Torino, lo spettro dei tagli incombe sul Trovatore

La serata inaugurale si apre con un comunicato dei lavoratori: Nel 2018 per il Regio due milioni di euro in meno dal Fus Sindaco e sovrintendente a colloquio con il ministro Bonisoli

«I tagli al Fondo unico per lo spettacolo da poco decisi dal governo vedranno i contributi del Teatro Regio decurtati di una cifra che oscilla tra il milione e 700 e i due milioni di euro». Un mormorio in sala. «Avete capito bene. Questa circostanza, insieme al cronico ritardo con cui gli enti locali provvedono a versare il loro contributi, è alla base dei problemi di bilancio che affliggono, non solo la nostra ma la quasi totalità delle fondazioni lirico sinfoniche» dice la voce – che in tutta Italia arriva grazie ai microfoni di RadioTre – dal palco. Le 20 sono passate da qualche minuto. Ora fissata per l’inizio del Trovatore di Giuseppe Verdi che inaugura la stagione 2018/2019 del Teatro Regio di Torino. Sul palco, però, non ci sono ancora Ferrando e le guardie, come previsto dal libretto di Salvatore Cammarano. Ci sono coristi in abiti di scena, orchestrali in frac, tecnici in tuta a lavoro, impiegati. Per dire che «nonostante la difficile situazione che il teatro sta attraversando, in attesa di conoscere gli esiti dell’incontro previsto per domani tra il sindaco Appendino, il sovrintendente Graziosi e il ministro dei Beni culturali Bonisoli, seppur molto preoccupati per il nostro futuro, abbiamo deciso di essere qui stasera a fare il nostro lavoro, per mandare in scena l’opera nel rispetto del pubblico, il nostro primo sostenitore».

Da aprile non c’è pace per il Regio. Le dimissioni del sovrintendente Walter Vergnano, che dopo 19 anni – non senza polemiche con il sindaco Chiara Appendino – ha lasciato il suo incarico a pochi mesi dalla scadenza, la conseguente decadenza del direttore musicale Gianandrea Noseda, l’arrivo del nuovo sovrintendente William Graziosi indicato dai Cinque stelle hanno caratterizzato gli ultimi mesi del teatro. Una corsa contro il tempo per presentare la stagione (firmata dal direttore artistico Alessandro Galoppini) – titoli popolari e repertorio italiano l’indicazione dei grillini – fatta di Rigoletto, Traviata, Butterfly, Elisir d’amore, Sonnambula, Italiana in Algeri, ma anche della prima in tempi moderni dell’Agnese di Ferdinando Paër.

E di Trovatore andato in scena, con un inevitabile quarto d’ora di ritardo, in un allestimento datato 2005 del Comunale di Bologna. Scelta strana per un’inaugurazione di stagione (certo non nuova a Torino, lo scorso anno l’inaugurale Tristan und Isolde arrivava da Zurigo). L’allestimento di Paul Curran sposta l’azione (anche qui, idea non nuova) nel Risorgimento raccontando le vicende di Manrico e Leonora, del Conte di Luna e di Azucena richiamando i film di Luchino Visconti, Senso in particolare con scene notturne di Kevin Knight. Sul podio, per un Verdi abbastanza generico, pieno di tagli, senza scavi particolare nell’anima dei personaggi, Pinchas Steinberg. Peccato. Tanto più che la prima coincide con il 205esimo compleanno del compositore di Busseto. Voci in linea con la lettura del podio, non senza pecche, da quelle più evidenti del Manrico di Diego Torre (la sua Pira agli acuti incerti è stata accolta da qualche dissenso) a quelle, superate con l’esperienza di Anna Maria Chiuri (Azucena) e Massimo Cavalletti (Conte di Luna). Convince, invece, Rachel Willis-Sørensen Leonora dal timbro brunito, pieno di malinconia e dolore. Applauditissima dopo la grande scena del quarto atto.

Dunque niente sciopero come minacciato in un primo tempo, ma la lettura di un comunicato da parte dei lavoratori. Da domenica gli oltre trecento dipendenti della fondazione lirica del capoluogo piemontese hanno proclamato lo stato di agitazione: i tagli al contributo del Fus rischiano di aggravare ancora di più il disavanzo del teatro che potrebbe raggiungere quota 5 milioni di euro. «Solo in questi giorni, all’inizio di ottobre si conosce l’entità del contributo per l’anno in corso. Questo obbliga il teatro, in attesa di ricevere il contributo, del quale può solo supporre l’entità, ad accedere al credito degli istituti bancari col pagamento dei relativi interessi» dicono dal palco i lavoratori che temono interventi sulle retribuzioni come un blocco dell’integrativo, con una possibile perdita in busta paga di circa il 20%. I sindacati chiedono ai vertici del teatro, al sindaco Appendino, presidente della fondazione lirica, trasparenza e la possibilità di accedere agli atti e ai verbali della gestione dal 2014, politici e amministratori di ieri e di oggi si scambiano accuse sulla gestione del Regio.

E mentre ci si accapiglia, applausi e qualche dissenso accolgono alla fine gli interpreti di questo Trovatore inaugurale. Un po’ confuso e approssimativo. Termometro della situazione che sta attraversando il teatro.

Nelle foto @Edoardo Piva Teatro Regio Il trovatore