Con Mary Poppins Milano sembra Broadway

Al Teatro Nazionale il musical della Disney con Giulia Fabbri Lo spettacolo di Federico Bellone torna in scena da otobre

Alla fine tutti, in platea, hanno lo sguardo all’insù. Su Londra torna a soffiare il vento da Est, Mary Poppins apre il suo ombrello e vola via. Il suo compito è finito, in casa Banks è tornata la serenità. La tata uscita dalla fantasia di Pamela Lyndon Travers e portata sul grande schermo da Walt Disney da quasi un mese ogni sera vola sul pubblico che affolla il Teatro Nazionale.

«Siamo in scena sino al 13 maggio, ma già pensiamo alla ripresa dello spettacolo in autunno sempre a Milano» rivela soddisfatto il regista Federico Bellone. Poi guarda in su anche lui e sorride, smentendo quella che qualcuno definirebbe una fake news. «La Mary Poppins che alla fine attraversa il teatro non è un fantoccio come qualcuno ha scritto su Facebook, è un’attrice in carne ed ossa che vola sugli spettatori grazie a uno dei tanti effetti speciali dello spettacolo». La cucina che si riassetta con uno schiocco di dita, Mary Poppins che scivola sul corrimano delle scale, i fiori che prendono forma da un quadro, gli aquiloni che si librano in aria. Tutti strappano l’applauso a scena aperta. Qualcuno, per la poesia che sa trasmettere, fa anche venire un groppo in gola. Segno (tra i tanti) che è vinta la sfida della prima produzione italiana di Mary Poppins, il musical targato Disney e Cameron Mackintosh in scena a Londra nel West End dal 2004 e a Broadway dal 2006. E ora anche a Milano, prodotto da Wec.

«Dopo aver visto la nostra versione di Newsies, altro successo della Disney, è arrivato il via libera a tradurre in italiano Mary Poppins» racconta ancora Bellone seguito passo passo dal gruppo di lavoro di Mackintosh. «Il produttore è venuto anche a Milano e ci ha dato consigli preziosi». Il format dello spettacolo è blindato, ma la squadra italiana capitanata da Bellone (le scenografie che sembrano illustrazioni di libri per l’infanzia sono di Hella Mombrini e Silvia Silvestri, i costumi che restituiscono le atmosfere della Londra di inizio Novecento li ha disegnati Maria Chiara Donato) ha impresso un suo marchio alla storia con la casa di tre piani che sale dai sotterranei del palco (effetto garantito e grande impegno tecnico dietro le quinte), ma anche «mettendo un tocco di italianità mediterranea nei colori del mondo fantastico che fa da contrasto alla Londra fumosa e grigia che incornicia la storia» dice il regista che non esclude poi che «il nostro allestimento possa diventare la versione per il tour internazionale di Mary Poppins».

Una storia che tutti conoscono a memoria. Ma non aspettatevi la trasposizione parola per parola del film di Robert Stevenson. Perché il musical si ispira sì alla pellicola con Julie Andrews, ma attinge anche ai racconti della Travers: ci sono lo spazzacamino Bert e la Vecchietta dei piccioni, ma ci sono anche Mrs. Cory (un’effervescente Simona Patitucci), l’ultracentenaria che vende Pan di zenzero, e la terribile Miss Andrews (Lucrezia Zoroddu Bianco dalla voce lirica), la vecchia tata di papà Banks. Ci sono la giostra dei cavalli (il quadro forse più riuscito) e il ballo sui tetti degli spazzacamini (a volte il palco sembra troppo stretto per le coreografie di Gillian Bruce), la poesia del viaggio tra le stelle e l’inquietudine dei giochi che prendono vita. Personaggi ed episodi raccontati dalla Travers nei suoi libri dedicati alla tata che ha anche un tratto di crudeltà tipico delle favole. Tratto che c’è, insieme ad un’infinita dolcezza, nell’interpretazione impeccabile di Giulia Fabbri, scelta tra centinaia di candidate per vestire i panni di Mary.

«In Italia abbiamo un’ottima squadra di performer e non serve puntare su nomi di richiamo. Che pure avevamo cercato e trovato per Mary Poppins. Ma poi con la Disney abbiamo scelto questo cast». Così Bert è un misuratissimo e convincente Davide Sammartano e la signora Banks ha i tratti stralunati di Alice Mistroni, che ha anche tradotto il testo dove insieme al sorriso e alla malinconia non manca un’attenzione attuale al sociale (la banca che deve scegliere a chi fare credito), al ruolo della donna e alla condizione dell’infanzia. Franco Travaglio ha riadattato le canzoni, lasciando immutate rispetto al film hit come Supercalifragilistichespiralidoso e Con un poco di zucchero che tutti in sala cantano e ritmano con il battito delle mani.

Nel mondo non è mai scesa la febbre per la tata della Travers

Non è masi scesa la febbre da Mary Poppins da quando nel 1934 la scrittrice australiana Pamela Lyndon Travres, classe 1899, ha pubblicato il primo romanzo della serie con protagonista l’eccentrica tata che arriva in viale dei Ciliegi 17 volando aggrappata ad un ombrello. Otto romanzi, l’ultimo Mary Poppins e i vicini di casa pubblicato nel 1988, che ancora oggi si trovano sugli scaffali delle librerie.

Nel 1964 il film di Robert Stevenson con Julie Andrews e Dick Van Dyke vincitore di cinque premi Oscar: miglior attrice alla Andrews insieme ai riconoscimenti per il montaggio, gli effetti speciali e naturalmente per la colonna sonora di Robert e Richard Sherman che tutti, ancora oggi, canticchiano e sanno a memoria. Film che mette insieme diverse avventure raccontate dalla Travers. E la genesi del quale è stato raccontato in un’altra pellicola, Saving Mr. Banks diretto nel 2013 da John Lee Hancock con protagonisti Emma Thompson nei panni della scrittrice e Tom Hanks in quelli di Walt Disney. Una pellicola che racconta come dietro i personaggi dei romanzi ci fossero familiari della Travers.

Personaggi stralunati, ma anche inquietanti (nel primo romanzo a mettere i brividi è la scena di Mary Poppins che di notte nel parco è circondata da serpenti) perché, come in tutte le favole la componente inquietante (Mrs. Cory che fa assaggiare ai piccoli le sue dita di pan di zenzero) è parte fondamentale del racconto. Romanzi di formazione perché raccontano la crescita dei Banks, che nei romanzi non sono solo Giovanna e Michele (come nel film), ma anche i piccoli Barbara e Giovannino. Avventure sui tetti tra i camini e viaggi tra le stelle, merende seduti su sedie sospese in aria e giri allo zoo raccontati dalla Travers che, dopo aver tentato la carriera di attrice, nel 1924 si trasferì a Londra dove morì nel 1996.

Nel 2004 Cameron Mackintosh si inventa un musical, ispirandosi ai racconti della Travers: Mary Poppins debutta nel West End a Londra con il libretto di Julian Fellowes, le canzoni originali del film di Robert e Richard Sherman e quelle scritte per l’occasione da George Stiles e Anthony Drewe. Nel 2006 lo spettacolo sbarca a Broadway. E ora è a Milano, per la prima volta in Italia.

Ma Mary Poppins è pronta per tornare al cinema. In arrivo un sequel della pellicola del 1964: uscirà a Natale e si intitolerà Mary Poppins returns (quasi come il secondo romanzo della serie della Travers, Mary Poppins come back). La regia è di Rob Marshall e Emily Blunt vestirà i panni della protagonista. Con lei Dick Van Dyke, nei panni del direttore della banca in pensione, ma anche Meryl Streep e Angela Lansbury mentre Lin Manuel Miranda sarà il lampionaio Jack. In questi giorni sono uscite le prime immagini della pellicola che vedrà Jane e Michael, i piccoli Banks, cresciuti e ormai genitori. Ad educare i loro figli ci penserà Mary Poppins che tornerà con la sua borsa dalla quale esce di tutto. Avventure ispirate ai romanzi della Travers che, leggenda vuole, inventò il personaggio dell’eccentrica tata, «praticamente perfetta sotto ogni aspetto», durante i giochi con le sorelle.

Nella foto di Alessandro Pinna imusical Mary Poppins

Articolo pubblicato su Avvenire del 10 marzo 2018