le dieci opere da ricordare del 2019

Fine anno è tempo di classifiche. Ecco quella delle dieci opere liriche da ricordare per il 2019. Dieci spettacoli che hanno lasciato il segno in questi 365 giorni.

Tre titoli di Giuseppe Verdi, uno ciascuno per Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti e Giacomo Puccini. Ci sono anche Geoerge Friedrich Haendel, Wolfgang Amadeus Mozart e Modest Mussorgskij è c’è anche Aribert Reimann con il suo Lear datato 1978. Due allestimenti andati in scena al Teatro alla Scala e due all’Opera di Roma. E ci sono anche i festival, il Maggio musicale e il Rossini opera festival, il Festival Verdi di Parma e il Donizetti opera di Bergamo, ma anche il Monteverdi di Cremona. Ben tre spettacoli portano la firma del regista Robert Carsen. Due hanno visto sul podio Michele Mariotti. Musica antica e contemporanea, da Monteverdi a Reimann.

Ecco i dieci titoli rigorosamente in ordine cronologico di programmazione con i link che rimandano al racconto degli spettacoli da incorniciare per il 2019.

1. Chovanščina di Modest Musorgskij. Direttore Valery Gergeiev. Regia di Mario Martone. Teatro alla Scala, Milano

Foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala

Direzione ispirata e perfetta quella di Valery Gergiev per il capolavoro di Musorgskij che Mario Martone ambienta in un futuro alla Blade Runner. Tensione musicale che non viene mai meno (e cresciuta nel corso delle repliche esauritissime nonostante le più di quattro ore di durata) sino al drammatico e straniante finale con un asteroide infuocato all’Armageddon che si abbatte sui raskol’niki e Marfa interpretata da una straordinaria Ekaterina Semenchuk.

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2. Lear di Aribert Reimann. Direttore Fabio Luisi. Regia di Calixto Bieito. Maggio musicale fiorentino, Firenze

Foto @Michele Monasta Maggio musicale fiorentino

Regia di forte impatto (ma senza provocazioni fini a se stesse) che scava nel testo di William Shakespeare messo in musica con cruda verità da Aribert Reimann. Un Lear di disarmante semplicità che cattura e tiene incollati al racconto, trasportato in una contemporaneità indefinita dove le passioni e la lotta per il potere sono le stesse raccontate da Shakespeare. Salda e penetrante la direzione di Fabio Luisi, incredibile l’immedesimazione di Bo Skhovus che è Lear.

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3. Orfeo di Claudio Monteverdi. Direttore Hernan Schwartzman. Regia di Luigi De Angelis. Festival Monteverdi, Cremona

Foto @Giacomo Volpi

Tutti sulla metropolitana. Direzione Campi elisi. Si parte da Cremona insieme ad Orfeo in questo viaggio immaginato dal regista (e scenografo) Luigi De Angelis per l’Orfeo di Monteverdi. Spettacolo collocato sul palco del Ponchielli di Cremona dove è stato ricostruito un vagone della metropolitana sul quale viaggiano spettatori e protagonisti che dal mito sono catapultati nella nostra contemporaneità urbana. Esecuzione filologicamente ineccepibile di Hernan Schwartzman. Immersione totale nella musica e nel teatro di Monteverdi.

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4. Semiramide di Gioachino Rossini. Direttore Michele Mariotti. Regia di Graham Vick. Rossini opera festival, Pesaro

Foto @Studio Amati/Bacciardi

Edipo doveva uccidere il padre. Arsace la madre. Che è Semiramide. Lettura psicanalitica del regista Graham Vick per il titolo rossiniano che in versione integrale ha inaugurato l’edizione numero quaranta del Rossini opera festival di Pesaro. Una riflessione sulla maternità, sull’essere figli, su Eccellente la direzione di Michele Mariotti che ancora una volta gioca in casa. E vince. Ideali per la scrittura rossiniana Salome Jicia (Semiramide) e Varduhi Abrahamyan (Arsace).

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5. Nabucco di Giuseppe Verdi. Direttore Francesco Ivan Ciampa. Regia di ricci/forte. Festival Verdi, Parma

Foto @Roberto Ricci Teatro Regio Parma

Atteso. Criticato preventivamente. Contestato alla prima dal loggione, non solo alla fine, ma anche durante il corso dello spettacolo. Il Nabucco verdiano nella rilettura di ricci/forte ha lasciato il segno per la rilettura forte data dalla coppia di registi che ha trasportato la Babilonia storica del libretto su una nave alla deriva, tra migranti soccorsi in mare e dittatori che manipolano le coscienze attraverso i social. Immagini di forte impatto in sintonia con la direzione di Francesco Ivan Ciampa. Ben calati (musicalmente e teatralmente) nei loro ruoli Amartuvshin Enkhbat (Nabucco) e Saioa Hernandez (Abigaille).

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6. Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Haendel. Direttore Giovanni Antonini. Regia di Robert Carsen. Teatro alla Scala, Milano

Foto @Brescia/Amisano Teatro alla Scala

Giulio Cesare alla conquista del petrolio. Robert Carsen porta il capolavoro di Haendel in piena Guerra del Golfo con militari in mimetica e donne velate. Lettura politica che non rinuncia mai all’ironia e al sorriso quella del regista canadese che ha inaugurato così un progetto che lo doveva vedere a fianco di Cecilia Vartoli. Poi il forfait del mezzosoprano romano, in polemica con la decisione di non rinnovare ad Alexander Pereira il mandato di sovrintendente scaligero. L’assenza della cantante non si è avvertita per nulla grazie alla strepitosa interpretazione di Danielle De Niese, Cleopatra vocalmente seducente e teatralmente ammaliante, attrice straordinaria e donna dalla bellezza prorompente. Tre controtenori, Christophe Dumaux, Bejun Mehta e Philippe Jarrousky, e la direzione in stile di Giovanni Antonini.

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7. Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart. Direttore Michele Mariotti. Regia di Robert Carsen. Teatro dell’Opera, Roma

Foto @Yasuko Kageyama Opera di Roma

Secondo titolo della trilogia autunnale di Robert Carsen è Idomeneo di Mozart andato in scena all’Opera di Roma. Un pungo nello stomaco, perché sul palco il regista e il sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes hanno voluto i rifugiati accolti a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio a dare corpo (e verità) ai prigionieri di guerra troiani. Reportage di guerra, regia politica (che qui, come nel Giulio Cesare scaligero) per il capolavoro mozartiano affidato alla cura di Michele Mariotti che lo restituisce in tutta la sua disarmante bellezza.

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8. L’ange de Nisida di Gaetano Donizetti. Direttore Jean-Luc Tingaud. Regia di Francesco Micheli. Donizetti opera, Bergamo

Foto @Gianfranco Rota

L’opera in cantiere. Il Teatro Donizetti di Bergamo riaprirà a settembre 2020 dopo i restauri, ma per l’edizione 2019 del Donizetti opera ha aperto le porte per un’opera che è (è stata sino a poco tempo fa) un laboratorio, un cantiere, L’ange de Nisida. Il melodramma che si credeva perduto è stato ritrovato e ricostruito da Candida Mantica che ha messo ordine tra fogli sparsi (che sono il filo conduttore della regia di Francesco Micheli) dando corpo a questo dramma che ricorda quello de La favorita. Musica diretta con gusto e mano salda da Jean-Luc Tingaud, pubblico nei palchi e su una tribuna in proscenio, azione nella platea ancora senza sedie.

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9. Don Carlo di Giuseppe Verdi. Direttore Myung-Whun Chung. Regia di Robert Carsen. Teatro La Fenice, Venezia

Foto @Michele Crosera Teatro La Fenice

Partito da Haendel e passato da Mozart il percorso di Carsen per la trilogia d’autunno in Italia approda a Giuseppe Verdi e al suo capolavoro Don Carlo che con la direzione intensa, ma anche ruvida e inquietante di Myung-Whun Chung, ha inaugurato la nuova stagione del Teatro La Fenice di Venezia. Spettacolo che spiazza nella scelta del regista di fare di Rodrigo un venduto al potere dell’Inquisitore. Scelta che interroga e fa uscire dal teatro con la storia che ancora frulla in testa. Ottime prove di Piero Pretti (Don Carlo) e Alex Esposito (al suo primo Filippo II).

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10. Les vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi. Direttore Daniele Gatti. Regia di Valentina Carrasco

Foto @Yasuko Kageyama Opera di Roma

Un Daniele Gatti in stato di grazia per Les vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi che hanno inaugurato la nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma. Il direttore milanese, guida musicale del teatro della Capitale, conferma la sua piena maturità di interprete capace di trasfigurare le orchestre e le partiture che tocca. Gatti racconta un Verdi nuovo e profondamente fedele a se stesso che ha la grandezza disarmante della verità: un capolavoro nel capolavoro le Stagioni. Regia anonima (ma passa in secondo piano) di Valentina Carrasco. Affiatato e aderente alla lettura di Gatti il cast con John Osborne, Roberta Mantegna, Roberto Frontali e Michele Pertusi.

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Foto di copertina @Brescia/Amisano Teatro alla Scala