A Ravenna il breviario cantato dei Tallis

Il famoso gruppo vocale britannico ne Le ore sacre del giorno percorso in sette basiliche della città dalle lodi alla compieta Canto gregoriano e polifonia da Taverner ad Arvo Pärt

Il cammino inizia nel buio. Nell’aria odore di mare. In città rumori di un sabato di quasi estate, caldo, con le pietre che liberano l’energia assorbita dal sole. Ma basta girare l’angolo e il profilo di San Vitale ispira il silenzio. Venite, exsultemus Domino l’invito che attraverso il canto chiama alla preghiera. Arriva da lontano. Lontano nel tempo, perché è gregoriano. Lontano nello spazio, perché arriva dal profondo dell’anima. Ha a che fare con le origini. Quelle della Chiesa e quelle dell’uomo. È terra che si tocca, si calpesta e si vive. La tocchi, la calpesti, la vivi a Ravenna ne Le ore sacre del giorno, non un concerto, ma un cammino spirituale in musica proposto dal Ravenna festival. Le ore dell’ufficio divino in sette momenti del giorno e in sette basiliche della città romagnola con i Tallis scholars, il gruppo polifonico britannico fondato e ancora oggi diretto da Peter Phillips, ma anche dal Coro da camera 1685 di Antonio Greco al quale è affidato il canto piano dei salmi.

Il sapore è quello di un ritorno alle origini. Alle origini della Chiesa. Quando, come raccontano gli Atti degli apostoli, «la moltitudine di coloro che erano diventati credenti» era assidua «nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere». Perché affondano qui, nelle prime comunità cristiane, le radici della Liturgia delle ore, la preghiera con la quale la Chiesa santifica «tutto il corso del giorno e della notte per mezzo della lode divina», come ha ricordato il Concilio Vaticano II nella Sacrosantum Concilium, la costituzione dedicata alla liturgia e firmata da Paolo VI il 4 dicembre 1963. Preghiera che nel tempo è stata (ed è) dei monaci e dei presbiteri, dei fedeli laici e delle famiglie. Appuntamento a intervalli regolari con lo spirito che scandisce la vita in convento, fonte alla quale nutrirsi per affrontare, poi, la vita nel mondo.

Un cammino che a Ravenna inizia a mezzanotte con il Mattutino. Nella cornice di Santa Maria Maggiore risuona l’Invitatorio: la preghiera che ogni giorno apre la Liturgia delle ore è affidata al salmo 94, «Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza». Poi l’Ufficio delle letture con le parole del Nuovo testamento e dei Padri della Chiesa. Il padre nostro è l’Our father a cinque voci di John Sheppard, compositore inglese vissuto nella prima metà del Cinquecento. L’inno del Te Deum è quello messo in musica (con testo in inglese) da Thomas Tallis, il compositore rinascimentale inglese nato sulla soglia del XVI secolo.

Il buio che lascia presto il posto alla luce, quella delle sette del mattino, che arriva da oriente e filtra tra le vetrate dell’abside della basilica di San Francesco. O nata lux de lumine, Jesu redemptor saeculi – perché è Gesù la luce che illumina il mondo – il canto che si alza di buon mattino. Il mottetto di Tallis, poi il Bendictus. Ecco farsi canto la preghiera che ritma il trascorrere della giornata e abita il tempo quotidiano: la lode all’inizio di un nuovo giorno, al sorgere del sole; l’affidamento alla sera, sulla soglia della notte. Sembra di avvertirlo questo passare del tempo, litanico nell’«e fu sera e fu mattina» della Genesi, che scandisce i giorni della Creazione. Lo avverti farsi musica, il linguaggio universale che riveste la preghiera di mistero, ma anche di umanità.

Sette tappe, un pellegrinaggio nel tempo e nello spazio di Ravenna. L’immagine che viene alla mente è quella che Alessandro Manzoni mette all’inizio de I promessi sposi, l’immagine di don Abbondio che su una strada di campagna prega il breviario la sera del 7 novembre 1628. «Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi questa nell’altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino». L’atteggiamento quello suggerito da Sant’Agostino. «Quando pregate Dio con salmi e cantici meditate nel cuore quello che proferite con la voce».

Un’esperienza, quella de Le sacre ore del giorno, da vivere a più livelli. Si può provare a «vedere l’effetto che fa» scandire la giornata, come fanno i monaci, attraverso il canto dei salmi. Ci si può lasciar prendere dalla bellezza della musica e dei luoghi dove risuona. Ci si può far attrarre dalla forza della preghiera, interrogare dal mistero partecipando al perenne fare memoria della Chiesa. Che il 16 giugno ha celebrato la solennità della Santissima Trinità. «Così parla la Sapienza di Dio: Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra» risuona nel Libro dei Proverbi. In Sant’Agata la Messa per la domenica della Santissima Trinità di Joseph Rheinberger, autore nato nel 1839, è impregnata di umanità. Terra che alza il suo sguardo al cielo. I Tallis la propongono all’interno della celebrazione eucaristica domenicale. Il suo luogo (e il suo tempo) naturale, perché è musica liturgica (e insieme arte). Uno dei filoni, quello della musica sacra inserita nelle celebrazioni, che da sempre attraversa i cartelloni del Ravenna festival. E che quest’anno ha trovato il suo culmine nella giornata di domenica con Le ore sacre del giorno.

L’Ora sesta in San Giovanni evangelista. «Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio» si legge nel Vangelo di Luca. L’ora della passione e della morte di Gesù. Toccante e intenso il Song for Athene, pagina commissionata a sir John Tavener nel 1993 dalla Bbc per ricordare l’attrice di origine greca Athene Ariades, tragicamente scomparsa in un incidente. Un brano, dove sono cucite insieme parti del funerale ortodosso e alcune battute dell’Amleto di Shakespeare, eseguito anche il 6 settembre 1997 nell’abbazia di Westminster durante i funerali di Lady Diana. L’Ora nona nella cornice raccolta del Battistero Neoniano con i Tallis intorno alla vasca ottagonale sotto il mosaico del Battesimo di Gesù. Pubblico immerso nella musica, quella di sir Tavener, un Alleluia che ha in sé i tormenti dell’uomo del Novecento. Perché la forza de Le ore sacre del giorno, al di là dell’indubbio evento artistico grazie ai Tallis (dieci voci che respirano insieme, intonazione, gusto, pulizia insuperabili), è una forza spirituale.

Nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo la preghiera dei Vespri. La preghiera del ringraziamento per un giorno che volge al termine. «O Dio vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto» il dialogo tra celebrante e fedeli che apre ogni momento della Liturgia delle ore. I Tallis lo propongono nella versione dello spagnolo Juan Gutiérrez de Padilla. Cuore dei Vespri il cantico del Magnificat, la lode che Maria innalza a Dio mentre si trova in visita dalla cugina Elisabetta: la versione che risuona in Sant’Apollinare Nuovo è quella di Tomás Luis de Victoria, il Magnificat primi toni a otto voci.

La parola di Dio, quella dei salmi, diventa parola che l’uomo fa propria e rimanda a Dio nella preghiera. Nunc dimittis: «Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola» cantano i Tallis con le note di Arvo Pärt tra le volte di San Vitale. Mentre fuori torna il buio. Il cerchio si chiude. «La tua grazia ci conceda di riposare in pace, sicuri da ogni male, e di risvegliarci nella gioia, per cantare la tua lode» l’orazione che chiude al Compieta. Il cammino giunge a compimento. Prono a ripartire.

Articolo pubblicato in parte su Avvenire del 20 giugno 2019

Nelle foto @Luca Concas e @Angelo Palmieri Le ore sacre del giorno a Ravenna festival